Pensioni, nel 2040 potrebbero servire 68 anni e un mese per la "vecchiaia". Le previsioni

Economia
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Introduzione

La Ragioneria generale dello Stato ha diffuso le stime sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario. Emergono diverse previsioni. Fra queste, l’ipotesi che nel 2040 possano servire tredici mesi in più delle attuali soglie pensionistiche per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata utilizzando i soli contributi versati, a prescindere dall’età. Questo dato si ricava dall’adeguamento dei requisiti all’aspettativa di vita. Per avere informazioni più precise bisogna però aspettare le nuove proiezioni dell’Istituto nazionale di statistica

Quello che devi sapere

Cosa prevede la Ragioneria

  • Più nel dettaglio, la Ragioneria generale dello Stato colloca – sempre nel 2040 – a 68 anni e 1 mese il limite per la “vecchiaia” (al momento non si oltrepassano i 67). L’uscita del lavoro per via anticipata – indipendentemente dall’età – è invece fissata da Rgs a 43 anni e 11 mesi di contribuzione per gli uomini e 42 anni e 11 mesi per le donne. Al momento questi requisiti sono invece 42 anni e 10 mesi e 41 e 10 mesi.

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Il dubbio del governo

  • Nel frattempo, come noto, l’esecutivo sta cercando di capire se sia il caso di attivare o no gli aggiornamenti relativi alla speranza di vita già nel 2027. Secondo le ultime ipotesi della Ragioneria, questo procedimento dovrebbe far allungare di tre mesi i requisiti ora previsti per entrambe le modalità di uscita dal mondo del lavoro 

Come è stato stilato il rapporto

  • Il documento del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato tiene conto “del quadro macroeconomico sottostante al Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSBMT) 2025-2029 e delle revisioni statistiche ai Conti economici nazionali rilasciate da Istat nel settembre 2024, nonché delle più recenti previsioni demografiche Istat formulate nell’ambito dello scenario di lungo periodo. L’orizzonte previsionale di breve periodo si estende su quattro anni, dal 2024 al 2027”. Le previsioni, si legge nel testo, “sono elaborate sulla base della normativa vigente al momento dell’approvazione del PSBMT; pertanto, non tengono conto degli effetti derivanti dalle misure contenute nei provvedimenti successivi e, in particolare, nella legge di Bilancio 2025, delle quali si darà conto nel prossimo Rapporto”

Parametri demografici del futuro

  • Vengono riportati alcuni parametri demografici che si basano sulla previsione della popolazione Istat (popolazione “mediana”) con base 2023. Il tasso di fecondità è leggermente crescente dall’1,20 del 2023 all’1,44 del 2070 (1,46 nel 2080), con una crescita accelerata nella prima parte (metà dell’incremento complessivo è raggiunto entro il 2037); la speranza di vita al 2070 raggiunge 85,8 anni per gli uomini e 89,2 anni per le donne (gli stessi valori al 2080 sono 86,1 per i maschi e 89,7 per le donne), con un incremento, rispettivamente, di 4,7 e 4 anni rispetto al 2023 (tale incremento è pari a 5 anni e 4,5 anni se riferito al 2080); il flusso migratorio netto si attesta su un livello medio annuo di poco inferiore a 180 mila unità (176 mila se riferite al 2080), con un profilo decrescente fino al 2037 e poi sostanzialmente stabile

In pensione a 70 anni nel 2067

  • La Ragioneria prevede una soglia per la pensione di vecchiaia a 67 anni e 5 mesi nel 2030, a 68 anni e 1 mese nel 2039 e nel 2040. Si arriva a 70 anni nel 2067 e a 70 anni e 8 mesi nel 2083 e nel 2084. Il requisito per l’anticipo con i soli versamenti a prescindere dall’età dovrebbe seguire lo stesso ritmo: 43 anni e 3 mesi per gli uomini nel 2029 e 2030, 43 anni e 11 mesi nel 2039 e 2040, 46 anni nel 2069 e 46 anni e 6 mesi nel 2083 e 2084. In tutti i casi le donne potrebbero accedere al cosiddetto “anticipo” con 12 mesi in meno degli uomini

In dieci anni 2,5 milioni di occupati in meno

  • Intanto, il Cnel ha diffuso il rapporto "Demografia e forza lavoro". Emerge che nei prossimi 10 anni avremo un calo di 2,5 milioni di occupati come solo effetto dell'azione demografica. "Se negli ultimi decenni il fenomeno principale a cui siamo andati incontro è l'invecchiamento della forza lavoro e un cambiamento della composizione interna alle aziende a sfavore del peso delle nuove generazioni - spiega il rapporto - nei prossimi decenni il rischio è di andare incontro anche ad una riduzione quantitativa complessiva della forza lavoro. Se, infatti, non contrastata da un adeguato aumento del tasso di occupazione delle nuove generazioni (sul versante maschile e femminile) attualmente a livelli tra i più bassi in Europa, l'azione delle dinamiche negative della demografia è tale da far progressivamente riscalare verso il basso tutte le età lavorative".

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