Povertà assoluta, allarme in Italia: quasi il 10% della popolazione senza tutele. I dati

Economia
©Ansa

Introduzione

"La povertà assoluta in Italia è ormai da tempo un fenomeno strutturale. I numeri crescono con costanza da un decennio, raggiungendo dimensioni allarmanti: quasi una persona su dieci nel nostro Paese è in povertà assoluta", ha dichiarato Alleanza contro la Povertà. Ecco tutti i numeri

Quello che devi sapere

Il report

Sul tema, Alleanza contro la Povertà ha presentato un documento di approfondimento con proposte che "garantiscano dignità e protezione a milioni di persone". "A fronte di questa che si configura ormai come una vera e propria emergenza, la risposta della politica è timida e inefficace: le misure di contrasto messe in campo negli ultimi anni si sono rivelate inadeguate, mentre quelle attuali stanno lasciando senza supporto una fetta molto ampia di popolazione estremamente fragile", ha dichiarato l’organizzazione nel documento

 

Per approfondire: Povertà ed esclusione sociale, a rischio il 26,7% degli under 16 in Italia. I dati Istat

I dati

Secondo gli ultimi dati Istat, dice Alleanza contro la Povertà, in Italia si registrano i livelli più alti di povertà assoluta da quando esistono le misurazioni. Nel 2023 erano in povertà l'8,4% delle famiglie (2,2 milioni di nuclei) e 5,7 milioni di individui, pari al 9,7% della popolazione

 

Per approfondire: Caritas, 5,6 milioni di poveri assoluti in Italia: sono il 9,7% della popolazione

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Le statistiche sui minori

Particolarmente preoccupanti i numeri relativi ai minori: il 13,8% di bambini e adolescenti (più di 1,3 milioni di giovani) vive in famiglie povere. L'incidenza cresce per le famiglie numerose, per quelle monogenitoriali e per i nuclei con cittadini stranieri, in cui la povertà assoluta raggiunge addirittura il 35%

Le cause di impoverimento

Secondo il report di Alleanza contro la Povertà, le principali cause dell’impoverimento sono soprattutto l’inflazione, in particolare quella alimentare e abitativa; la precarietà lavorativa; i bassi salari; il caro-affitti; la debolezza dei servizi sociali territoriali, che non riescono a garantire risposte adeguate

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Gli effetti dell’Assegno di Inclusione

Secondo Alleanza, la situazione è nettamente peggiorata con l'introduzione dell'Assegno di Inclusione (Adi): la platea dei beneficiari è infatti precipitata al 2,5% della popolazione, riducendo quindi ulteriormente la capacità di protezione del sistema. Con il Reddito di Cittadinanza venivano raggiunti circa 1,3 milioni di nuclei familiari. Con l'Adi, i nuclei beneficiari sono scesi a 695 mila (circa 1,7 milioni di persone)

Le proposte

L'Alleanza contro la Povertà avanza alcune proposte concrete: allargare la platea dei beneficiari, superando i criteri esclusivamente categoriali; ridurre i vincoli di residenza che oggi penalizzano gli stranieri; consentire l'integrazione con redditi da lavoro, per evitare che l'uscita dalla misura coincida con il ritorno alla povertà; indicizzare pienamente i benefici all'inflazione, per garantire il potere d'acquisto; rafforzare i servizi sociali territoriali; attivare un tavolo tecnico-politico permanente e un intergruppo parlamentare; investire almeno il massimo storico finora inserito nelle misure di contrasto alla povertà; mettere in campo misure straordinarie di contrasto alla povertà. "Il nostro obiettivo - spiegano i promotori - è che le politiche di sostegno tornino a garantire dignità e protezione. Non possiamo accettare che in Italia quasi un decimo della popolazione viva in povertà assoluta senza adeguata tutela"

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Meno risorse da parte dei Comuni

Secondo i dati Istat pubblicati il 24 settembre 2025, nel 2022 i municipi italiani hanno impiegato complessivamente circa 800 milioni di euro per iniziative di sostegno rivolte a cittadini in difficoltà economica o in condizioni di marginalità sociale. La cifra, tuttavia, risulta ridotta di 102 milioni rispetto al 2021, con una contrazione pari all’11,3%. Questo arretramento avviene proprio mentre cresce l’urgenza del fenomeno: le persone seguite dai servizi sono salite da poco più di 508 mila nel 2020 a oltre 559 mila due anni dopo. La riduzione delle risorse non è uniforme: quasi tutte le macroaree registrano un calo, ad eccezione di Abruzzo, Molise, Sardegna, Liguria e Friuli-Venezia Giulia

Le disuguaglianze

Evidenti le storiche disparità nel welfare italiano. Nel Mezzogiorno, dove l’11,2% delle famiglie vive in povertà assoluta, l’impegno medio per abitante tra i 18 e i 64 anni non supera i 13 euro, il livello più basso del Paese. All’opposto, nel Nord-est la spesa media tocca i 29 euro pro-capite, più del doppio rispetto al Sud, mentre nel Nord-ovest si attesta a 25 euro, nelle Isole a 26 euro e nel Centro a 22 euro. Un quadro che evidenzia un paradosso: le zone maggiormente colpite dal disagio economico coincidono con quelle in cui le amministrazioni locali dispongono di minori entrate fiscali e di risorse scarse, e quindi riescono a investire meno nella lotta contro la povertà

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Emergenza senza dimora

Nel campo delle misure contro l’emarginazione rientrano anche interventi fondamentali, come il pronto soccorso sociale o l’assegnazione di un indirizzo fittizio ai cittadini privi di abitazione stabile. Fra il 2019 e il 2022, rileva Istat, si è registrato un forte incremento delle persone seguite dalle unità mobili di strada: da 25.800 sono diventate più di 34 mila. Parallelamente, nello stesso periodo, le segnalazioni legate ad altre forme di emergenza sociale sono più che raddoppiate rispetto alla fase precedente la pandemia. I registri comunali mostrano inoltre che nel 2022 le persone senza fissa dimora iscritte all’anagrafe sono arrivate a circa 33 mila, vale a dire 8 mila in più rispetto a tre anni prima. Quanto alla distribuzione di beni essenziali, come alimenti, vestiario e altri generi di prima necessità, sebbene in leggera diminuzione rispetto al 2021, ha interessato oltre 41.500 individui, confermando la persistenza di una condizione di disagio ampia e radicata

 

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