Spid, accordo rinnovato tra governo e gestori identità digitale. Cosa succede ora?

Economia
©Ansa

Introduzione

L'8 ottobre si è concluso il processo di firma dell’accordo tra i gestori dell’identità digitale (come Poste, Aruba, Infocert), rappresentati dall’associazione Assocertificatori, e il governo, presente invece grazie ad Agid (Agenzia Italia Digitale). L’intesa era in scadenza oggi, 9 ottobre, e il rischio era quello di veder scomparire uno dei sistemi più utilizzati dagli italiani per l’accesso alla PA e ai servizi digitali. Ecco cosa c’è da sapere e cosa potrà succedere

Quello che devi sapere

Cosa succede ora?

Resta da capire quanto potrà durare questa nuova fase: l’accordo avrà una validità iniziale di due anni, con la possibilità di proroga per ulteriori 36 mesi, raggiungendo così un limite massimo di cinque anni complessivi. Dal canto suo, il governo - attraverso il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, cui spetta la competenza sul tema - ha più volte ribadito, sia pubblicamente che nei colloqui con i gestori, che lo Spid non rappresenta una soluzione destinata a durare. L’orientamento nazionale, infatti, è quello di migrare verso un sistema di identità digitale fondato su un wallet digitale integrato negli smartphone.

 

Per approfondire: Lo Spid è salvo, convenzione rinnovata per altri 5 anni. Cosa sappiamo

Il tema della sostenibilità economica

Tema importante dell’accordo è la sostenibilità economica: le parti - viene messo in evidenza - "hanno ribadito la necessità di assicurare, in tutte le forme consentite, la sostenibilità economica e operativa del servizio, considerati gli importanti investimenti sostenuti autonomamente dai Gestori nei 10 anni di erogazione del servizio SPID e i costi significativi che il suo mantenimento continua a comportare, per garantire un accesso sicuro e continuativo ai servizi digitali per cittadini, pubbliche amministrazioni, professionisti e aziende italiane, oltre che l'impegno costante dei gestori ad offrire assistenza e diffusione del servizio".

 

Per approfondire: Carta d’identità e Spid, cosa cambia e quali sono i costi

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Butti: "Passo fondamentale verso l'identità digitale unica"

"Il rinnovo degli accordi - ha dichiarato Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione - rappresenta un passo fondamentale nel percorso di razionalizzazione e consolidamento dell’identità digitale nazionale. L’Italia ha raggiunto con due anni d’anticipo l’obiettivo PNRR sull’identità digitale e ora guarda al futuro con un sistema IT Wallet sempre più completo e interoperabile. La crescita di CIE e queste convenzioni ci consentiranno di accompagnare la transizione verso un modello unico, semplice e pienamente integrato con gli standard europei".

La possibilità di uno Spid a pagamento

La sottoscrizione della convenzione può essere quindi interpretata come un via libera generale all’introduzione di un costo per l’utilizzo dello Spid. Diversi gestori, come Infocert, Register e Aruba, avevano già intrapreso questa strada. I prezzi variano dai 4,90 euro più Iva di Aruba, ai 5,98 euro di InfoCert e 9,90 euro di Register, Iva inclusa. Altri, invece, come Poste Italiane, principale erogatore del servizio nel Paese, avevano mostrato maggiore cautela. Negli ultimi giorni si è diffusa, e non è stata smentita dall'azienda, la voce secondo cui anche Poste sarebbe pronta a mettere il servizio a pagamento, con un costo previsto di 5 euro l’anno.

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Gli italiani che utilizzano il servizio Spid

Assocertificatori ricorda che nel 2025 Spid ha fatto registrare un ulteriore incremento nelle identità rilasciate rispetto al 2024, con oltre 52 mila nuove identità settimanali e oltre 630 milioni di accessi nel solo primo semestre 2025. Secondo le ultime stime dell'Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, la percentuale di popolazione internet italiana attiva che lo utilizza ha raggiunto l'89%, mentre l'86% degli utenti lo utilizza più volte durante l'anno, rappresentando un significativo primato a livello europeo. A oggi 41 milioni di cittadini hanno scelto attivamente di dotarsene, realizzando più di 1,2 miliardi di autenticazioni nel 2024 per accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione e delle imprese private.

Le alternative

Al momento il servizio Spid ha pochi reali competitor: l’alternativa resta la CIE, la carta d’identità elettronica utilizzabile tramite l’app CieID. Il nuovo portafoglio digitale, invece, è attualmente in fase di test all’interno dell’app IO, dove consente di memorizzare documenti come la patente di guida, ma non ancora di accedere ai servizi online tramite identità digitale. I numeri sono in crescita: il portafoglio digitale ha registrato oltre 10 milioni di documenti attivati in nove mesi, mentre la Cie è cresciuta da 5,5 milioni di attivazioni nel maggio 2024 a 7,3 milioni nel maggio 2025.

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Come potrebbe migliorare il wallet dell’app IO

IT Wallet, inserito nell’AppIO, ha già superato i 6,4 milioni di utenti, che hanno attivato oltre 10,6 milioni di patenti, tessere sanitarie e carte europee delle disabilità. I decreti attesi dovrebbero ampliare le funzionalità, includendo l’attivazione di nuovi documenti come l’Isee, i titoli di studio e l’uso della patente come documento d’identità valido su tutto il territorio nazionale - e non più soltanto come abilitazione alla guida. È previsto anche l’arrivo di wallet privati sviluppati da imprese italiane ed europee.

L’accantonamento dello Spid

Una volta che questo sistema, promosso dall’Unione Europea, sarà pienamente operativo, lo Spid potrebbe progressivamente essere accantonato. Già oggi, però, non mancano i problemi, a cominciare dalla sicurezza, tema sottolineato sia da Alessio Butti che da diversi esperti di cyber security e al centro anche di una lettera inquisitiva mandata da Bruxelles al governo negli ultimi giorni.

 

Per approfondire: Spid, anche quello di Poste Italiane potrebbe diventare a pagamento: i possibili costi

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