Introduzione
La stretta sulla Naspi - introdotta dalla legge di Bilancio - prevede che l’indennità dal 2025 sia erogata solo se il lavoratore che perde involontariamente il lavoro, dopo aver dato le dimissioni dal rapporto precedente, abbia maturato almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo impiego. Ecco cosa sapere
Quello che devi sapere
I chiarimenti dell'Inps
Sulle novità è intervenuto l’Inps con una circolare, con alcuni chiarimenti. Si prevede che, “per gli eventi di cessazione involontaria intervenuti dal 1° gennaio 2025, il richiedente della prestazione deve fare valere almeno 13 settimane di contribuzione dall’ultimo evento di cessazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato interrotto per dimissioni o risoluzione consensuale, qualora tale cessazione volontaria sia avvenuta nei 12 mesi precedenti la cessazione involontaria del rapporto di lavoro per cui si richiede la prestazione Naspi”.
Per approfondire:
È possibile ottenere la Naspi a 15 anni? Cosa sapere
Le ipotesi escluse
Va tenuto però presente che la norma esclude dalle ipotesi di cessazione volontaria:
- le dimissioni per giusta causa,
- le dimissioni intervenute nel periodo tutelato della maternità e della paternità,
- le ipotesi di risoluzione consensuale intervenute nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, che consentono l’accesso alla prestazione Naspi.
- Tra le ipotesi di dimissioni per giusta causa (e quindi non rientranti nella stretta sulla Naspi) rientra anche quella relativa alle dimissioni a seguito del trasferimento del lavoratore ad altra sede della stessa azienda, a condizione che il trasferimento non sia sorretto da comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive e ciò indipendentemente dalla distanza tra la residenza del lavoratore e la nuova sede di lavoro.
- Infine, tra le fattispecie di risoluzione consensuale, è altresì fatta salva l’ipotesi della risoluzione consensuale a seguito del rifiuto da parte del lavoratore al proprio trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante oltre 50 chilometri dalla residenza del lavoratore o mediamente raggiungibile in 80 minuti od oltre con i mezzi di trasporto pubblici.
Cosa viene conteggiato
La legge che ha istituito la Naspi richiede che chi la vuole ottenere abbia lavorato almeno 13 settimane nei precedenti 4 anni. Queste 13 settimane sono in realtà definite come periodo di “contribuzione utile” che significa che al fine del conteggio non contano esclusivamente i giorni effettivamente lavorati, ma anche:
- i contributi accreditati per maternità obbligatoria;
- i periodi di lavoro all’estero in Paesi con convenzione bilaterale con l’Italia (in caso di Stati extra UE);
- i periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli.
L’Inps a questo proposito ha chiarito: “La norma introdotta dalla legge di Bilancio 2025 non incide sulla determinazione della misura e della durata della prestazione NASpI, il cui calcolo viene effettuato secondo le disposizioni di cui agli articoli 4 e 5 del decreto legislativo n. 22/2015, nonché secondo le indicazioni fornite con le relative circolari attuative (cfr. la circolare n. 94/2015)”.
Come si calcola la Naspi
L'indennità si calcola su base mensile, partendo dall'imponibile previdenziale degli ultimi 4 anni, diviso per le settimane di contributo e moltiplicato per 4,33. Il massimo mensile 2025 è fissato a 1.562,82 euro. La prestazione dura per un numero di settimane pari alla metà di quelle di contributo negli ultimi 4 anni (fino a 24 mesi). Dal 7° mese (8° per over 55), l'importo si riduce del 3% al mese.
Le tempistiche
La domanda va presentata entro 68 giorni dalla fine del rapporto lavorativo, tramite:
- sito INPS con SPID/CIE/CNS;
- patronato;
- centro di contatto INPS.
La decorrenza dell'indennità parte dall'ottavo giorno se si fa domanda entro 8 giorni dalla cessazione, altrimenti dal giorno successivo alla domanda. In caso di licenziamento per giusta causa, la decorrenza scatta dal 38° giorno. Si ricorda che chi vuole avviare un'attività autonoma o partecipare a una cooperativa può richiedere la NASpI in un'unica soluzione.
Identikit dei precettori della NASpi
Ma chi sono gli italiani che percepiscono la NASpI? BonusX qualche mese fa ha tracciato un identikit. Si tratta prevalentemente di uomini, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 35 e i 49 anni.La maggior parte di chi usufruisce del sostegno lo fa dopo un contratto di lavoro a tempo determinato, anche se l’incidenza di queste tipologie contrattuali è in diminuzione. Si riscontra invece “una certa crescita tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato”.
Per quanto riguarda i settori lavorativi, i beneficiari dell’indennità “appartengono principalmente a settori come i servizi e l'industria, con una predominanza tra i lavoratori dipendenti permanenti, mentre gli autonomi e i dipendenti a termine sono in calo”. Analizzando i dati digitali raccolti da BonusX, emerge come la domanda di informazioni e di richiesta della Naspi è particolarmente alta tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, con circa il 5% che l’ha richiesta due o più volte nell'arco di un anno. A livello territoriale, i principali poli di interesse sono città come Milano, Roma, Napoli e Torino.
Per approfondire:
L'identikit del percettore della NASpi Inps: i dati