Introduzione
Nel nostro Paese la spesa per le pensioni continuerà a crescere per altri 18 anni, fino cioè al 2043. Il peso del sistema previdenziale sulle casse dello Stato aumenterà. A pesare, in particolare, è "Quota 100" voluta dal governo gialloverde, con ulteriori problemi di sostenibilità del sistema nel lungo periodo.
I dati sono contenuti nell’ultimo aggiornamento della Ragioneria dello Stato. Ed emerge che, dopo il 2043, il costo delle pensioni inizierà sì una discesa, ma sarà lenta. Nel 2060 si arriverà sotto al 14% della ricchezza del Paese. Ecco quali sono gli scenari futuri
Quello che devi sapere
Il sistema pensionistico italiano
Il sistema pensionistico italiano è molto complesso e soggetto a riforme dal 1992. Ad oggi la politica si sta concentrando su misure a breve termine per evitare soluzioni “dolorose”, come quella dell’adeguamento alle aspettative di vita dell’età pensionabile (che dovrebbe aumentare a 67 anni e tre mesi nei prossimi mesi). In realtà, come spiega Il Corriere della Sera, a partire dal 2027, la legge prevede un incremento dell'età pensionabile di tre mesi in base all’aumento delle aspettative di vita. Ma il governo Meloni ha già fatto trapelare che questa misura sarà probabilmente "sterilizzata”, con l'intento di rinviarla alla prossima legislatura.
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I problemi
Il problema principale è che per l’Italia la spesa pensionistica rappresenta un fardello difficilmente sostenibile, perché il debito pubblico ha superato il 145% del Pil e la crescita economica quest'anno dovrebbe rimanere - secondo le stime - sotto l’1%.
Intanto, le previsioni Istat stimano che entro il 2040 il numero di lavoratori attivi in Italia diminuirà di 5 milioni, portando a una carenza di forza lavoro che potrebbe minare ulteriormente la crescita economica del Paese.
Il ruolo dell'immigrazione
In questo scenario, e con le prospettive di mancanza di lavoratori nel futuro, la questione dell'immigrazione torna centrale. Nel 2023 solo 9.528 lavoratori regolari hanno ottenuto il permesso di soggiorno a fronte di oltre 127 mila posti disponibili. Il governo intanto ha approvato un decreto flussi che consente l’ingresso di 450 mila immigrati regolari nel triennio 2024-2026. Ma le difficoltà burocratiche spesso riducono, e di molto, il numero di domande che si concludono con successo.
Per Bankitalia “più che gli ingressi per motivi di lavoro, le attuali politiche migratorie favoriscono i rincongiungimenti familiari. La complessità del quadro normativo, il cui impianto risale agli anni Novanta, e la frammentazione delle responsabilità tra diverse amministrazioni scoraggia ulteriormente l’ingresso di lavoratori stranieri”.
Inoltre, a livello generale, secondo l’Eurostat, nel 2035, la popolazione fra i 15 e i 74 anni diminuirà in Italia, rimarrà stabile in Francia e Paesi Bassi, mentre aumenterà in Spagna.
La proposta di Delrio
Graziano Delrio, ex ministro e oggi presidente della Commissione bicamerale sull’Immigrazione, ha proposto una semplificazione delle procedure, adottando modelli come quelli in uso in Canada e Australia, con il ricorso a un sistema di sponsorizzazione delle aziende in cerca di manodopera.
Il “tesoretto dei Tfr”
Intanto il 20 maggio il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha assicurato: il sistema delle pensioni in Italia è “sostenibile, il sistema regge”. Anche se le prospettive demografiche per l’Italia non sono rosee. Ma, proprio perché il sistema regge, perché non usare il “tesoretto dei Tfr” custodito dall’Inps nel suo conto di Tesoreria per “rafforzare le pensioni future” di giovani e meno giovani? La proposta arriva dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. “C’è un ragionamento da fare e stiamo cominciando a farlo”, ha annunciato in questo senso. “Non dico di fare una sorta di “banca Inps” né di tornare ad esperimenti falliti come FondInps”, ha specificato. Quei soldi lasciati dai lavoratori in azienda e poi depositati dalle imprese presso l'Inps “non possono essere dirottati sui fondi complementari senza causare un problema ai conti della stessa Inps e dello Stato”. Però, questa sarebbe la suggestione, “possono essere usati per produrre rendite che consentano alle persone di uscire prima dal lavoro”.
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