Lavoro, perché per molti giovani italiani gli stipendi sono inadeguati?

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Stipendi troppo bassi, limiti culturali e logistici. Sono solo alcune delle problematiche riscontrate dai giovani lavoratori italiani nella fotografia scattata dall’Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (Inapp). Ecco perché in così pochi considerano lo svolgimento di un impiego uno strumento di realizzazione personale

Quello che devi sapere

L’indagine Inapp

Stando all’indagine, condotta su un campione di 45mila individui tra i 18 e i 29 anni, quasi la metà degli intervistati (44%) ritiene il lavoro un modo per guadagnare. Meno di un terzo (29%) considera l’attività una necessità mentre solo il 26% lo vede come un “ascensore” sociale che offra un’occasione per realizzarsi.

 

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: “Perché lo spread è più basso anche se il debito è superiore al 2011”

L’indagine Inapp

Offerte disponibili insoddisfacenti

La sfiducia parte dalla fase iniziale di ricerca. L’Inapp rileva come un terzo dei giovani esprima insoddisfazione sulle offerte di lavoro visualizzate. Ad allarmare sono soprattutto i salari giudicati “troppo bassi” a fronte di voci di spesa necessarie per rendersi autonomi dalla famiglia, dal costo degli affitti nelle grandi città a bollette, trasporti e carrello della spesa.

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Difficoltà di inserimento

Tra i giovani italiani serpeggia una crescente sfiducia sull'inserimento nel mercato del lavoro alimentata, secondo l’Istituto, oltre che da fattori economici anche da “limiti strutturali e culturali che riducono le possibilità di realizzazione personale e professionale".

Il ruolo delle famiglie

A determinare in buona parte un ingresso qualitativo nel mercato del lavoro resta ancora il contesto familiare. Si allarga il solco tra i giovani provenienti da nuclei con elevato capitale culturale e relazionale e da contesti meno favoriti: i primi mostrano una maggiore possibilità non solo di inserimento ma anche di crescita professionale. Mentre il 34% di chi arriva da famiglie a medio-basso reddito rileva ostacoli e rimane intrappolato in una spirale occupazionale fatta di rapporti discontinui e poco qualificanti.

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Scarsa coerenza con il titolo di studio

L’insoddisfazione tra i giovani sul fronte delle retribuzioni che, specie all’inizio della carriera, non consentono un adeguato tenore di vita si uniscono ad altri aspetti critici. Gli under 30 lamentano infatti una scarsa qualità di inquadramento e una mancata coerenza tra mansione e titolo di studio ottenuto, in molti casi, dopo anni di formazione. Cresce inoltre la diffusione di rapporti di lavoro irregolari o instabili che rendono difficile garantire una continuità salariale e l’acquisizione di esperienza.

Difficoltà logistiche e relazionali

Come riporta l’analisi dell’Istituto presieduto da Natale Forlani, a pesare sono anche le difficoltà logistiche e relazionali. Nei piccoli centri in particolare emerge una carenza di collegamenti che limitano gli spostamenti lavorativi. Mentre nelle aree urbane delle grandi città aumenta la forbice tra riconoscimento e prospettiva.

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Le difficoltà delle giovani lavoratrici

Un capitolo a parte è poi dedicato alle diseguaglianze di genere con le donne tra i 18 e i 29 anni che riscontrano difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro pur mostrando una maggiore attenzione alla flessibilità oraria e all’opzione offerta dall’attività da remoto. Non passa la sufficienza nemmeno il giudizio sull’offerta delle aziende non in grado di proporre piani di welfare adeguati soprattutto in direzione di una migliore conciliazione familiare.

Forlani (Inapp): “Serve nuovo patto generazione”

Per il presidente dell’Inapp Forlani il superamento dell’insoddisfazione da parte dei giovani parte dalla necessità di “un nuovo patto generazionale” che ridia al lavoro “un significato pieno, come fattore di identità e partecipazione sociale”. “È necessario connettere orientamento, formazione, impresa e conoscenze, per soddisfare i fabbisogni collettivi e le aspettative personali offrendo più lavori dignitosi, stabili e coerenti con i loro talenti”, sottolinea. 

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Dati positivi su domanda-offerta

Secondo l’Inapp una possibile schiarita per i giovani arriva dai movimenti in corso sul mercato del lavoro che certificano una domanda da parte delle aziende “superiore all’offerta anche per le professionalità più qualificate”. “Questo aspetto tende a favorire un miglioramento delle condizioni retributive complessive”, sottolinea Forlani.

Rapporto Eures sull'occupazione giovanile

In un Paese alle prese con un rapido invecchiamento della popolazione dove la natalità resta ai minimi storici, i giovani faticano a ritagliarsi una posizione lavorativa soddisfacente. Come rileva il 21° rapporto Eures, chi oggi ha tra 15 e 34 anni vede l’occupazione come un "miraggio". Le difficoltà sono certificate anche da recenti dati Istat che a marzo 2025 hanno registrato un aumento della disoccupazione giovanile al 19% in un contesto generale di crescita dominato soprattutto da contratti dipendenti stabili.

 

Per approfondire: Lavoro, a che punto siamo in Italia sulla settimana corta?

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