Spesa e consumi, oltre 2,3 milioni di famiglie italiane non possono permettersi la carne
EconomiaIntroduzione
La situazione delle persone che non possono permettersi di portare in tavola un pasto proteico come carne o pesce ogni due giorni è più grave per le persone sole con meno di 65 anni e per i genitori soli con figli adulti. Lo riporta la Coldiretti, che organizza la spesa sospesa per le famiglie bisognose in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.
L'Unione Nazionale Consumatori calcola un generale calo dei consumi di 506 euro all'anno e rimarca che a tavola "ora si mangia lo 0,9% in meno rispetto al 2022, con una riduzione di cibo pari a 58 euro su base annua".
Quello che devi sapere
Oltre 2 milioni di famiglie non riescono a comprare un pasto proteico
- Sono 2,3 milioni le famiglie italiane che secondo dati Istat non possono permettersi di portare in tavola un pasto proteico come carne o pesce ogni due giorni, quasi una su dieci tra quelle presenti nel nostro Paese. In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione (che si celebra oggi, 16 ottobre) Coldiretti offre la possibilità ai consumatori di fare una donazione libera per acquistare prodotti nei mercati degli agricoltori a chilometri zero a favore dei più bisognosi. È la cosiddetta "spesa sospesa" che si terrà nei mercati contadini di Campagna amica
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Le persone più a rischio
- Per Coldiretti, "la situazione di deprivazioni è più grave per le persone sole con meno di 65 anni e per i genitori soli con figli adulti, ma il disagio riguarda anche nell'ordine le coppie senza figli con meno di 65 anni, i genitori soli con figli minori e le coppie con figli minori"
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In tre milioni costretti a chiedere aiuto
- Inoltre, secondo i dati del Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead), la situazione del disagio alimentare nel nostro Paese è simboleggiata anche dalle 3,1 milioni di persone, tra italiani e stranieri, che sono costrette a ricorre ad aiuto per mangiare, tra le mense delle associazioni caritatevoli e la distribuzione dei pacchi alimentari, con una percentuale cresciuta nel corso degli ultimi anni. Sul modello dell'usanza campana del 'caffè sospeso' - quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo - la Coldiretti ha raccolto sino ad oggi oltre 10 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani
Gli effetti dell'inflazione
- Secondo quanto rilavato dall’Istat in merito all’andamento della spesa per i consumi nel 2023, sono molte in effetti le famiglie che stanno frenando gli acquisti, anche di beni basilari come il cibo. Colpa soprattutto dell'inflazione
Limiti al consumo
- Gli italiani si trovano a fronteggiare i rincari "risparmiando meno o attingendo ai risparmi, ma anche modificando le proprie abitudini di spesa". Sono aumentate le famiglie che hanno provato a limitare la quantità e/o la qualità del cibo acquistato: una 'stretta' adottata in pratica da quasi una famiglia su tre (31,5% contro il 29,5% del 2022)
Assoutenti: "Dieta forzata"
- Con il carovita la spesa mensile degli italiani si riduce in termini reali. "Nel 2023 - rileva l'Istat - la spesa media mensile per consumi delle famiglie in valori correnti è pari a 2.738 euro, in aumento del 4,3% rispetto al 2022 (2.625 euro), ma in termini reali si riduce dell'1,5% per effetto dell'inflazione che viaggia al 5,9%". Insomma, non solo si spende di più per comprare di meno ma "si cambia anche in peggio lo stile di vita" avvertono le associazioni dei consumatori. Assoutenti parla di "dieta forzata" e di una "situazione che prosegue anche nel 2024 tenuto conto che nei primi otto mesi dell'anno il calo degli acquisti dei generi alimentari ha raggiunto il -1,1% su base annua"
Unione nazionale consumatori: "Calo dei consumi di 506 euro all'anno"
- L'Unione Nazionale Consumatori calcola un generale calo dei consumi di 506 euro all'anno e rimarca che a tavola "ora si mangia lo 0,9% in meno rispetto al 2022 con una riduzione di cibo pari a 58 euro su base annua". Ma a preoccupare di più è il circolo vizioso di una discesa dei consumi che marcia di pari passo all'inarrestabile contrazione della produzione industriale. Ad agosto scorso si è registrato un calo tendenziale per il diciannovesimo mese di fila. Il ribasso del 3,2% rilevato dall'Istat certifica un declino che "riflette le difficoltà della domanda delle famiglie e di molti Paesi verso cui è orientato il nostro export", osserva l'Ufficio studi di Confcommercio secondo cui "per raggiungere la crescita dello 0,8% nel 2024 è necessario che anche l'industria dia segnali concreti di ripresa nella parte finale dell'anno, ripresa che potrà esserci solo con il contributo di un'accelerazione della domanda per consumi"
L'avvertimento della Bce
- Ma la nostra crisi dell'industria si riflette in quella dell'intera area euro dove non si intravedono "indicazioni di ripresa in tempi brevi". L'avvertimento arriva dalla Bce che esprime preoccupazione per "il quadro complessivo delineato dagli ultimi indici Pmi col manifatturiero "in territorio decisamente negativo a 45,72" e rimarca quanto "la debole crescita" della Germania pesi sulla crescita dell'intera area euro con "significative sfide strutturali"
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- In tre milioni costretti a chiedere aiuto
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- Assoutenti: "Dieta forzata"
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