Era al 41,2% nel 2023. Il motivo principale è legato ad un aumento delle entrate fiscali e contributive (5,8%) superiore rispetto a quello del Pil a prezzi correnti (+2,7%). Lo spiega l'Istat, ritoccando leggermente al ribasso la stima di marzo scorso (42,6%), spiegando che la pressione fiscale è cresciuta di oltre un punto percentuale, attestandosi sui valori registrati nel 2020-2021
Nel 2024 la pressione fiscale complessiva, considerando l'ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil, è risultata in crescita e pari al 42,5%: era al 41,2% nel 2023. Il motivo principale è legato ad un aumento delle entrate fiscali e contributive (5,8%) superiore rispetto a quello del Pil a prezzi correnti (+2,7%). Lo rende noto l'Istat, ritoccando leggermente al ribasso la stima di marzo scorso (42,6%), spiegando che la pressione fiscale è cresciuta di oltre un punto percentuale, attestandosi sui valori registrati nel 2020-2021.
I dati riportati dall'Istat
Nel 2024, segnala entrando nel merito l'Istat, "il Pil ai prezzi di mercato è risultato pari a 2.199.619 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 7.437 milioni rispetto alla stima di marzo scorso. Per il 2023 il livello del Pil è stato rivisto verso l’alto di 11.212 milioni di euro". Nel 2024, viene riportato ancora, il tasso di variazione del Pil in volume è stato pari a 0,7%, invariato rispetto alla stima del marzo scorso. Dunque sulla base dei nuovi dati, nel 2023 il Pil in volume è aumentato dell’1,0%, con una revisione positiva di 0,3 punti percentuali rispetto alla stima di marzo. Questi i dati principali emersi nella revisione dei conti nazionali annuali relativa al biennio 2023-2024, effettuata per tenere conto delle informazioni acquisite dall’Istat successivamente alla stima pubblicata lo scorso marzo.
Gli investimenti fissi lordi e l'indebitamento della PA
Nel 2024, tra l'altro, gli investimenti fissi lordi sono aumentati in volume dello 0,5%, i consumi finali nazionali dello 0,6%, le esportazioni di beni e servizi sono risultate stazionarie e le importazioni sono scese dello 0,4%. Il valore aggiunto in volume nel 2024 è aumentato del 2,0% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,1% nelle costruzioni e dello 0,8% nel settore dei servizi, mentre è risultato stazionario nell’industria in senso stretto. Infine, fa sapere l'istituto di statistica, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari nel 2024 a -3,4% (-7,2% nel 2023). Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è risultato pari a +0,5% del Pil (-3,5% nel 2023)