Ia, spinge crescita Italia ma avrà effetti su 15 milioni di lavoratori: i posti a rischio

Economia
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Introduzione

L'Intelligenza artificiale può spingere la crescita del nostro Paese, tanto che il Pil italiano potrebbe aumentare in 10 anni dell'1,8%. Dall’altra parte, però, gli effetti dell’Ia possono avere un impatto su circa 15 milioni di lavoratori: può mettere a rischio fino a 6 milioni di posti di lavoro, con altri 9 milioni di lavoratori che dovranno integrare le loro mansioni con quelle dell'Intelligenza artificiale. Maggiormente a rischio chi ha un diploma e una laurea e, ancora una volta, le donne. È questo il quadro che emerge dal Focus Censis Confcooperative “Intelligenza artificiale e persone: chi servirà chi?”

Quello che devi sapere

“La persona va messa al centro”

  • Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando il report ha sottolineato che “quello che l'intelligenza artificiale si appresta a presentare al nostro Paese è un conto economico in chiaro scuro”. “Da qui al 2035 – ha spiegato – l'Ia porterà una crescita del Pil fino a 38 miliardi, pari al +1,8%. Ma 6 milioni di lavoratori sono a rischio sostituzione, mentre 9 milioni potrebbero vedere l'Ia integrarsi con le loro mansioni. Per un totale di circa 15 milioni di lavoratori sul totale esposti agli effetti dell'Ia”. Questi dati, ha avvertito Gardini, “dimostrano come il paradigma vada subito corretto: la persona va messa al centro del modello di sviluppo, con l'intelligenza artificiale al servizio dei lavoratori e non viceversa”

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Le professioni più esposte

  • Dallo studio emerge che le professioni più esposte alla sostituzione con l’intelligenza artificiale sono quelle intellettuali automatizzabili, come contabili e tecnici bancari. Mentre le professioni ad alta complementarità includono avvocati, magistrati e dirigenti

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Il grado di istruzione

  • Secondo il focus, il grado di esposizione alla sostituzione o complementarità cresce con l'aumentare del livello di istruzione: a dimostrarlo c’è il dato secondo cui nella classe dei lavoratori a basso rischio il 64% non raggiunge il grado superiore di istruzione e solo il 3% possiede una laurea. Per quanto riguarda le professioni ad alta esposizione di sostituzione, la maggior parte dei lavoratori (54%) hanno un'istruzione superiore e il 33% un diploma di laurea

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Le donne più esposte rispetto agli uomini

  • Le donne risultano più esposte rispetto agli uomini: rappresentano, infatti, il 54% dei lavoratori ad alta esposizione di sostituzione e il 57% di quelli ad alta complementarità

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Le differenze tra Paesi

  • Il gap non è solo di genere, ma anche nel confronto tra i sistemi imprenditoriali dei Paesi europei. Nel 2024 solo l'8,2% delle imprese italiane utilizzava l'Ia, contro il 19,7% della Germania e la media Ue del 13,5%. Il divario è particolarmente evidente nei settori del commercio e della manifattura, dove l'Italia registra tassi di adozione inferiori alla media europea. L'Italia, comunque, mostra un ritardo significativo nell'adozione dell'Intelligenza artificiale rispetto ad altri Paesi europei: secondo il Government Ai Readiness Index 2024, si posiziona al 25esimo posto, dietro a 13 Stati del Vecchio continente

Le previsioni

  • L'Italia, comunque, sta cercando di rimediare: per il biennio 2025-2026, sempre secondo il Focus Censis Confcooperative, il 19,5% delle imprese italiane prevede di investire in beni e servizi legati all'Ia. Le percentuali sono più alte nel settore informatico (55%) e più basse nella ristorazione (1,4%). Le grandi imprese, poi, mostrano una maggiore propensione all'investimento rispetto alle pmi

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Ricerca e sviluppo

  • I dati, rileva ancora Confcooperative, dimostrano impietosamente come sia necessario investire di più e meglio in ricerca e sviluppo. L'Italia investe l'1,33% del Pil rispetto alla media europea del 2,33%: l'obiettivo Ue è arrivare a una media del 3% per il 2030, una soglia già superata dalla Germania (che investe il 3,15%). La Francia, invece, investe il 2,18%: più di noi ma lontana dall'obiettivo fissato per il 2030

L’Ia sul luogo di lavoro

  • Secondo una recente rilevazione Censis, il 20-25% dei lavoratori utilizza strumenti Ia sul luogo di lavoro. Più nel dettaglio, il 23,3% utilizza l'Ia per la scrittura di mail, il 24,6% per messaggi, il 25% per la stesura di rapporti e il 18,5% per la creazione di un curriculum. I numeri salgono al diminuire dell'età. Un esempio: il 35,8% di lavoratori tra i 18 e i 34 anni utilizza l’intelligenza artificiale per la stesura di rapporti, contro il 23,5% tra chi ha più di 45 anni. Ancora: il 28,8% dei più giovani utilizza l’Ia per la scrittura di mail, a fronte di un 21,9% della fascia di popolazione che ha più di 45 anni. Non emergono, invece, vistose differenze tra i vari livelli di istruzione

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I settori più esposti a essere automatizzati

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