Spese Nato al 5%, dai soldati a satelliti e cybersicurezza: la lista degli investimenti

Economia
©Ansa

Introduzione

Come previsto dall’intesa siglata al vertice dell’Aja, entro il 2035 i 32 Paesi membri dell’Alleanza Atlantica si sono impegnati ad aumentare nei rispettivi bilanci nazionali i capitoli di spesa dedicati al comparto militare e di sicurezza. Secondo le stime gli interventi potrebbero superare complessivamente i 300 miliardi di dollari annui.

Quello che devi sapere

L’onere finanziario delle spese per la difesa

L’aggravio di costi riguarderà in particolare i Paesi che ad oggi non raggiungono il 3,5% del Pil, la soglia stabilita per le spese militari in senso stretto. La restante quota, pari all’1,5% sarà invece riservata a interventi collaterali al settore difesa come infrastrutture e telecomunicazioni strategiche. Tra i Paesi dove l’impatto dell’accordo si annuncia più modesto ci sono gli Stati Uniti di Donald Trump che per la difesa spendono già il 3,5% del Pil. In totale sono 22 i membri Nato che hanno oltrepassato la soglia del 2% fissata per la prima volta nel 2006.

 

Per approfondire: Spese Nato al 5%, come cambiano gli impegni dopo l’accordo e cosa farà la Spagna. I dati

L’onere finanziario delle spese per la difesa

Chi sono i maggiori Paesi contributori della Nato

Su un bilancio complessivo che lo scorso anno ha raggiunto i 1.434 miliardi di dollari, gli Stati Uniti occupano saldamente il primo posto tra i Paesi finanziatori. Nel 2024 Washington ha speso 968 miliardi di dollari, i due terzi del bilancio totale, davanti a Germania e Regno Unito, contributori rispettivamente per 86 e 81 miliardi. Sotto il podio si colloca invece la Francia che ha portato in dote 64 miliardi.

pubblicità

Quanto spende l’Italia

L’Italia occupa il quinto posto tra i Paesi contributori in termini assoluti con 35 miliardi di euro spesi lo scorso anno. Differente è la situazione se si considera la spesa in rapporto al Pil. Come mostrano i dati della Commissione Europea, nel 2024 Roma ha destinato una spesa dell’1,3% del Pil, lontana dal target del 2006. Stando alle prime stime occorrono circa 30 miliardi di euro all’anno per colmare il divario e toccare il 3,5% di spesa militare “pura”.

Meloni: "L'Italia farà la sua parte"

Sull'aumento delle spese Nato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha escluso il ricorso alla clausola di salvaguardia così come eventuali tagli alla spesa pubblica. "Non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a difesa e a tutela degli italiani", ha detto la premier dall’Aja. Un allarme è arrivato invece dalla Corte dei Conti, secondo la quale la partecipazione agli organismi internazionali si tradurrà per l'Italia nella necessità di fare "scelte difficili, vista la situazione di deficit di bilancio ancora consistente e il contesto ancora lontano  dall'ipotesi di costruzione di un sistema di difesa europeo".

pubblicità

Il “caso Spagna”

A tenere banco durante il summit in Olanda è stata anche la decisione della Spagna di limitare la spesa per la difesa al 2,1% del Pil. Il primo ministro Pedro Sanchez ha ribadito la convinzione che la garanzia di un esborso economico superiore ai 19 miliardi di euro messi in cantiere nel 2024, sarà sufficiente a raggiungere i target di capacità militari fissati a inizio giugno dai ministri della Difesa della Nato. Nonostante la rassicurazione su una "giusta flessibilità” ricevuta dal segretario generale della Nato Mark Rutte, la decisione è stata criticata dal presidente Usa Donald Trump che ha definito la scelta di Madrid “terribile” e minacciato di imporre “doppi dazi”.

Il primo check

Un primo tagliando sulla capacità di spesa dei paesi membri è atteso nel 2029 quando l’Organizzazione procederà a una verifica degli obiettivi militari che verranno aggiornati.

pubblicità

La quota di spesa “civile”

Come detto, nei prossimi dieci anni 1 punto e mezzo di Pil dovrà essere destinato a investimenti in settori civili collegati in qualche modo al comparto difesa e sicurezza. Tra questi rientrano la cybersicurezza e la tecnologia satellitare, aspetti di primo piano nell’ambito delle guerre “ibride”.

L’obiettivo

I Paesi membri hanno fissato l’asticella di incrementare di quasi un terzo (30%) le capacità militari complessive della Nato. L’aumento di spesa mira a potenziare la difesa aerea, la sicurezza informatica ma anche supporti strategici alle forze armate, dall’intelligence a logistica e satelliti. Il piano prevede inoltre di incrementare di un quinto il numero di sistemi antiaerei.

pubblicità

Verso aumento dei soldati

I prossimi anni potrebbero inoltre segnare l'incremento del numero di militari di stanza in tutti i Paesi Nato, un impegno che ricadrebbe soprattutto su Unione Europea e Canada. In Germania, il governo di Friedrich Merz ha annunciato la creazione di un “nuovo servizio militare attraente” che si basi sulla “partecipazione volontaria”. Nel piano del ministro della Difesa Boris Pistorius non è tuttavia esclusa la reintroduzione della leva obbligatoria.

Quali sono le minacce alla Nato

Nel documento congiunto dell'Aja, gli alleati hanno ribadito l'unità "di fronte a profonde minacce e sfide alla sicurezza, in particolare la minaccia a lungo termine rappresentata dalla Russia per la sicurezza euro-atlantica e quella persistente del terrorismo".

 

Per approfondire: Nato, Spagna dice no al 5% di spese militari. I motivi di Sanchez e lo scontro con Trump

pubblicità