Stipendi statali, nel nuovo contratto aumento di 558 euro e oltre 9mila euro di arretrati
EconomiaIntroduzione
È stata siglata nei giorni scorsi all'Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) l'ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell'Area Funzioni Centrali per il triennio 2022-2024. L'intesa è sottoscritta dalle sigle sindacali, esclusa la Cgil
Quello che devi sapere
Arretrato medio complessivo di 9.400 euro
La stessa Aran in un comunicato ha precisato che il contratto prevede un aumento medio generale di 558 euro lordi mensili, per 13 mensilità, con decorrenza dal primo gennaio 2024. Viene anche riconosciuto un arretrato medio complessivo di circa 9.400 euro per il periodo fino a ottobre 2025.
Per approfondire: Lavoro, in Italia oltre 6 milioni di persone guadagnano al massimo mille euro al mese
Le novità a livello normativo: dal lavoro agile al welfare integrativo
Sul piano normativo, il contratto introduce importanti novità:
- Lavoro agile: sono definite nuove linee guida per conciliare vita-lavoro e garantire l'efficienza dei servizi.
- Welfare integrativo: vengono rafforzate le misure a sostegno di reddito, sanità, istruzione e attività culturali.
- Formazione continua: è posta attenzione alla transizione digitale e all'uso di tecnologie emergenti come intelligenza artificiale e modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM).
- Relazioni sindacali: viene istituito un Organismo paritetico per l'innovazione, per favorire un confronto costruttivo e partecipativo.
Naddeo, presidente Aran: “Contratto in linea con indicazioni per Pa”
L'ipotesi di accordo sarà ora sottoposta alle procedure di approvazione previste dalla normativa vigente, prima della sua entrata in vigore definitiva. "Con questo accordo riconosciamo concretamente il ruolo strategico della dirigenza e dei professionisti delle amministrazioni centrali", ha sottolineato il presidente dell'Aran, Antonio Naddeo. Che aggiunge: "È un contratto innovativo, che non solo porta forti contenuti economici, ma introduce nuove tutele, potenzia il welfare, rilancia la formazione e rafforza il sistema delle relazioni sindacali. Un'intesa che, in linea con le indicazioni e gli indirizzi espressi con chiarezza dal ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, valorizza le professionalità centrali per il buon funzionamento della PA e accompagna il processo di trasformazione digitale in atto".
“Trattativa chiusa in meno di tre mesi”
"La trattativa si è chiusa infatti in meno di tre mesi - ha sottolineato Naddeo - grazie a un lavoro costruttivo da parte di tutte le organizzazioni sindacali coinvolte. La firma di questo contratto consente ora di avviare in tempi rapidi il lavoro sulla nuova tornata contrattuale 2025-2027".
Anche la Uil ha sciolto la riserva
Anche la Uil ha sciolto la riserva e ha sottoscritto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto. E il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ribadisce la propria soddisfazione per un altro obiettivo raggiunto dal governo: “Ritengo che anche questo sia un passo molto importante per la crescita e il futuro della Pubblica amministrazione. Quello dei dirigenti e dei professionisti delle Funzioni centrali è un rinnovo contrattuale che coinvolge una parte fondamentale della squadra della Pubblica amministrazione, 6.160 persone, le nostre persone, una parte determinante di quei 3,4 milioni di italiani che vogliono contribuire in maniera concreta allo sviluppo della PA, per rispondere insieme a quelle che sono le domande quotidiane di cittadini e aziende".
Bocciato il tetto fisso di 240mila euro per dirigenti e manager
In questi giorni inoltre la Corte Costituzionale ha bocciato il tetto fisso di 240mila euro applicato ai dirigenti e ai manager pubblici dal 2014. Il limite massimo torna quindi a essere parametrato al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione, che viene indicato dalla sentenza a 311.658,23, cioè all'ultimo aggiornamento fatto nel passato. L'effetto pratico è l'aumento della retribuzione per un migliaio di dirigenti pubblici di prima fascia, di magistrati e anche di manager di società controllate dallo Stato, Rai compresa.
Ma il governo studia una ricalibratura
È molto probabile, però, che l'importo cambi ancora. Il governo starebbe infatti studiando una ricalibratura della retribuzione di riferimento che potrebbe essere adottata con un Dpcm o entrare nella prossima manovra con la Legge di Bilancio. Il superamento del tetto per gli stipendi della Pa, del resto, era stata ipotizzato poco meno di un anno fa in una intervista dal ministro della Pa, Paolo Zangrillo: l'idea era realizzare un cambiamento nelle politiche retributive per attrarre talenti manageriali di alto livello e migliorare così l'efficienza e la qualità della Pubblica Amministrazione.
La Direttiva Ue sulla trasparenza retributiva in vigore da giugno 2026
Sempre nei giorni scorsi l’Aran si era anche espressa in merito alla trasparenza retributiva, argomento cardine della Direttiva Ue 2023/970, che entrerà in vigore nel 2026: "Si passerà da un approccio reattivo basato sulle denunce individuali a un sistema proattivo e strutturato di controllo e correzione delle disparità salariali". La normativa sarà pienamente applicabile da giugno del prossimo anno, e introduce obblighi stringenti: "Le amministrazioni dovranno redigere report annuali sul gender pay-gap, includendo non solo la retribuzione base, ma anche tutte le voci accessorie, dagli straordinari alle indennità. Saranno chiamate a istituire commissioni paritetiche, sviluppare criteri oggettivi per la valutazione dei ruoli secondo parametri neutrali rispetto al genere, potenziare i sistemi informativi e garantire la protezione dei dati dei dipendenti. Con l'inversione dell'onere della prova, sarà la Pa a dover dimostrare l'assenza di discriminazioni retributive, con sanzioni effettive e risarcimenti senza tetto massimo", proseguiva l'Aran.
Per approfondire: Consulta: “Via il limite di 240mila euro sugli stipendi nella pubblica amministrazione”