Stipendi, salari in crescita ma ancora inferiori del 9% rispetto al 2021. I dati

Economia
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Introduzione

L'Istat ha diffuso i dati su contrattazione e salari sottolineando che a giugno l’indice delle retribuzioni contrattuali ha segnato un aumento dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 2,7% rispetto a giugno 2024. L’aumento tendenziale è stato del 2,3% per i dipendenti dell’industria, del 2,7% per quelli dei servizi privati e del 2,9% per i lavoratori della pubblica amministrazione. Ecco tutti i dettagli

Quello che devi sapere

Potere d'acquisto ancora debole

Le retribuzioni crescono in termini nominali ma restano in termini reali ancora di circa il 9% inferiori a quelle del 2021: la retribuzione oraria media nel primo semestre 2025 è cresciuta del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2024 ma il potere d'acquisto è ancora di circa il 9% inferiore a quello di gennaio 2021 a causa della fiammata inflazionistica che si è registrata nel 2022 (8,1%) e 2023 (5,7%)

 

Per approfondire: Stipendi statali, nel nuovo contratto aumento di 558 euro e oltre 9mila euro di arretrati

I settori con i maggiori aumenti

I settori che hanno registrato gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli dei:

  • ministeri (+6,9%), 
  • militari-difesa e energia elettrica (+6,7%) 
  • e forze dell’ordine (+5,8%) che hanno di recente rinnovato i contratti

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I 10 nuovi accordi di rinnovo del secondo trimestre 2025

Nel secondo trimestre del 2025, tra i contratti monitorati, sono stati recepiti gli accordi di rinnovo di: forze dell’ordine a ordinamento civile e militare, militari-difesa, estrazione minerali energetici e petrolifere, chimiche, cemento, calce e gesso, Stellantis, gas e acqua, servizi a terra negli aeroporti e puliza locali. Nello stesso periodo sono scaduti gli accordi relativi a estrazione minerali solidi e lapidei

31 contratti in attesa di rinnovo a fine giugno 2025

Alla fine di giugno 2025, sottolinea l'Istat, i 44 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 56,3% dei dipendenti – circa 7,4 milioni – e corrispondono al 54% del monte retributivo complessivo. A fine giugno 2025, i contratti in attesa di rinnovo sono 31 e coinvolgono circa 5,7 milioni di dipendenti, il 43,7% del totale

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“Andamento robusto ma in rallentamento”

Secondo quanto riferito dall'Istat, "l’attività negoziale nel secondo trimestre del 2025 è risultata particolarmente intensa facendo registrare il recepimento di dieci accordi. Nel settore privato, alla fine di giugno, poco meno di tre dipendenti su dieci sono in attesa del rinnovo del CCNL, mentre nel settore pubblico tutti i dipendenti risultano in attesa di rinnovo, in quanto gli accordi siglati sono relativi al triennio 2022-2024. L’andamento tendenziale delle retribuzioni contrattuali si è confermato robusto, ma in rallentamento rispetto al precedente trimestre; la decelerazione osservata per il settore privato non è stata compensata dall’accelerazione registrata per la pubblica amministrazione. Le retribuzioni contrattuali in termini reali a giugno 2025 restano ancora al di sotto di circa il 9% dei livelli di gennaio 2021"

I mesi di attesa

Nel mese di giugno 2025, la quota di dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 43,7%, in diminuzione rispetto al mese precedente (47,3%) e in aumento rispetto a giugno 2024 (36,0%). Mediamente, i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono 24,9, in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2024 (27,3). L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 10,9 mesi, in aumento rispetto a quella registrata un anno prima (9,8)

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Nel privato

Con riferimento al solo settore privato, la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 28,1%, in diminuzione rispetto al mese precedente (32,6%) e in aumento rispetto a giugno 2024 (18,2%). I mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 15,6; l’attesa media scende a 4,4 mesi se calcolata sul totale dei dipendenti privati

Il rapporto fra la retribuzione netta e il potere d’acquisto

Secondo quanto riferito dall’Ufficio statistico Ue (Eurostat), nel 2023 l’Italia si è classificata 18esima su 34 Paesi Ocse per quanto riguarda la retribuzione netta media parametrata al potere d’acquisto di beni e servizi. Al primo posto la Svizzera, al secondo l’Olanda, al terzo la Norvegia. Qui la mappa interattiva

 

Per approfondire: Stipendi, Italia "maglia nera" tra i Paesi Ocse per potere d’acquisto. La classifica

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La classifica

Nella classifica Eurostat sugli stipendi reali, davanti all'Italia si collocano Francia, Germania e Spagna, economie simili per dimensioni, modello di sviluppo, demografia e stato sociale. Un dato negativo sulle retribuzioni tocca inoltre Polonia, Grecia e Portogallo mentre le ultime posizioni sono occupate da Bulgaria, Lettonia e Slovacchia

Purchasing Power Standard (Pps)

L'indagine Eurostat tiene conto del Purchasing Power Standard (Pps), moneta artificiale che consente di confrontare i dati sul reddito tra Paesi con diverso costo della vita. Ipotizzando lo stesso potere d’acquisto per tutti i Paesi considerati, nell'ultima rilevazione gli stipendi italiani hanno totalizzato 24mila Pps, il 15% in meno rispetto alla media Ue pari a 27,5mila Pps. Su 34 Paesi Ocse, l'Italia si ferma al 19° posto

 

Per approfondire: Lavoro, in Italia oltre 6 milioni di persone guadagnano al massimo mille euro al mese

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