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Giorgetti: "Tutti i dazi fanno male. Trump? Meritiamo molto, non ci aspettiamo niente"

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Dazi, Casa Bianca: disponibili ad accordo con Cina
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Dazi, Casa Bianca: disponibili ad accordo con Cina
00:01:49 min

"L'obiettivo è raggiungere il 2% del Pil alla difesa senza la sospensione del Patto di stabilità", ha affermato il ministro dell'Economia dopo l'Ecofin informale di Varsavia, specificando che "in caso di recessione lo stop è certo. Con minor crescita, nessuna manovra correttiva". Nelle scorse ore è arrivato anche il commento di Panetta, governatore di Bankitalia, al rating positivo di S&P: "Non sono sorpreso, anzi è ancora migliorabile. Le tariffe Usa? Vediamo l'impatto sul dollaro"

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"I dazi impliciti ed espliciti, non solo quelli di Trump, che ci sono in giro per il mondo - come il dumping che attua la Cina - fanno molto male all'economia italiana", ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell'Ecofin informale che si è tenuto a Varsavia, in Polonia. Sull'incontro previsto alla Casa Bianca tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Usa Donald Trump, Giorgetti ritiene che "meritiamo tanto e non ci aspettiamo niente".

"Patto sospeso in caso di recessione"

L'obiettivo del ministro dell'Economia è di raggiungere il 2% del Pil per la difesa "senza attivare la clausola nazionale" per la sospensione del Patto di stabilità. Ma precisa: "La Commissione dovrebbe valutare il fatto che a giugno c'è un vertice Nato in cui si definiranno gli impegni. Forse sarebbe anche il caso di valutare una certa flessibilità" sulla scadenza indicata a fine aprile per comunicare le decisioni sull'attivazione della clausola. In ogni caso, "se sono vere le previsioni di un disastro economico in relazione a una disastrosa politica commerciale, che pare accantonata per il momento, in automatico si va verso la recessione. E a quel punto mi sembra abbastanza scontata l'attivazione dell'articolo 25" che prevede, appunto, la sospensione al Patto. "Invece, se questre disastrose conseguenze economiche non ci saranno, perché questa guerra commerciale non parte, evidentemente l'articolo 25 non sarà attivato".

"Nessuna manovra correttiva con minor crescita"

Sempre a margine dell'Ecofin, Giorgetti esclude serva una manovra correttiva legata alle minori previsioni di crescita del Paese nel Def (lo 0,6%). "L'ho sempre detto che noi non avevamo bisogno di cambiare i nostri profili di contabilità anche in relazione alle previsioni di crescita. Certamente questo ci permette il rientro dell'indebitamento meno significativo di quello che avremmo auspicato. Però credo che appunto anche il giudizio dell'agenzia di rating confermino la corretta, prudente, umile, seria e responsabile azione del governo italiano su questa materia", ha detto.

"Rating migliorato? Meritato ma non atteso"

S&P ha alzato il rating dell'Italia a BBB+ con outlook stabile. Un miglioramento "ce lo meritavamo anche se non ce l'aspettavamo", ha detto Giorgetti, sottolineando che il "un giudizio su di me". Poi ha parlato del Safe, lo strumento Ue che dovrà erogare agli Stati 150 miliardi di euro di prestiti per investimenti nella difesa, similmente a quanto venne realizzato con lo strumento Sure durante il Covid. "Ho appena ascoltato una relazione di Bruegel, che notoriamente è un istituto non sovranista, che mette in dubbio l'effettiva convenienza di questo strumento. Dovrà essere ben valutata. Non abbiamo ancora capito, non solo per colpa nostra, in cosa consiste effettivamente". E poi: "Credo che alcuni dettagli che fanno sostanza su questo e sul cosiddetto Rearm manchino ancora e quindi manca anche la possibilità di fare" una valutazione.

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Bankitalia: "Il giudizio di S&P è ancora migliorabile"

Su S&P, dopo la soddisfazione espressa da Giorgetti, nelle scorse ore è arrivato anche il commento del governatore di Bankitalia Fabio Panetta dal Festival dell'economia a Trento. "Non sono sorpreso, anzi me lo aspettavo. Tre mesi fa lo avevo anche detto esplicitamente. Le condizioni dell'economia italiana sono cambiate, è cambiato il modo di condurre i conti pubblici che sono stati gestiti con ragionevolezza e non sono stati trattati come una variabile indipendente, con l'attenzione a coniugare le esigenze dell'economia con la necessità di contenere il debito elevato. Quindi migliorano le condizioni della finanza pubblica". E ancora: "Rispetto a 15 anni fa, quando ci fu il peggioramento delle valutazioni delle agenzie, sono migliorate le condizioni del sistema bancario, che allora erano deboli e in sofferenza. Oggi, invece, siamo un creditore nei confronti del Paesi esteri, quindi non solo non mi stupisce" la valutazione di S&P "ma potrebbe ancora migliorare la valutazione".

L'impatto dei dazi sul dollaro

"C'è un argomento che sta acquisendo sempre più rilevanza: quale sarà l'impatto dei dazi sul ruolo del dollaro. Come le misure in discussione negli Usa possano infuenzare il dollaro è un argomento importantissimo", ha affermato il governatore di Bankitalia  riferendosi alle tariffe di Trump. "Ci si interroga sulle conseguenze di tutto questo sul sistema monetario internazionale. Perché l'economia mondiale, il suo assetto, i rapporti internazionali, le relazioni commerciali, si reggono sul ruolo fondamentale del dollaro nell'economia mondiale e dopo il dollaro vi è l'euro", ha rimarcato.

L'urgenza di un euro digitale

"Gli strumenti di pagamento di oggi, per quanto evoluti, mostrano ancora limiti. Ed è in questo contesto che si colloca l'ambizioso progetto europeo dell'euro digitale: una forma digitale della moneta emessa dalla banca centrale, gratuita, accessibile a tutti, rispettosa della privacy e ancorata al valore stabile del contante", ha detto Panetta, parlando di "un'innovazione che non sostituirà le attuali banconote cartacee, ma le affiancherà, ampliando le nostre possibilità". Insomma, ha tagliato corto, "è arrivato il momento di farlo" perché lo Stato "non può essere assente nella moneta digitale".

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L'ipotesi di un titolo sovrano comune

"La moneta è uno degli elementi che contraddistinguono sovranità del Paese e forza economica di un Paese. Se non ci fosse l'euro, avremo tante monete molto meno rilevanti. Anche la Germania non conterebbe molto", ha spiegato Panetta. "Abbiamo una moneta che rappresenta un'economia che è il 20% del Pil mondiale. Chi oggi vuol investire in Europa ha titoli francesi, italiani e tedeschi. Se avessimo un titolo sovrano comune sarebbe più facile per gli investitori investire in Europa", ha evidenziato. Un "altro elemento è un mercato dei capitali unico. Non dobbiamo rinunciare al nostro mercato, ma potremmo avere un mercato dei capitali europeo per diversificare gli investimenti. Un terzo elemento è l'infrastruttura di pagamento", ha sottolineato il governatore di Bankitalia, spiegando che "l'impulso deve essere politico, dal Consiglio europeo e dagli Stati. Ci sono state già diverse iniziative verso il mercato dei capitali ma il problema è che si è divisi su questo e su dove debba stare la piazza finanziaria principale. Ma con il digitale questa discussione conta meno. Se abbiamo una normativa europea per finanziare imprese e gestire risparmi. Questo rafforzerebbe il ruolo dell'euro a livello internazionale".

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