Vini dealcolati, approvato il decreto che definisce il regime fiscale: ecco le novità
EconomiaIntroduzione
Si apre ufficialmente anche in Italia la strada alla produzione dei vini dealcolati. Con l’approvazione del decreto interministeriale, firmato da Ministero dell’Economia e Masaf lo scorso 29 dicembre, viene finalmente stabilito un perimetro normativo chiaro che disciplina fiscalità e accise legate a questo segmento.
Quello che devi sapere
Il provvedimento
Quest’intervento consente ai soggetti, esercenti depositi fiscali di prodotti alcolici intermedi e di vino, di effettuare, a certe condizioni ed entro determinati limiti quantitativi, i processi di dealcolazione del vino. Il decreto introduce specifiche definizioni distinguendo i soggetti a seconda delle quantità prodotte (superiori o inferiori ai 1.000 ettolitri annui). Il provvedimento, precisa il Masaf in una nota, regola il rilascio del titolo autorizzatorio per la produzione e conservazione del prodotto, contempla adempimenti amministrativi e regole di circolazione del prodotto stesso e limita ogni attività accessoria supplementare rispetto alla produzione del prodotto dealcolato.
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Il sostegno del governo al comparto vitivinicolo
Secondo il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, il decreto rappresenta un passaggio decisivo per offrire alle imprese un quadro regolatorio stabile. L’intervento, ha sottolineato il ministro, consente di ampliare le opportunità per il settore e si inserisce in una strategia di supporto più ampia portata avanti dal Masaf nell’ultimo anno. La definizione del regime fiscale sulle accise, ha aggiunto, permetterà ai produttori italiani di competere e puntare a livelli di eccellenza anche nel comparto dei vini dealcolati.
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Un mercato in espansione che guarda oltreconfine
La misura era da tempo attesa dalle aziende vitivinicole, molte delle quali avevano già avviato sperimentazioni in questo ambito, spinte soprattutto dalla domanda crescente sui mercati internazionali. Fino ad oggi, però, l’assenza di regole certe aveva costretto numerosi produttori italiani a trasferire all’estero le fasi di dealcolazione, con Germania e Spagna come principali destinazioni operative.
Castelletti (Uiv): “Il provvedimento svolta per le imprese italiane”
"Il via libera al decreto interministeriale Mef-Masaf sulla produzione italiana di vini dealcolati rappresenta una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato per il settore sul fronte del mercato", ha commentato il segretario generale dell’Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. "Sono sempre di più - ha aggiunto Castelletti - le imprese italiane pronte a investire sulla categoria dei dealcolati, e questo provvedimento rappresenta una svolta per operare in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei. Auspichiamo il supporto dell'amministrazione nella prima fase di attuazione della norma, in particolare con riferimento all'ottenimento delle licenze e delle autorizzazioni necessarie".
Rigotti (Confcooperative): “Imprese italiane ora in pari con le altre"
La pubblicazione del decreto interministeriale Mef-Masaf "è una buona notizia che giunge al termine di un anno particolarmente complesso per il settore vitivinicolo sul fronte dei mercati". A dichiararlo è stato Luca Rigotti, presidente del Settore Vitivinicolo di Confcooperative Fedagripesca. "Si tratta di un passaggio fondamentale – ha spiegato Rigotti - che permetterà alle imprese italiane, a partire dalle cantine cooperative, che rappresentano una componente rilevante della produzione vitivinicola nazionale, di operare finalmente in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei che già da tempo presidiano questo segmento". "La nostra federazione - aggiunge il presidente del Settore Vitivinicolo di Confcooperative - ha partecipato attivamente in questi mesi a un lungo e articolato confronto istituzionale, con l'obiettivo di mettere a disposizione delle cantine cooperative un nuovo strumento per affrontare i mercati, in particolare quelli internazionali, dove la domanda di vini a più bassa gradazione non può più essere considerata una moda, ma un cambiamento comportamentale di lungo periodo".
Il segmento Nolo sfida la crisi globale del vino
Secondo l'Osservatorio di Unione italiana vini, il comparto Nolo (no e low alcohol) è uno dei pochi a crescere in un contesto mondiale di forte difficoltà per il vino. L'attuale mercato globale della categoria Nolo, in cui rientrano anche i dealcolati, vale 2,4 miliardi di dollari ed è destinato a raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. Una nicchia di mercato per cui stima con un tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell'8% a valore e del 7% a volume.
Il successo dei dealcolati italiani negli altri Paesi
Quest'anno solo gli alcohol-free stanno avendo numeri in grande crescita. Secondo le elaborazioni Uiv su base NielsenIQ, sul circuito retail di Usa, Uk e Germania i vini a zero gradi, pur rappresentando ancora una quota minoritaria, sono protagonisti di un boom: nei primi nove mesi dell'anno, volumi sul mercato tedesco a +46%, con share del 5% sul totale No-Lo, +20% sul mercato britannico (23% sul totale) e +18% sulla piazza statunitense, con quota del 17% sul totale della categoria a basso grado. Eccettuato il mercato tedesco, dove si è in controtendenza rispetto al mercato (-23%), gli alcohol-free italiani (fino ad oggi prodotti giocoforza all'estero) performano bene in Uk (+6% volume e +10% valore) e in Usa, con +17% lato volume e +24% sulla colonna valore. Su questo mercato l'Italia rappresenta il 6% del totale vendite vini a zero gradi, quota che sale all'11% sulla piazza tedesca e al 24% su quella britannica.
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