Introduzione
Da pochi giorni le accise sul carburante sono state riallineate secondo quanto previsto dalla riforma fiscale. Ecco cosa sapere su importi e spese coperte da queste tasse sul prezzo di diesel e benzina.
Quello che devi sapere
La novità
L'accisa sulla benzina scende a 15 euro per mille litri (1,5 centesimi al litro) passando a 713,40 euro per mille litri (la vecchia aliquota era di 728,40); l'accisa sul gasolio usato come carburante, invece, sale di 15 euro per mille litri (1,5 centesimi al litro) a 632,40 per mille litri (la vecchia aliquota era 617,40)
Per approfondire: Carburanti, in vigore da oggi le nuove accise: come cambiano i prezzi di benzina e diesel
Più spese per le auto a diesel e meno per quelle a benzina
Come evidenziano i dati di URAE (Unione Rappresentanti Autoveicoli Esteri) in Italia sono attualmente presenti 17.057.000 auto benzina (42% del totale delle vetture circolati) e 16.602.000 auto diesel (40,9% del totale), il Codacons ha calcolato che il riallineamento delle accise di 1,5 centesimi al litro costerà in totale 364,5 milioni di euro annui agli automobilisti che utilizzano un’automobile alimentata a gasolio: questo significa che la spesa per un pieno aumenterà di quasi un euro (0,915 euro IVA incusa, a vettura). Dunque, nell’ipotesi di due pieni al mese, si stima una maggiore spesa annua per il rifornimento del gasolio di 21,96 euro. In modo contestuale ci sarà anche una riduzione della spesa per chi dispone di un’auto a benzina: per le circa 17 milioni di vetture dotate di questa alimentazione su strada, si stima un risparmio complessivo annuo di 374,5 milioni di euro
Per approfondire: Accise carburanti, come potrebbe funzionare il riallineamento diesel-benzina
Cosa sono le accise
Ma cosa sono le accise? Le accise sono imposte sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo. Attualmente sono presenti quelle su benzina, gasolio, GPL e metano, introdotte originariamente per far fronte a esigenze di cassa
Le accise aggiunte nel corso degli anni
Diverse sono state le aggiunte nel corso degli anni:
- Il finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro);
- Il finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro);
- La ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro);
- La ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 con 10 lire (0,000516 euro);
- La ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, sempre con un’accisa di 10 lire (0,000516 euro);
- La ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976 con 99 lire (0,0511 euro);
- La ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 con un’imposta di 75 lire (0,0387 euro);
- La missione Onu in Libano (Italcon) del 1983 per 205 lire (0,106 euro);
- La missione in Bosnia con l’Onu del 1996 per 22 lire (0,0114 euro);
- Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 con un’accisa di 0,02 euro;
- L’acquisto di autobus ecologici nel 2005 con 0,005 euro;
- La ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 per 0,0051 euro;
- Il finanziamento alla cultura del 2001 con un’imposta che va da 0,0071 a 0,0055 euro;
- Il finanziamento della crisi migratoria libica del 2011 con un aumento di 0,04 euro;
- La ricostruzione in seguito all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 con 0,0089 euro;
- Il finanziamento del decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011 con un’imposta di 0,082 euro (0,113 sul diesel);
- La ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012 per 0,02 euro;
- Il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo con 0,005 euro;
- Il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1° marzo al 31 dicembre 2014)
L’accorpamento del 1995
La mancata abolizione di una parte delle accise è legata a quanto accaduto in anni più recenti. Nel 1995, sotto il governo di Lamberto Dini, le accise sono state inglobate in un’unica tassa indifferenziata, senza più riferimenti alle originali motivazioni per cui furono introdotte. Successivamente, con la Legge di Stabilità del 2013 (varata dal governo guidato da Enrico Letta) sono diventate delle vere e proprie tasse strutturali, che quindi rendono difficile l’abolizione soltanto di alcune, mentre un'eventuale operazione su tutte le accise creerebbe uno scompenso nei conti dello Stato
I prezzi di benzina e diesel tra i più alti d’Europa
I prezzi italiani di benzina e diesel sono tra i più alti di Europa: secondo quanto dichiara Assoutenti, le tasse (Iva e accise) pesano per il 61,1% sul prezzo finale della benzina e per il 57,2% su quello del gasolio. Le stime parlano che della spesa del 2023 sui carburanti, pari a 70,9 miliardi euro, ben 38,1 miliardi sono finiti nelle casse dello Stato a titolo di tasse. Il prezzo dei carburanti in Italia è uno dei più alti in Europa: attualmente il nostro Paese occupa il sesto posto nella classifica dei Paesi Ue con il gasolio più caro, e il settimo posto per il prezzo della benzina. Se però si considerano i listini al netto delle tasse, l'Italia scende al 17° posto in Europa per il prezzo della benzina e addirittura crolla al 22° posto per il diesel
I tagli degli ultimi anni
Tuttavia, negli ultimi anni, si è anche proceduto ad alcuni tagli: il primo era stato effettuato a marzo 2022 dal governo Draghi, e poi prorogato più volte fino al 18 novembre 2022. Anche il governo Meloni aveva prorogato la misura fino al 31 dicembre 2022, riducendo però nell’ultimo mese lo sconto a 15 centesimi al litro (e non più 25) su benzina e gasolio e a 5 centesimi (e non più 9) sul Gpl, prima della totale abolizione a partire dal 1° gennaio 2023
Per approfondire:Dal Cdm via al riordino delle accise, diesel più caro e scende la benzina