
Introduzione
Nel corso della prima settimana di marzo la Banca centrale europea ha tagliato il costo del denaro per la sesta volta dallo scorso giugno, quando ha avviato il ciclo di allentamento. Questo ha prodotto un abbassamento dei tassi dei mutui: molte persone stanno perciò ipotizzando di poterne ottenere uno con cui acquistare la casa. Come spesso accade, però, non è chiaro se convenga scegliere il tasso fisso o quello variabile.
Quello che devi sapere
Il taglio della Bce nel dettaglio
- Di fronte a un'economia che arranca, e con l'inflazione che prosegue la discesa come previsto, seppure con un piccolo rialzo dovuto ai prezzi dell'energia, è stato apposto un nuovo taglio da 25 punti base che ha portato il tasso di riferimento, quello sui depositi, al 2,50%. Vengono così alleggerite le rate dei mutui fino a 200 euro l'anno, ad esempio, su un mutuo da 125 mila euro a 25 anni.
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"Il tasso fisso resta più conveniente"
- Secondo quanto riferito al quotidiano La Stampa da Nicoletta Papucci, Direttore marketing di MutuiOnline.it, le decisioni della Bce hanno inciso soprattutto sui tassi variabili: "Però il tasso fisso oggi rimane l’opzione più conveniente, con un TAN (tasso annuo nominale) medio del 2,81% a marzo". Il tasso variabile invece, "nonostante una riduzione di oltre 100 punti base in un anno, resta più oneroso del fisso (3,69% a marzo): su un mutuo trentennale da 140.000 euro questo si traduce in circa 24.000 euro di interessi aggiuntivi totali".
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Euribor previsto in discesa
- Al tempo stesso, si prevede un calo nei prossimi mesi dell’Euribor, cioè quel parametro utilizzato spesso come punto di riferimento e base per calcolare il tasso da utilizzare per un mutuo a tasso variabile.
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Cos’è la surroga del mutuo
- Sempre secondo Papucci, la surroga del mutuo potrebbe essere considerata come una leva per alleggerire la rata e farla pesare meno sul bilancio familiare. Consente di spostare il proprio mutuo ipotecario da una banca all'altra senza alcun costo per il trasferimento e senza essere soggetti a restrizioni significative. Questo sistema consente anche di richiedere un allungamento della durata del mutuo riducendo però l’importo della rata mensile. Trasferire il proprio mutuo permette inoltre di modificare i parametri del prestito (tasso di interesse e durata), ma non autorizza a cambiare l’importo del debito residuo, e questo è ciò che la rende una procedura molto conveniente. La surroga è accettata da una banca quando il residuo di mutuo da pagare è di almeno il 50% della somma totale del finanziamento
Il confronto variabile-fisso
- Spesso il tasso variabile è più basso del tasso fisso. È perciò più conveniente, ma in quanto variabile è meno stabile: quindi più rischioso, perché risente dell’andamento del mercato. Secondo Altroconsumo ci sono alte possibilità che entro la fine del 2025 il tasso variabile sia inferiore al tasso fisso e offra una una rata più bassa. La rata di un mutuo a tasso variabile però può aumentare del 30%, in scenari di stress anche del 50%. D’altro canto, il tasso fisso incorpora un’assicurazione contro qualsiasi scenario per tutta la durata del mutuo. L’associazione di consumatori ricorda che è sempre possibile estinguere un mutuo (rimborsando il debito per intero o parzialmente) in anticipo e senza nessuna penale di rimborso anticipato
Lagarde: “Crescita modesta, elevata incertezza”
- Il contesto economico, in generale e anche per via delle tensioni geopolitiche, resta un’incognita. Di certo c'è solo che l'economia dell'area euro "ha probabilmente visto una crescita modesta nel quarto trimestre 2024" e i primi due mesi del 2025 "hanno visto continuare la tendenza dello scorso anno", ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde, che vede un clima di "elevata incertezza" che trattiene gli investimenti. La ripresa, legata alla domanda, ci sarà "purché le tensioni commerciali non vedano un'ulteriore escalation". Una speranza vana visto che la minaccia dei dazi Usa incombe anche sull'Europa. E visto che già soltanto la minaccia mette un freno agli investimenti, lo staff Bce ha già incorporato in parte l'impatto sul Pil. Rispetto allo scorso dicembre, per quest'anno viene rivisto da 1,1% a 0,9% e il prossimo dall'1,4% all'1,2%. "Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026 riflettono la riduzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell'elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale", scrivono i tecnici di Francoforte.
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