Pensioni, torna il bonus Maroni per ritardare l’uscita dal lavoro: come funziona

Economia
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Introduzione

La misura assicura un aumento di stipendio netto attraverso un esonero contributivo a chi sceglie di rimandare la pensione: si può richiedere attraverso il sito internet dell’Inps, il contact center oppure i servizi telematici. Spetta ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato che entro il 31 dicembre 2024 avranno maturato i requisiti per la pensione anticipata Quota 103.

 

L’erogazione del bonus è prevista dal 2 agosto 2024 al 1° novembre 2024, in base alle categorie a cui appartengono i dipendenti che hanno diritto all’incentivo. 

Quello che devi sapere

Torna il bonus Maroni

  • Fra gli strumenti del sistema previdenziale spunta anche una riedizione del cosiddetto bonus Maroni, destinato ai dipendenti che decidono di continuare a lavorare invece di accedere all'uscita anticipata. Chi utilizza questa misura quindi non aderisce a Quota 103, pur avendone i requisiti, e aspetta di aver maturato il diritto al trattamento di pensione ordinaria (67 anni anagrafici e almeno 20 anni di contributi versati). Lo scopo del bonus, quindi, è premiare chi allunga la sua permanenza nel mondo di lavoro

Per approfondire: Bonus Maroni, ad agosto il primo pagamento per chi rinuncia a Quota 103: cosa sapere

Cos’è Quota 103

  • Da ricordare che Quota 103 è lo strumento di flessibilità in uscita che consente il prepensionamento a coloro che, entro il 31 dicembre 2024, abbiano compiuto 62 anni di età e versato almeno 41 anni di contributi. La misura è stata confermata nella legge di Bilancio 2024

Cos’è e che tempistiche ha

  • Il cosiddetto bonus Maroni è un incentivo simile a quello già attivo dal 2004 al 2007: assicura un aumento di stipendio netto attraverso un esonero contributivo. Per il 2024 è pari al 9,19%. L’erogazione del bonus è prevista dal 2 agosto 2024 al 1° novembre 2024, in base alle categorie a cui appartengono i dipendenti che hanno diritto all’incentivo

Come funziona

  • Nello specifico, chi sceglie di ritardare la pensione può percepire uno stipendio più alto perché si vedrà ridurre i contributi (gli stessi che di norma vengono trattenuti in busta paga). L’esonero contributivo riguarda la quota dei contributi a carico del lavoratore dovuti all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti (IVS) dei lavoratori dipendenti e alle forme sostitutive della medesima (pari, appunto, al 9,19%)

Per il datore di lavoro

  • Non cambia niente invece per il datore di lavoro, perché dovrà comunque versare all’Inps la quota di contribuzione a suo carico. Di norma è pari al 23,81% 

Perché si chiama bonus Maroni

  • L’agevolazione viene definita “bonus Maroni” perché, come accennato, uno strumento analogo era stato istituito da Roberto Maroni nel 2004 ed era poi rimasto in vigore fino al 2007. All’epoca l’esponente della Lega scomparso nel 2022 era ministro per il Welfare 

Come fare domanda/1

  • Per richiedere il bonus Maroni ci sono diverse opzioni. È possibile fare domanda direttamente dal sito internet Inps, accedendo tramite Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2, Cns (Carta Nazionale dei Servizi) o Cie (Carta di Identità Elettronica), seguendo il percorso “Pensione e Previdenza” > “Domanda di pensione” e proseguendo all’interno dell’area tematica “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, Certificazioni, APE Sociale e Beneficio precoci”

Come fare domanda/2

  • In alternativa si possono utilizzare i servizi telematici offerti dagli Istituti di patronato riconosciuti dalla legge. In questo caso il lavoratore può richiedere il supporto degli esperti del patronato che possono presentare per suo nome e conto la domanda. O ancora contattare il Contact Center Integrato al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o al numero 06164164 (da rete mobile a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori)

Le fasi successive alla domanda

  • A questo punto, il riconoscimento della misura segue questo percorso: l’Inps, una volta ottenuta la domanda da parte del lavoratore, provvede a certificare allo stesso (previa comunicazione al datore di lavoro) il raggiungimento dei requisiti minimi pensionistici per l’accesso al trattamento di pensione anticipata flessibile. Lo deve fare entro 30 giorni dalla richiesta o dall’acquisizione della documentazione integrativa necessaria. Quindi il datore di lavoro, una volta acquista la certificazione, procede all’eventuale recupero, a conguaglio, delle contribuzioni pensionistiche eventualmente già versate

Tutti i requisiti

Di seguito l'elenco completo dei requisiti che è necessario rispettare:

  • Essere lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato
  • Risultare iscritti, alla data di esercizio della facoltà di rinuncia, all’assicurazione generale obbligatoria o alle forme sostitutive ed esclusive della medesima
  • Maturare i requisiti per l’accesso al trattamento di pensione anticipata flessibile nel 2024 di cui all’articolo 14.1 del Decreto Legge n.4 del 2019 e scegliere di proseguire l’attività lavorativa dipendente
  • Non risultare titolari di pensione diretta, a eccezione dell’assegno ordinario di invalidità, a carico, anche pro quota, delle gestioni previste dall’articolo 14.1 del Decreto legge n.4 del 2019
  • Non si deve perfezionare il requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia nel caso di contribuzione accreditata in due o più gestioni previdenziali, o  quello dell’età anagrafica inferiore richiesta per la pensione di vecchiaia ai sensi di disposizioni di legge più favorevoli, nelle ipotesi in cui sia presente contribuzione in un’unica gestione
  • Si deve avere la facoltà di rinunciare all’accredito contributivo della quota dei contributi previdenziali a carico relativi all’Assicurazione generale per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS) o a forme sostitutive ed esclusive della medesima

Per approfondire: Quota 103, le domande sono sotto le stime: 7mila in tutto, erano previste 17mila