Prezzi automobili, con dazi Usa rischio rincari fino a 3mila euro nel 2025. I dati

Economia
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Introduzione

Secondo un’analisi di Federcarrozzieri, la stretta varata dal presidente americano Donald Trump sulle merci di Messico, Canada e Cina rischia di avere un impatto negativo sulle case automobilistiche di tutto il mondo. Con l’entrata in vigore dei dazi, prima annunciati e subito sospesi per Messico e Canada per un periodo di 30 giorni, l’associazione di categoria intravede un “effetto domino” che potrebbe travolgere l’intera filiera dell'automotive, dalla fabbricazione alla componentistica. Immediate sarebbero inoltre le ripercussioni dirette sul costo finale delle vetture commercializzate in Italia

Quello che devi sapere

Le perdite nel settore

  • Come emerge dalla proiezione stilata dall'associazione, alcune tra le principali case automobilistiche subirebbero un “duro colpo” anche nell’ipotesi in cui la stretta dovesse risparmiare l’Europa e limitarsi a Messico e Canada. Marchi come Volkswagen, Audi, Bmw, Stellantis, Honda, Hyundai, Kia, Mazda, Toyota e Nissan producono automobili nei due Paesi colpiti dalla scure Usa con conseguenti perdite

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: "Quanto sta facendo sul serio Trump con i dazi?"

Le perdite nel settore

Il caso del Messico

  • L’epicentro dell’effetto dazi sull’industria automobilistica è soprattutto il Messico, dove ogni anno vengono sfornate circa 3,5 milioni di autovetture. Dal Paese centro-americano arrivano la maggior parte delle auto Volkswagen vendute negli Stati Uniti, pari al 44% di quelle vendute in totale dal marchio tedesco nel 2024. Il Messico rappresenta uno sbocco primario sul mercato statunitense anche per Stellantis, Nissan, Mazda e Honda con percentuali che – sommate al Canada – arrivano al 40% delle vendite totali

Fino a 16 miliardi di perdite

  • Secondo gli analisti, l’impatto negativo dei dazi sulla produzione in Messico e Canada rischia di causare un ammanco di ricavi sul mercato statunitense che per Volkswagen potrebbe arrivare a 8 miliardi di euro. Mentre per Stellantis il danno economico sarebbe il doppio, pari a 16miliardi di euro. I dazi rischiano di causare alle case automobilistiche perdite tra il 5 e il 15%

I danni sulla componentistica

  • Come evidenzia l’analisi di Federcarrozzieri, i dazi potrebbero investire inoltre la filiera della componentistica. L’inasprimento sulle tariffe avrebbe un impatto sugli airbag e le cinture di sicurezza prodotte da Autoliv così come sugli pneumatici Michelin e Pirelli. E non verrebbero risparmiati nemmeno i sedili Yanfeng, i freni Brembo e i componenti per i motori elettrici prodotti da Eurogroup Laminations

Automobili più costose

  • Come detto, l’introduzione dei dazi porta conseguenze dirette sul mercato dei prezzi in tutto il comparto auto, dai veicoli nuovi ai pezzi di ricambio. Secondo un’elaborazione della sigla che riunisce le carrozzerie italiane, ipotizzando un rincaro dei listini pari al 10%, una Citroen C3 benzina nuova arriverebbe a costare per esempio 1.524 euro in più del prezzo attuale. Il costo risulta più salato anche per la Fiat Panda ibrida (1.595 euro), la Lancia Ypsilon ibrida (+2.390 euro) e decine di altri modelli. Per una Volkswagen T-Roc benzina il rialzo stimato supera i 3mila euro (3.035)

La corsa dei prezzi

  • Per Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, i dazi frutto del nuovo corso protezionistico Usa rischiano di determinare una nuova impennata dei listini delle auto. “Nel 2024 il prezzo medio di una autovettura si è attestata in Italia a 30.096 euro, con una crescita del +43% rispetto al periodo pre-Covid quando il costo non superava i 21mila euro”, sottolinea Galli, che intravede rincari medi tra i 2.500 e i 3mila euro sul prezzo attuale

Ue: “No a barriere ingiustificate”

  • Per scongiurare il rischio di dazi sui propri prodotti, l’Unione Europa insiste sul mantenimento di un canale di dialogo con gli Stati Uniti. “Ci opponiamo a barriere ingiustificate al commercio equo e restiamo pienamente impegnati a garantire parità di condizioni”, ha affermato il portavoce della Commissione Ue Olof Gill secondo il quale con Washington è ancora il “momento della collaborazione, non dello scontro”

L'ipotesi di contro-dazi europei

  • Nelle ultime ore era circolata l’ipotesi dell'introduzione di contro-dazi europei in risposta all'offensiva commerciale americana, una prospettiva che secondo il Codacons porterebbe dritto ad una “raffica di rincari” sui consumatori, italiani inclusi

L'import in Italia di prodotti Usa

  • L’associazione dei consumatori calcola che l’Italia importa ogni anno circa 25,2 miliardi di euro in prodotti made in Usa. Eventuali contro-dazi europei farebbero sentire i propri effetti soprattutto su prodotti e preparati farmaceutici che valgono 4,3 miliardi di import

Prodotti Usa più colpiti

  • Oltre al settore automobilistico, l’inasprimento dei prezzi potrebbe colpire i beni di largo consumo come i prodotti agricoli, alimentari e le bevande che l’Italia importa per quasi 1,4 miliardi di euro dalle aziende statunitensi. Una cifra analoga (1,41 miliardi) è quella relativa all’import di computer e prodotti elettronici mentre ammonta a mezzo miliardo la spesa per apparecchiature elettriche e per la casa. A questi si aggiungono le importazioni di prodotti per autoveicoli e rimorchi (406 milioni), articoli in carta (350milioni) e quelli in pelle e di abbigliamento (270milioni)

Per approfondire: Trump: "Mi impegno ad acquistare Gaza. Annuncerò dazi al 25% su acciaio e alluminio"