Pensioni, minime in aumento e incentivi per restare al lavoro: novità della Manovra 2025

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Introduzione

Prima di capire cosa effettivamente entrerà nel testo della Legge di Bilancio bisogna sapere con certezza quali saranno i fondi disponibili. Inizia però a comporsi un quadro di quelle che sarebbero le intenzioni del governo per il capitolo pensionistico. Si va dallo stop al pensionamento d'ufficio per gli over 65 negli uffici pubblici a una rimodulazione del Bonus Maroni e alla proroga di Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale. Ecco cosa sappiamo finora

Quello che devi sapere

Manovra 2025, gli interventi sulle pensioni

  • Il capitolo sulle pensioni resta al centro del dibattito politico in vista della prossima Legge di Bilancio per il 2025. Le voci sulle imminenti mosse del governo continuano a rincorrersi, mentre i tecnici sono al lavoro per mettere nero su bianco a quanto ammonteranno effettivamente le risorse disponibili. Solo in quel momento si potrà decidere una volta per tutte cosa entrerà nel testo della Manovra e cosa no. Dall’innalzamento delle pensioni minime alla proroga di Ape Sociale e a nuovi incentivi per restare al lavoro, sono però già molti gli interventi di cui si parla

Per approfondire:

Pensioni, si pensa a un intervento su quelle minime: ecco cosa potrebbe cambiare

Verso una rimodulazione del Bonus Maroni

  • Il governo di Giorgia Meloni sta lavorando a una rimodulazione del cosiddetto Bonus Maroni, incentivo economico che dovrebbe convincere i pensionandi a rimanere al lavoro pur avendo già maturato i requisiti per lasciarlo. Al momento chi ha maturato i requisiti per accedere a Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) può chiedere di avere in busta paga la propria quota di contributi - il 9,19% a carico del lavoratore - ma nel 2024 sono poche centinaia le persone che hanno deciso di farlo

Gli incentivi per rimanere al lavoro: le ipotesi

  • Stando a quanto è trapelato, l’esecutivo starebbe ragionando sull'esenzione fiscale dei contributi a carico del lavoratore, oppure su una vera e propria riduzione della tassazione (sulla scia di quanto previsto per gli aumenti previsti dai contratti di secondo livello). Un’altra ipotesi allo studio è il mantenimento della quota di pensione piena per chi decidesse di continuare a lavorare, considerando per la parte in busta paga una contribuzione figurativa. Proprio quest’ultima possibilità potrebbe toccare non solo chi ha i requisiti per Quota 103 ma anche chi ha raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi versati

L’indicizzazione per tutti gli assegni

  • Sembra che per non far diminuire gli assegni dal prossimo anno verrà assicurata l'indicizzazione piena all’inflazione per tutti gli assegni, a fronte di un tasso che rispetto allo scorso anno si presenta attualmente in forte discesa

Stop al pensionamento d'ufficio per over 65 negli uffici pubblici

  • Si discute anche della possibilità per i lavoratori pubblici che hanno compiuto 65 anni e hanno 42 anni e 10 mesi di contributi - e che hanno quindi la possibilità di andare in pensione anticipata (41 e 10 per le donne) - di restare al lavoro, su base volontaria, senza che l'amministrazione possa mandare in pensione come avviene ora. Si andrebbe così a uniformare il sistema pubblico a quello privato: il datore di lavoro può mandare in pensione solo all'età di vecchiaia (67 anni), mentre il lavoratore può decidere in autonomia di andarci prima se ha maturato i requisiti per farlo

Ape sociale

  • Dovrebbe poi essere riconfermata per il 2025 Ape sociale, l’anticipo pensionistico – introdotto nel 2017 – per determinate categorie di lavoratori considerati più vulnerabili. Nello specifico è rivolta ai caregiver, ai disoccupati, a chi ha svolto a lungo mansioni gravose e a chi ha un'invalidità civile almeno al 74%. Come regola generale è necessario aver versato almeno 30 anni di contributi, che nel caso dei lavori gravosi aumentano fino a 36 anni. C’è poi un requisito anagrafico da rispettare, reso più stringente lo scorso anno: aver raggiungo i 63 anni e 5 mesi di età (prima ci si fermava a 63 anni). All’orizzonte c’è anche la proroga di Quota 103, nella sua versione contributiva

Opzione donna

  • Si va verso la riconferma anche di Opzione donna, la possibilità per alcune categorie di lavoratrici di andare in pensione anticipatamente con il sistema contributivo. Come nel caso dell’Ape sociale, lo scorso anno si sono strette le maglie anche di questa possibilità: si può accedere all’Opzione solamente se si sono compiuti i 61 anni di età (prima erano 60), se si sono versati 35 anni di contributi e se si è in presenza di cause di disagio accertato (come se si è caregiver, se si è subita una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74% o in caso di licenziamento da imprese per cui è attivo un tavolo di confronto). Va però ricordato che il requisito anagrafico viene ridotto di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due anni

Silenzio-assenso per il Tfr

  • E ancora, il governo sta pensando all'adozione di un nuovo semestre di silenzio assenso per il conferimento del Tfr alla previdenza integrativa, non solo per i neoassunti ma anche per chi è già occupato. In quest’ultimo caso bisognerebbe comunicare esplicitamente di non voler conferire il Tfr in maturazione ai fondi.

Per approfondire:

Tfr nei fondi pensione, a quanto ammonterebbe la rendita? I calcoli