Negli ultimi sei anni il Messico è diventato molto meno povero

“Per il bene di tutti, i poveri per primi”: questo è lo slogan che ha segnato la traiettoria politica di Andrés Manuel López Obrador per più di vent’anni e, in particolare, il suo mandato come presidente del Messico, durato dal 2018 al 2024. Una promessa che AMLO è riuscito a mantenere: secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Instituto Nacional de Estadística y Geografía , nel suo periodo alla guida del Paese, il numero di persone al di sotto della soglia di povertà che è sceso di 12,4 punti percentuali. Ma se in termini assoluti Obrador possa vantare la più significativa riduzione della povertà registrata in Messico degli ultimi 22 anni, la strada resta ancora lunga: la percentuale di persone in povertà estrema, infatti, non è migliorata quanto quella moderata, mentre il sistema sanitario e quello scolastico rimangono in una situazione critica. Il tasso di povertà cala di oltre 12 punti percentuali Per calcolare il numero di persone al di sotto della soglia di povertà, l’Inegi, l’istituto di statistica del Messico, utilizza l’indice multidimensionale di povertà, un parametro di valutazione che tiene conto di numerosi fattori, tra cui il reddito dei nuclei familiari, la dispersione educativa, la mancanza di accesso ai servizi sanitari e alla previdenza sociale, la qualità degli alloggi in cui si abita e la presenza di servizi di base, così come l’accesso a cibo nutriente e di qualità. Se almeno tre di queste dimensioni sono al di sotto della soglia stabilita, la persona si trova in situazione di povertà moderata: se sono più di tre, si trova in condizioni di povertà estrema. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Nei dieci anni precedenti alla presidenza di Obrador, ovvero dal 2008 al 2018, la povertà è diminuita del 2,5%: in un solo mandato presidenziale, quindi, la riduzione della povertà è stata quattro volte superiore a quella ottenuta in un decennio. Come ci è riuscito? Un tassello fondamentale è stato l’aumento del salario minimo, il cui valore è triplicato nell’arco di sei anni, da 88,40 pesos al giorno a 278,80 pesos . Di fatto, la dimensione della povertà in cui si è registrato il miglioramento più significativo è proprio quello del reddito: dal 2018 al 2024, la percentuale di persone con un reddito al di sotto della soglia di povertà è passata dal 49,9% al 38,9%, migliorando le condizioni di vita di circa 11 milioni di persone. Se non visualizzi il grafico, clicca qui All’innalzamento del salario minimo si aggiungono altre riforme legate al welfare, tra cui contributi per le persone anziane e per i giovani. Questi sussidi “a pioggia” hanno favorito, però, solo i cittadini messicani che hanno gli strumenti per accedere alla previdenza sociale. Molte persone che vivono nelle zone rurali o in situazioni di grande vulnerabilità, tuttavia, sono di fatto rimaste escluse da programmi di questo tipo. I punti ciechi delle politiche di Obrador Nonostante i risultati ottenuti a livello generale, le politiche di Obrador non sono riuscite a far diminuire una percentuale fondamentale: quella delle persone in situazione di povertà estrema. Se infatti le cifre della povertà moderata sono scese di circa dieci punti percentuali, quelle della povertà estrema hanno registrato una diminuzione poco significativa . Come ha spiegato l’analista messicana Viri Ríos in un articolo di opinione sul quotidiano El País, infatti, la povertà estrema “di solito tende a non ridursi in seguito agli aumenti salariali, perché" chi la patisce "non ha necessariamente un lavoro formale. Si tratta perlopiù di persone che vivono in luoghi isolati e sopravvivono grazie ai sussidi, commercio al dettaglio o lavoro agricolo di sussistenza”. Ríos segnala poi gli altri due punti ciechi delle politiche di Obrador: il sistema sanitario e la dispersione educativa. Nel corso dei sei anni di mandato, la percentuale di persone che non hanno avuto accesso all'assistenza sanitaria è aumentata dal 16,2% al 34,9%, ovvero una cifra pari a 25,3 milioni di persone. Il sistema sanitario messicano, infatti, ha subito un duro colpo durante la pandemia dal quale non si è ancora ripreso. Un situazione complessa, a cui si aggiunge una distribuzione inadeguata dei farmaci e una grave carenza di fondi. Nello stesso periodo, la dispersione scolastica è scesa appena dello 0,4%: un dato che, anche in questo caso, è legato al forte impatto della pandemia sul sistema educativo messicano. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Le rilevazioni dell’Inegi indicano che la percentuale più alta della popolazione che si trova in condizioni di povertà estrema è quella che parla lingue indigene: seguono le persone che non sanno né leggere, né scrivere e quelle disabili. A livello anagrafico, a soffrire di più della povertà estrema sono le persone tra i 30 e i 64 anni, seguite dai bambini con meno di 5 anni. A livello territoriale, invece, gli Stati con la percentuale più alta di popolazione che vive in condizioni di povertà sono quelli situati nel Sud del Paese. Un traguardo “straordinario, storico”: così l’attuale presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, in carica dall’ottobre del 2024, ha definito i dati diffusi dall’Inegi sul mandato di Obrador. Per la presidente, tuttavia, non sarà facile ottenere gli stessi risultati del suo predecessore e alleato politico in un periodo di rallentamento economico e di scontri con Trump sul tema dei dazi.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Negli ultimi sei anni il Messico è diventato molto meno povero

Roberta Cavaglià