Buffett esce da Byd, crollo in Borsa: perché Berkshire Hathaway ha venduto tutte le azioni

Economia
Irene Elisei

Irene Elisei

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Dopo 17 anni Warren Buffett, tramite la sua Berkshire Hathaway, lascia la presa sul produttore cinese di auto elettriche Byd e cede l’intera partecipazione. Quali sono le ragioni di un cambio storico nel portafoglio di uno dei più noti investitori internazionali?

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L’oracolo di Omaha, così come Warren Buffett è conosciuto in ambito finanziario, non vede più le prospettive rosee che lo avevano convito ad entrare nell’azionariato di Byd nel 2008 e, con una mossa parzialmente a sorpresa, a inizio settimana ha comunicato di aver venduto l’intera partecipazione. Almeno questo è quello che teme il mercato e che si è riflesso nei flussi di borsa: Byd, subito dopo la notizia, è arrivata a perdere quasi 4 punti percentuali sul principale indice di Hong Kong. In realtà Buffett non ha spiegato nei dettagli le ragioni che lo hanno portato alla scelta; anzi, recentemente, aveva definito l’industria di Shenzhen “una compagnia straordinaria”. Certamente la dismissione della partecipazione pare allinearsi ad una strategia che Buffett ha intrapreso nell’ultimo paio d’anni, caratterizzata da maggiore liquidità in portafoglio (per cercare di cogliere opportunità a prezzi più bassi) e investimenti con un orizzonte temporale di più breve periodo.

La scommessa di Buffett e Munger

La scommessa in Byd fatta quasi un ventennio fa, quando in pochi intravedevano le reali potenzialità di una Cina nel ruolo di market changer della mobilità elettrica, era iniziato con l’acquisto di 225 milioni di azioni per un esborso complessivo di 230 milioni di dollari. Non bruscolini, certo, ma nulla in confronto a quanto negli anni l’investimento ha prodotto in termini di ritorno economico. Il titolo si è apprezzato moltissimo, attorno al 4.000%, portando il valore della partecipazione vicino ai 9 miliardi di dollari. Decisivo, nella scelta, fu Charlie Munger. Fu proprio lo storico amico, scomparso a novembre del 2023 e socio in affari del novantacinquenne oracolo di Omaha, a convincere inizialmente Buffett ad investire in Byd, che nel 2008 era ancora un semisconosciuto fornitore di batterie per telefoni cellulari. L’anno successivo, ad una assemblea dei soci, diventata negli anni un momento clou per moltissimi investitori internazionali che annualmente si danno ritrovo nella cittadina del Nebraska di cui Buffett è originario, Munger aveva definito l’azienda cinese “un maledetto miracolo”.

Il passo indietro di Buffett

Eppure il disinvestimento, cioè la vendita parziale e graduale, era iniziata già nel 2022 e l’anno successivo Buffett deteneva solo il 5% delle azioni in circolazione. All’epoca, in una intervista alla Cnbc, il capo della Berkshire Hathaway aveva lanciato un primo messaggio al mercato, adducendo ragioni anche di carattere geopolitico in riferimento all’annosa questione di Taiwan e aveva dichiarato: “Penso che troveremo cose da fare con i soldi che mi faranno sentire meglio”. Seppure la notizia sia emersa solo ora, l’azzeramento della partecipazione detenuta tramite la holding Berkshire Hathaway, risalirebbe invece al 31 marzo di quest’anno.

Le prospettive di Byd

Byd viene da un periodo non facile, con un rallentamento in termini di utili e ricavi certificato dall’ultimo bilancio relativo al secondo trimestre 2025. La guerra dei prezzi che interessa il mercato dell’auto elettrica ha infatti colpito anche la Cina, vale a dire il Paese che è riuscito a sfidare colossi Usa come Tesla e ad essere una vera e propria spina nel fianco per le principali industrie automotive europee (seppure nel Vecchio Continente i problemi non si limitino solo alla concorrenza di Pechino, ma anche ai costi dell’energia e alle normative legate alla riduzione di emissioni di CO2). A testimoniarlo è anche l’andamento del titolo: dai massimi di maggio scorso, quando ogni azione Byd valeva 135 dollari di Hong Kong, si è arrivati al valore odierno di circa 105 dollari.

Buffett, alla veneranda età di 95 anni e dopo qualche anno di esperienza alle spalle (il suo primo investimento risale al marzo del 1942 quando era solo un adolescente) riesce a stupire ancora, seppure persegua un metodo di investimento riconosciuto e seguito da molti, quello del “value investing”, basato sui fondamentali economici delle aziende in cui si investe. “Non puntare mai su una azienda che non puoi capire”, è una delle lezioni dell’oracolo di Omaha. Forse proprio per questo – sulla scia di Buffett - al mercato non resta che interrogarsi sulle prospettive di un mercato, quello della mobilità elettrica, che ha sfide e prospettive da affrontare più grandi di quelle stimate.

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