Affitti, in Italia si spende in media il 35% dello stipendio. A Milano si sale al 76%
EconomiaIntroduzione
I dati emergono dal nuovo documento della Direzione strategie settoriali e Impatto di Cassa Depositi e Prestiti, con un focus sui territori in cui c’è bisogno di "service housing", cioè di dare ai lavoratori un'offerta di alloggi a prezzi inferiori rispetto ai livelli di mercato. Ecco tutti i dettagli, città per città
Quello che devi sapere
In media il 35% dello stipendio è destinato all’affitto
Dai dati emerge chiaramente che, in Italia, in media, il 35% dello stipendio viene destinato all’affitto della casa. Si tratta di una percentuale di poco superiore alla soglia considerata critica (30%). Eppure, in quasi tutte le città metropolitane (10 su 14) il rapporto va oltre la media, arrivando fino ai casi estremi di Milano e Roma.
Tra i fattori analizzati nel rapporto, c’è l’incidenza del costo degli affitti sulle retribuzioni, il cosiddetto housing affordability index (Hai), che deriva dal rapporto tra i canoni d’affitto medi mensili e le retribuzioni medie nette. Più alto è il valore del rapporto, maggiore è la pressione abitativa nella provincia di riferimento. In particolare, le retribuzioni medie provinciali (che comprendono 13 mensilità) si riferiscono ai dipendenti del settore privato non agricolo, esclusi i dirigenti. Mentre, per i canoni d’affitto, si fa riferimento al costo mensile di un appartamento di 60 metri quadri nei capoluoghi di Provincia.
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I casi di Milano e Roma
A Milano la percentuale è due volte e mezzo superiore a quella della soglia critica: arriva al 76%. Ciò vuol dire che, nel capoluogo lombardo, si spendono poco più di 3/4 dello stipendio per l’affitto.
A Roma i valori sono di poco più bassi: si spende il 65% dell'affitto.
Non solo. Le due metropoli italiane risultano tra quelle con il rapporto affitto/stipendio più alto d’Europa: sono rispettivamente al quinto e al sesto posto secondo il Deutsche Bank Research Institute. Come Milano, la percentuale si aggira intorno al 75% anche a Barcellona, Madrid e Londra, mentre è molto più alta a Lisbona (116%).
Le 10 città metropolitane sopra la media
Ma quali sono le altre città metropolitane in cui si spende più della media (in base allo stipendio) per l’affitto? Oltre a Milano e a Roma, ci sono:
- Bologna (48%),
- Firenze (45%),
- Napoli (45%),
- Cagliari (43%),
- Torino (42%),
- Venezia (39%),
- Bari (39%)
- e Messina (39%).
Le (poche) città sotto la media
Esistono però anche delle realtà sotto la media. Eccole:
- Genova (34%), unica città metropolitana del Nord (comunque sopra la soglia critica del 30%);
- Reggio Calabria (28%),
- Palermo (26%)
- e Catania (25%).
Queste ultime tre città sono le uniche al di sotto del 30%, cioè, come detto, della soglia ritenuta critica.
Aumenta la "tensione abitativa"
Dai dati, comunque, emerge che a influire sulle differenze territoriali sono i canoni d’affitto, e non i livelli delle retribuzioni, “spesso omogenei tra le Province”. “Questo - spiega il rapporto, come riporta Il Sole 24 Ore - è il risultato di una serie di trend che hanno contribuito ad aumentare la tensione abitativa e a far sì che i prezzi delle abitazioni e degli affitti, soprattutto in alcune aree del Paese, siano cresciuti più rapidamente dei redditi. Tra questi: l’elevata domanda di affitti a breve termine, i flussi migratori interni verso le grandi aree metropolitane, l’aumento dei costi di costruzione e dei tassi ipotecari, nonché un’offerta immobiliare spesso inadeguata a sostenere la domanda”.
Emergenza per l'accessibilità alla casa in molti Paesi europei
Sempre nel report, a livello più generale, viene sottolineato che "l’accessibilità alla casa è un’emergenza in molti Paesi europei. Per la prima volta, la Commissione Europea ha inserito il tema dell’abitare nell’agenda politica comunitaria, prevedendo lo sviluppo di un Piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili".
Nel 2023, circa il 9% della popolazione europea spendeva più del 40% del proprio reddito per l’abitazione. E in Italia, circa 1,2 milioni di famiglie affrontano crescenti difficoltà nel sostenere i costi abitativi, specialmente nelle grandi aree urbane. "A fronte di ciò, la disponibilità di alloggi a prezzi inferiori ai livelli di mercato (canoni calmierati) risulta molto limitata e inferiore ai peer europei".
Le possibili strategie
Gli elevati costi abitativi e la scarsità del patrimonio immobiliare, in particolare destinato agli affitti, frenano la mobilità dei lavoratori, soprattutto giovani, in cerca di nuove opportunità. "Una dinamica che aggrava la carenza di forza lavoro in alcuni territori", si legge ancora nel report, "con effetti negativi su crescita e innovazione. In questo contesto, il service housing, ovvero l’offerta di abitazioni a canoni calmierati, destinate ai lavoratori, potrebbe rappresentare una leva strategica per favorire la mobilità, ridurre gli squilibri osservati nel mercato del lavoro e garantire la sostenibilità degli affitti ai gruppi di lavoratori più esposti alla pressione abitativa".
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