Spagna verso riduzione dell'orario di lavoro a parità di stipendio. E l'Italia?
EconomiaIntroduzione
Negli scorsi giorni il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato la diminuzione delle ore legali lavorate, per farle passare da 40 a 37,5 a settimana a parità di stipendio. Ora la proposta di legge dovrà passare il vaglio del Parlamento. "Aiutiamo a far sì chi le persone siano un po’ più felici", ha dichiarato la vicepremier e ministra del Lavoro, Yolanda Diaz, dicendo di pensare, ad esempio, a tutte le persone "che non riescono quasi a stare con i loro figli semplicemente perché non hanno tempo".
La norma comprende anche un registro digitale per tenere il calcolo in modo efficace delle ore effettive di lavoro, così come il diritto alla “disconnessione digitale” dei dipendenti al di fuori dell’orario professionale. Ecco tutto quello che c'è da sapere e quali sono le differenze con l'Italia
Quello che devi sapere
La posizione degli imprenditori
- Per una riuscita positiva dell'iniziativa di legge, il premier Sánchez ha fatto appello ai datori di lavoro perché si dichiarino favorevoli alla misura che, a detta sua, potrebbe avere un impatto estremamente positivo sulle aziende del Paese. Ma gli stessi imprenditori hanno espresso una certa perplessità sulla misura e messo in guardia il governo sull'impatto che la riduzione dell'orario di lavoro potrebbe avere sulle piccole e medie imprese chiedendo una contrattazione collettiva.
Per approfondire:
Riduzione dell'orario di lavoro, proposta di legge in stand by
L’iter parlamentare e lo scenario politico in Spagna
- Come detto, il provvedimento approvato è un “progetto di legge”, che ora inizierà l’iter parlamentare. Quindi la partita non è chiusa. A supporto della misura, comunque, ci sono i due maggiori sindacati della Spagna, Ugt e Ccoo. A livello politico, l’accordo di governo tra Psoe e Sumar, cioè i due partiti che sostengono l’esecutivo di Sánchez, prevedeva una riduzione dell’orario di lavoro a 38,5 ore settimanali nel 2024 e adesso, nel 2025, a 37,5. Il primo obiettivo non è stato però raggiunto nei tempi previsti e ora il governo sta cercando di accelerare sul secondo. Intanto, i partiti di opposizione, in particolare Popolari e Vox, si oppongono alla misura. Un possibile aiuto potrebbe però arrivare dagli indipendentisti catalani di Junts che potrebbero decidere di appoggiare la riforma.
La situazione in Italia
- E in Italia? Nel nostro Paese la discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro è in stallo. Nel 2023 alcune aziende hanno portato avanti accordi a livello interno, come ad esempio Intesa Sanpaolo, Lamborghini e Luxottica. Il contratto dei bancari ha poi previsto la riduzione dell’orario settimanale di 30 minuti.
Il problema della produttività
- C’è però da considerare che la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio non si sta diffondendo come soluzione collettiva. Il motivo? La produttività italiana, cioè il prodotto per ogni ora lavorata, aumenta molto lentamente e meno degli altri Paesi europei. E per potersi permettere una riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio servirebbe un aumento di produttività che al momento, appunto, non c'è.
- Guardando ai dati, si vede che negli ultimi 25 anni la produttività italiana è rimasta sostanzialmente ferma. Prendendo il 2015 come anno di riferimento in cui la produttività era a 100, nel 2000 era a 99, mentre nel 2024 era a 99,7. La Spagna, invece, all'inizio del secolo era a 86 e l'anno scorso era a a 104. Lo stesso vale per la Germania (passata da 87 a 106) e per la Francia (da 86,7 a 100). La media Ue ha visto una crescita ancora più accentuata: da 84,1 a 105,9.
- Secondo i dati Ocse, inoltre, l'Italia è il grande Paese europeo in cui si lavora più ore.
Il tema dei salari
- C’è poi il tema dei salari reali che, ad oggi, sono dell’8% più bassi rispetto al 2021. In questa situazione è quindi più verosimile che le persone tendano a chiedere ore di straordinario per arrotondare. E bisogna considerare anche la questione, come ricorda Il Corriere della Sera, dei part time involontari che sono circa il 60%: anche in questo caso i dipendenti chiedono di lavorare di più. Quindi per pensare a una riduzione dell’orario di lavoro sarebbe indispensabile avere, di partenza, alta produttività e buoni salari.
- Nello specifico, il Rapporto mondiale sui salari dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) certifica che l'Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo con salari reali inferiori a quelli del 2008. La crescita dei salari reali che si è determinata nel 2024 non è stata sufficiente a compensare le perdite salariali subite durante il periodo di alta inflazione. È il risultato peggiore dei Paesi del G20.
Per approfondire:
Salari reali in Italia, rapporto Ilo: inferiori di 8,7 punti sul 2008