Irpef, quanto pesa sul ceto medio? L’ipotesi di un taglio al 33% dell’aliquota: l’analisi

Economia
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Introduzione

Come evidenzia un’analisi del Corriere della Sera, i maggiori benefici introdotti dalla riforma fiscale che nel 2024 ha ridotto da 4 a 3 gli scaglioni Irpef si concentrano soprattutto sulla fascia di reddito compresa tra 15mila e 28mila euro annui. Per questa platea di contribuenti l’aliquota al 23% si traduce in un risparmio potenziale fino a 260 euro. Gli effetti positivi calano progressivamente per i redditi del ceto medio fino ad azzerarsi del tutto per chi percepisce oltre 75mila euro. Ecco perché

Quello che devi sapere

Cosa prevede la riforma Irpef

L’aliquota sale al 35% per chi guadagna da 28mila a 50mila euro mentre arriva al 43% per chi dichiara oltre 50mila euro l’anno. Per i redditi superiori a 75mila euro, l’ultima Legge di bilancio ha inoltre introdotto un tetto alle detrazioni riconosciute su una batteria di spese, dalle tasse universitarie ai lavori edilizi

 

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: “La spesa sale al 5%, ma da chi si difende la Nato?”

Cosa prevede la riforma Irpef

La stretta sulle detrazioni

Sempre sul fronte delle detrazioni, l’ultima manovra ha introdotto modifiche agli sconti applicabili ai nuclei con familiari a carico. Da quest’anno, lo spetto delle detrazioni si limita agli ascendenti conviventi, come genitori e nonni, mentre vengono esclusi altri familiari a partire da suoceri, fratelli o nuore. Dalla possibilità di ricevere detrazioni spariscono inoltre i contribuenti extra Ue con familiari residenti all’estero, ad eccezione di chi abita in un Paese dello Spazio Economico Europeo

I figli fiscalmente a carico

Dal calcolo del reddito da lavoro dipendente imponibile vengono escluse le misure di welfare aziendale riconosciute ai contribuenti con figli a carico, come i buoni scuola o i rimborsi per le attività sportive. L’esclusione si estende anche ai figli con più di 18 anni a patto che non presentino disabilità accertata e siano rispettati i limiti reddituali. Mentre per i figli da 21 a 30 anni la detrazione sopravvive solo in presenza di specifici requisiti

I rilievi dell’Ufficio parlamentare di bilancio

Nella fotografia scattata dall’ultimo rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la curva attuale dell’Irpef da un lato offre maggiore stabilità al sistema, dall’alto aumenta la sensibilità dell’imposta all’inflazione, soprattutto per i lavoratori dipendenti

Riforma spinge il drenaggio fiscale

Il rapporto definisce la nuova struttura dell’imposta sui redditi “più progressiva” ma allo stesso tempo produce maggiore drenaggio fiscale. “L’intensificazione del prelievo derivante dall’interazione tra la dinamica retributiva e la progressività dell’imposta rischia di erodere in misura significativa gli incrementi delle retribuzioni, con potenziali ricadute negative sui consumi”, sottolinea l’Upb

Cosa s’intende per drenaggio fiscale

Per un’ampia di fascia di contribuenti gli aumenti salariali basati sul tasso di inflazione rischiano di spingere il reddito verso aliquote più alte e verso il taglio delle detrazioni. Secondo le considerazioni dell’Upb, nel periodo tra il 2022 e il 2025, ammonta a 370 milioni di euro il maggior prelievo da drenaggio fiscale associato a 2 punti percentuali di inflazione, il 13% in più

Chi colpisce di più il drenaggio fiscale

Secondo il rapporto Upb, il drenaggio fiscale colpisce in misura maggiore i lavoratori dipendenti ma con impatti differenti in base alla categoria professionale. Per gli operai la variazione percentuale dell’imposta è passata dal 3,2 al 5,5% mentre per gli impiegati dall’1,7 al 2,3%. "In assenza di un’indicizzazione dei parametri, verrebbero erosi anche i benefici che si intendevano apportare con le misure di sostegno al reddito, rendendole progressivamente meno efficaci", avverte l’organismo

Quanto costerebbe ridurre l'aliquota

A fronte di un carico fiscale crescente per il ceto medio, appesantito dalla stretta sulle detrazioni, il Sole 24 Ore stima in 4 miliardi di euro le risorse necessarie ogni anno per garantire un taglio dell’aliquota dal 35 al 33% ai redditi fino a 60mila euro

Dove reperire i fondi?

Per ridurre il carico all’intera fascia di reddito medio-alta che come affermato dalla premier Giorgia Meloni “rappresenta la struttura portante del sistema produttivo italiano e spesso avverte di più il peso del carico tributario”, l’Upb indica due possibili percorsi: “A meno di miglioramenti della dinamica della spesa netta rispetto a quanto inizialmente previsto, eventuali nuovi interventi dovranno trovare copertura attraverso aumenti di entrate o riduzioni di spese strutturali

Ipotesi concordato e ravvedimento

Risorse da destinare al taglio potrebbero arrivare dal ricorso al fondo istituto dalla Legge delega sul quale converge il maggior gettito frutto della riforma fiscale. Tra questi c’è il concordato biennale per le partite Iva che, come chiarito dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ha portato circa 1,6 miliardi nelle casse dello Stato. A questi andrebbero aggiunti altri 1,4 miliardi incassati con il ravvedimento speciale collegato al concordato. Sulla necessità di un intervento sull’Irpef, il vicepremier Antonio Tajani ha definito “prioritario il taglio dell’aliquota dal 35 al 33%” aprendo alla possibilità di “allargare la base” da includere nel secondo scaglione

 

Per approfondire: Decreto acconti Irpef 2025, nuove aliquote e detrazioni: cosa cambia