Introduzione
Boom dei prezzi alimentari in quattro anni. I beni alimentari, sottolinea l'Istat, rappresentano nel 2025 oltre un quinto del valore economico dei beni e servizi consumati dalle famiglie italiane. I rincari, secondo l'istituto, hanno colpito soprattutto le famiglie "a basso reddito". Il fenomeno non ha riguardato solo l'Italia, ma è stato diffuso e ha colpito altri Paesi europei anche con maggiore intensità
Quello che devi sapere
Boom dei prezzi alimentari n 4 anni
Da ottobre 2021 a ottobre 2025, i beni alimentari hanno registrato aumenti di prezzo del 24,9%, un incremento superiore di quasi 8 punti percentuali rispetto a quanto evidenziato nello stesso periodo dall'indice generale dei prezzi al consumo armonizzato. E' la fotografia scattata dall'Istat nella Nota sull'andamento dell'economia italiana. I rincari, secondo l'istituto, hanno colpito soprattutto le famiglie "a basso reddito".
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Nel dettaglio
Gli alimentari freschi (o non lavorati) sono aumentati più di quelli lavorati (+26,2% e +24,3% rispettivamente). Il prezzo del cibo, a settembre 2025 è cresciuto del 26,8% rispetto a ottobre 2021, con incrementi più ampi per i prodotti vegetali (+32,7%), latte, formaggi e uova (+28,1%) e pane e cereali (+25,5%). I prezzi degli alimentari, spiega l'istituto, iniziano a crescere nella seconda metà del 2021, subiscono un'impennata dall'inizio del 2022 fino alla metà del 2023, e continuano ad aumentare, seppure a tassi più moderati, anche nel periodo successivo.
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Il fenomeno non riguarda solo l'Italia
Il fenomeno non ha riguardato solo l'Italia ma è stato diffuso e ha colpito altri Paesi europei anche con maggiore intensità. I prezzi del cibo sono infatti aumentati, nel periodo in esame, del 29% per l'area euro (+32,3 nella Ue27), del 32,8% in Germania, del 29,5% in Spagna. La Francia ha registrato incrementi leggermente inferiori (23,9%) a quelli rilevati in Italia.
Il cibo rappresenta il 16,6 % della spesa
I beni alimentari, sottolinea l'Istat, rappresentano nel 2025 oltre un quinto del valore economico dei beni e servizi consumati dalle famiglie italiane. Il solo cibo rappresenta, in media, il 16,6% della spesa. Trattandosi di beni in prevalenza necessari, si caratterizzano per la rigidità della loro domanda rispetto ad aumenti di prezzo. Inoltre, gli incrementi dei listini hanno un impatto rilevante sul potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle a più basso reddito in considerazione della maggiore quota dei beni alimentari rispetto al totale dei consumi.
Le cause
Le cause "dell'eccezionale" crescita dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia, secondo l'istituto, sono individuabili in una combinazione di fattori, di natura soprattutto esterna, che hanno determinato forti aumenti soprattutto nei prezzi internazionali degli input produttivi del settore alimentare. I fattori interni hanno invece agito in misura più limitata e, in particolare negli anni più recenti. A partire dalla seconda metà del 2021, sono iniziate a manifestarsi pressioni al rialzo dei prezzi internazionali delle materie prime alimentari dovute alla fase di ripresa economica post pandemica.
La guerra da febbraio del 2022
In presenza di una domanda crescente e di frizioni nell'approvvigionamento dovute ai riassestamenti delle catene globali dopo la pandemia, si è verificata una contrazione dell'offerta mondiale determinata anche da eventi metereologici avversi nei principali paesi esportatori. A partire da febbraio 2022, l'invasione dell'Ucraina e le conseguenti sanzioni internazionali (i.e. blocco delle importazioni di gas naturale) nei confronti della Russia hanno determinato forti pressioni inflattive sui beni energetici.
I prezzi delle materie prime
Nello stesso periodo hanno continuato a crescere i prezzi delle materie prime alimentari. In Italia, il prezzo al consumo dei beni energetici è aumentato da ottobre 2021 a novembre 2022 del 76%, in misura ben maggiore rispetto alla media dell'area euro (38,7%), dell'Ue27 (36,8%) e degli altri principali paesi europei: Germania (42,7), Francia (21,1%) e Spagna (2,9%). L'aumento del costo dell'energia ha avuto "un impatto diretto e particolarmente significativo" sul settore degli alimentari non lavorati, dove il peso degli input energetici sugli input totali (5,5%) è più del doppio rispetto alla media degli altri settori escluso quello energetico (2,2%) e di oltre un punto percentuale superiore all'intera economia (4,4%).