Turismo, al via le sanzioni per chi non ha il Cin. Cosa è cambiato per gli affitti brevi
EconomiaIntroduzione
Con l’inizio del nuovo anno sono entrate in vigore le novità nelle regole per gli affitti brevi. Una di queste è l’obbligo per tutte le strutture ricettive (e anche per gli immobili affittati per brevi periodi) di avere un Codice identificativo nazionale, chiamato Cin, da esporre nello stabile. Alla data del 2 gennaio, il 78,97% delle strutture ricettive e degli appartamenti registrati nella banca dati delle strutture ricettive (451.262 su 571.411) risultava in possesso del codice.
Quello che devi sapere
I dati e le regioni con più codici
- Sul sito istituito dal Ministero del Turismo è possibile monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento nei vari territori. Le regioni in cui è stato rilasciato il maggior numero di Cin sono la Toscana (54.148), il Veneto (48.751), la Lombardia (48.469), il Lazio (40.254), la Puglia (36.722) e la Sicilia (35.418). Inoltre, il sito offre ai turisti la possibilità di verificare l'autenticità di ogni singolo codice.
Per approfondire: Affitti brevi, i turisti preferiscono gli appartamenti agli hotel. I DATI
Le sanzioni
- La sanzione applicabile, a partire dal 2 gennaio 2025, varia da euro 800 a euro 8.000 in caso di strutture o immobile privi di Cin e da euro 500 a euro 5.000 in caso di mancata esposizione del Cin all'esterno dello stabile in cui è collocato l'appartamento o la struttura o di mancata indicazione del Cin in ogni annuncio ovunque pubblicato e comunicato. È inoltre prevista una sanzione da euro 500 a euro 5.000 a carico dei soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e dei soggetti che gestiscono portali telematici, da applicarsi in caso di mancata indicazione del Cin in ogni annuncio
La soddisfazione di Federalberghi
- "Il codice identificativo nazionale è uno strumento utile, che auspichiamo contribuisca alla bonifica di un mercato che purtroppo è ancora inquinato da situazioni sommerse, illegali o borderline”, auspica Federalberghi. "Il Cin nazionale - spiegano gli albergatori - sarà utilizzato anche sul fronte della trasparenza fiscale. La legge di bilancio 2025 ha infatti previsto l'indicazione del Cin nelle dichiarazioni fiscali e nella dichiarazione unica nonché nelle comunicazioni concernenti le transazioni effettuate sui portali, che gli intermediari devono inviare annualmente all'Agenzia delle Entrate”. Federalberghi e le associazioni territoriali degli albergatori, con il supporto del ministero del Turismo e delle Regioni, "hanno fornito assistenza a migliaia di strutture che risultavano prive del codice, assistendole nel percorso di perfezionamento della pratica”
I nodi da risolvere
- Le difficoltà riscontrate, spiega Federalberghi - sono in prevalenza attribuibili alle imprecisioni contenute nei data base che hanno alimentato la banca dati nazionale. Ad esempio, se gli estremi della struttura o del titolare non sono esatti o aggiornati, il sistema non consente l'abbinamento automatico delle richieste. Tra le strutture che mancano all'appello ci sono anche casi di "falsi negativi", dovuti alla presenza in data base di record duplicati, con la prima posizione già in possesso del Cin e il doppione che all'apparenza risulta privo". "Nell'invitare i ritardatari a non indugiare, confidiamo che il periodo di rodaggio sia ispirato da un principio di ragionevolezza, salvaguardando la posizione di tutti coloro che, pur non essendo ancora in possesso del Cin, possano dimostrare di aver presentato la richiesta
Come fare domanda
- Per il Cin, è necessario presentare domanda sul portale del ministero dello Sviluppo e del Made in Italy (impresainungiorno.gov). È qui che si fa richiesta per aprire un’attività d’impresa anche se si affitta la casa di proprietà dove si vive e lo si fa solo qualche volta su Airbnb. La domanda sul portale diventa di fatto una dichiarazione di inizio attività che viene girata automaticamente al Comune dove è accatastato l’immobile in questione. Dal momento in cui viene presentata la domanda, devono passare almeno 30 giorni in attesa che i Comuni rispondano. L’ok allo Sportello unico attività produttive (Suap), serve per avere il Cir, Codice Identificativo Regionale, propedeutico all’attivazione del Cin, Codice Identificativo Nazionale, rilasciato dal ministero del Turismo. Senza il Cin, scattano le multe. Non solo, Airbnb escluderà automaticamente chi non ne è in possesso impedendo anche le prenotazioni
Le keybox
- Intanto continua a far discutere la recente circolare del Ministero dell’Interno che ricorda ai locatori l’obbligo di identificare de visu gli ospiti, con annesse iniziative di rimozione delle keybox, vale a dire le cassette porta chiavi con codice segreto. Il Viminale ha vietato l’uso del self check-in e delle keybox, perché contrastano con le norme sulla sicurezza nazionali ed europee. Di fatto la circolare ministeriale impone il divieto dei check-in a distanza, rendendo così inutile il ricorso a lucchetti e cassettine
Come comunicare i dati degli ospiti
- I dati relativi alle generalità delle persone alloggiate devono essere comunicate attraverso il sistema "Alloggiati Web" entro le 24 ore successive all'arrivo degli ospiti, mentre per i soggiorni non superiori alle 24 ore la comunicazione deve avvenire entro le 6 ore successive. In caso di violazione, la sanzione prevede l'arresto fino a 3 mesi o l'ammenda fino ad 206 euro
Ad affitti brevi destinati 1,3% immobili
- Le locazioni brevi generano un impatto economico sull'economia italiana di 7,9 miliardi di euro, ha sottolineato Confedilizia riportando i dati di uno studio di Nomisma: il fatturato annuo diretto dei proprietari e dei servizi che gravitano intorno agli appartamenti locati ammonta a 3,8 miliardi, ma a questi vanno sommati un miliardo di impatto indiretto, composto, per esempio, dai fornitori dei prodotti per la pulizia degli alloggi, e 3,1 miliardi di indotto generati dall'aumento della domanda prodotto dai redditi incamerati dai proprietari oppure dalla spesa sul territorio dei turisti aggiuntivi attirati dalle locazioni brevi. I benefici per l'economia "vengono raggiunti in realtà attraverso un utilizzo molto limitato del patrimonio immobiliare del Paese", sottolinea l'associazione evidenziando che secondo Nomisma ad essere interessato da locazioni brevi è solo l'1,3% di tutti gli appartamenti esistenti. "Se poi consideriamo solo quegli immobili che sono utilizzati esclusivamente per locazioni brevi e che vengono destinati all'alloggio turistico per più di 120 notti all'anno, si scende a una frazione minuscola, solo lo 0,11% delle case”.
Per approfondire: Affitti brevi, Airbnb rimuoverà dal sito gli annunci senza codice dal 2025. Cosa succede