Carri armati made-in-Italy: il viaggio di Sky TG24 nella fabbrica di La Spezia

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

Dentro lo stabilimento di Leonardo di mezzi corazzati e cannoni navali a La Spezia. La fabbrica lavora a pieno regime, punta a raddoppiare gli addetti ed espandersi in nuovi capannoni. Il reportage

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Una fabbrica che doveva essere venduta, perché non ritenuta più strategica. Con meno della metà del personale al lavoro rispetto agli anni ’80. Con una storia ultracentenaria alle spalle, ma senza un futuro chiaro di fronte. Questa era lo stabilimento di mezzi corazzati e bocche da fuoco di Leonardo a La Spezia (nello stesso distretto del cantiere navale di Muggiano), la vecchia fabbrica Oto Melara. Poi, in Ucraina è scoppiato un genere di guerra che si pensava dimenticato: ad alta intensità, combattuta con continui scambi di artiglieria e incursioni di mezzi corazzati. E, per il nostro Esercito focalizzato da 30 anni su missioni di pace di altra natura, è cambiato tutto.

Leonardo: sul personale siamo favoriti dalla crisi dell'auto

Oggi lo stabilimento lavora a pieno regime, con i suoi 1350 addetti, tra operai, tecnici e ingegneri. Il 43 per cento in più rispetto a cinque anni fa, e si punta a raggiungere i 1.900 entro un triennio. "Noi stiamo assumendo 250 persone all'anno, di tutte le tipologie" ci dice Luca Perazzo, responsabile sistemi di difesa Leonardo, "prendiamo prevalentemente tecnici e operai specializzati. Per la ricerca degli ingegneri siamo invece avvantaggiati dalla crisi odierna dell'automotive: sono in molti quelli che da fuori provincia preferiscono venire a lavorare da noi".

La fabbrica di carri armati si espande

Addetti che avranno bisogno di spazio: per rispondere all'aumento degli ordini di circa il 30% all'anno nel 2025 l'obiettivo è raddoppiare la capacità produttiva potenziale, con la rimessa a nuovo di capannoni in disuso e la possibile espansione verso la vicina ex centrale a carbone dell'Enel.

Cannoni navali, bocche da fuoco e mezzi corazzati

A La Spezia si producono cannoni navali per le marine di mezzo mondo, armati di munizioni guidate per colpire droni e missili in avvicinamento senza dover impiegare missili contraerei che costano 3-4 milioni l'uno. Sono le munizioni utilizzate dalla Marina italiana nel Mar Rosso per fronteggiare i missili e i droni dei ribelli Houthi. Si tratta di armi costruite da componenti al 99% europee, al di fuori del sistema di navigazione.

Ma la guerra di trincea in Europa ha risvegliato soprattutto gli ordini sul dominio terrestre. Leonardo qui installa i cannoni e l'elettronica sui mezzi corazzati prodotti da Iveco e richiesti dall'Esercito: oltre 500 VBM Freccia per il trasporto della fanteria e 150 Centauro 2, mezzi di ricognizione caccia-carro su cui c'è anche l'interesse del Brasile. Lo stabilimento ospita anche l’aggiornamento di 125 carri armati Ariete dell’Esercito italiano, progettati ormai negli anni ’80, che oggi secondo lo stesso Stato maggiore non risulta ormai operativo in 2 mezzi su 3. E nuovi ordini potrebbero arrivare dalla Difesa, per aggiornare e produrre nuovi obici da artigliera che sono stati parzialmente donati all'Ucraina.

I carri armati del futuro

E poi la grande commessa del futuro: a La Spezia saranno finalizzati quasi 300 carri armati di nuova generazione e oltre 1.000 mezzi corazzati di fanteria che nasceranno dall’alleanza tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall. Le prime consegne partiranno quest'anno e termineranno nel 2040. L’ex Oto Melara sarà la sede operativa della joint venture, che vale 23 miliardi di euro. Qui sarà montato sui Panther e Lynz tedeschi il cuore elettronico italiano dei sistemi di comunicazione e di puntamento. "Quello che abbiamo fatto assieme a Rheinmetall è un primo step verso la unificazione della difesa europea" - afferma Perazzo - "nel senso di usare mezzi che siano uguali tra di loro, per massimizzare l'efficienza della logistica e mettere a fattor comune gli acquisti". Una scelta di compromesso tra la volontà di mantenere tecnologia e occupazione in Italia, e la necessità di non frammentare ulteriormente la difesa europea sviluppando da zero un nuovo carro armato nazionale. 

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