Introduzione
Nella prima bozza della Legge di Bilancio ci sono conferme, ma anche novità, come quella che riguarda un intervento sulle tasse per gli affitti brevi. Sale infatti al 26% la tassazione su questo tipo di locazioni, sia per i privati, sia per chi esercita attività di intermediazione immobiliare o gestisce portali telematici.
Sul tema però c’è già scontro politico. "L'aumento della tassazione sugli affitti brevi è una scelta profondamente sbagliata", ha affermato il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi. Della norma, peraltro, "non eravamo stati informati, lo abbiamo letto nelle bozze", ha aggiunto, sottolineando la totale contrarietà degli azzurri a un intervento che arriva mentre si abbassa dal 33% al 26% il prelievo sui cosiddetti stablecoin: "Non ci sembra equo equiparare la casa al trading sulle criptovalute". Ha parlato anche il vicepremier Matteo Salvini. "L'aumento della cedolare secca sugli affitti brevi non mi sembra un buon modo di aiutare la domanda interna e l'iniziativa privata. La Manovra dovrà andare all'esame del Parlamento, serve a questo", ha detto il leader della Lega. "Non si può penalizzare chi possiede una casa e la affitta in tempi brevi, quindi vedremo... C'è tutta la possibilità di correggere", ha detto anche l'altro vicepremier, Antonio Tajani.
Quello che devi sapere
La novità
La novità è contenuta all’interno dell’articolo 7 della bozza della Manovra finanziaria. Il testo sopprime la tassazione agevolata al 21%, la cosiddetta cedolare secca, per tutti i redditi derivanti da contratti di locazione breve di un’unità immobiliare. Questa legge permetteva, esclusivamente ai privati che non facevano dell’affitto di abitazioni a breve termine un’attività imprenditoriale, di pagare su una sola delle abitazioni affittate ai turisti il 21% in tasse, escludendo tutte le altre imposte. Questa tassazione era molto utilizzata dai privati che affittavano una sola casa vacanze. Ora però, per tutti, quindi sia sostituti d’imposta, sia privati che pagano direttamente la cedolare secca nella dichiarazione dei redditi, la tassa sale al 26%.
Per approfondire:
Su Insider - Affitti brevi: i dati, mese per mese e Paese per Paese
Cosa rientra nella categoria “affitti brevi”
Ma cosa si intende per “affitti brevi”? Dal giugno del 2017 questa definizione comprende i contratti di locazione di immobili abitativi della durata non superiore ai 30 giorni, stipulati dalle persone fisiche direttamente o con un intermediario, anche telematico. È il caso, ad esempio, dei classici “Airbnb” o - come detto - delle case vacanza. Vengono considerate solo le case situate in Italia, pertinenze incluse, e si possono anche includere servizi quali la pulizia o la fornitura di beni e servizi. Il limite è di fissato in quattro appartamenti al massimo sul mercato. Altrimenti diventa “attività d’impresa”.
438 milioni di euro all’anno
Di che cifre si parla? Stando alle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi del 2023 del Mef, come riporta anche FiscoOggi, i redditi derivanti da contratti di locazione breve stipulati da comodatari ed affittuari (circa 30mila) hanno generato un imponibile di 438 milioni di euro.
Le critiche su 26%
È critica Confedilizia: “Non avevamo avuto sentore di questo ennesimo intervento normativo sugli affitti brevi, men che meno di un ulteriore aumento della relativa tassazione, in questo caso mirato sui proprietari che hanno una sola casa data in locazione. Se la finalità del governo è quella di favorire le locazioni di lunga durata rispetto a quelle brevi, la strada giusta non è punire le seconde, bensì incentivare le prime”, ha detto Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. "Noi, ad esempio, abbiamo proposto di almeno dimezzare l'Imu per gli immobili locati a canone concordato (l'onere, nell'ambito di una manovra da 18 miliardi, sarebbe di una settantina di milioni) e di applicare in tutti i comuni la cedolare del 10 per cento prevista sempre per gli affitti a canone concordato", ha aggiunto.
L’Imposta di soggiorno
Sempre in tema turismo, poi, il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha approvato, nel decreto Anticipi, la proroga per l'anno prossimo delle misure incrementali dell'imposta di soggiorno. Come si legge in un passaggio del comunicato finale del Cdm, il maggior gettito sarà destinato per il 70% agli impieghi previsti e per il 30% al bilancio statale, per incrementare le risorse del Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità e del fondo per l'assistenza ai minori. Secondo alcune stime, nel 2026 gli incassi relativi all'imposta di soggiorno potrebbero toccare quota 1 miliardo e 300 milioni.
I capoluoghi possono spingersi a chiedere fino a 7 euro a notte, mentre nelle città d’arte il tetto sale a 12 euro. E dal momento che verranno prorogate le disposizioni introdotte nel 2025 per il Giubileo, in occasione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026, i Comuni che li ospiteranno potranno aumentare fino a 5 euro a notte a persona. Un esempio: a Milano, dove il tetto massimo oggi è 7 euro, si potrà arrivare a 12.
Le critiche sull’imposta di soggiorno
Critica, sulla decisione, l’Anci, l’associazione dei Comuni, che ha contestato la mossa: “Così si toglie autonomia finanziaria agli enti locali”, ha detto il presidente Gaetano Manfredi, sottolineando che, inizialmente, la tassa era nata per compensare i costi dell’overtourism.
Critici anche Confindustria Alberghi, Assohotel, Faita e Federalberghi che leggono nella proroga per il 2026 delle misure incrementali “un segnale opposto” rispetto alle attese di riduzione della pressione fiscale.
Per approfondire:
Tassa di soggiorno, quali sono i comuni che incassano di più dal turismo?