Auto elettriche, frena il mercato in Ue. Pesano i pochi incentivi e la concorrenza cinese
EconomiaIntroduzione
Nel mese di agosto in tutta l’Europa occidentale sono state vendute 125mila auto elettriche, il 36% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Considerando l’Unione europea nel complesso, la flessione è ancora più marcata: -43,9%. Le case produttrici corrono ai ripari tagliando le stime di vendita e rivedendo i propri piani d'azione e si complica così la situazione dell’intero settore automotive, già in affanno. A rischio la riuscita dei progetti ambiziosi fissati dall’Unione europea nell’ambito del Green Deal. Su tutti, lo stop alla vendita di auto a diesel e benzina entro il 2035
Quello che devi sapere
Auto elettriche, frena la crescita in Europa (e non solo)
- Frena il mercato delle auto green, complicando la situazione dell’intero settore automotive, già in affanno, e mettendo in dubbio la riuscita dei progetti ambiziosi fissati dall’Unione europea nell’ambito del Green Deal. Su tutti, lo stop alla vendita di auto a diesel e benzina entro il 2035, iniziativa tra l’altro osteggiata dal governo italiano
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Vendite a -43,9% in un anno in Ue
- Ad agosto in tutta l’Europa occidentale sono state vendute 125mila auto elettriche. Si tratta del 36% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Considerando l’Unione europea nel complesso, la flessione è ancora più marcata: -43,9%. Ma segnali poco confortanti arrivano anche da altri Continenti. Toyota, la più grande azienda automobilistica del Giappone, ha ridotto di circa il 30% il suo obiettivo di produzione globale di veicoli elettrici per il 2026, con un output adesso previsto di 1 milione di unità
Le cause della frenata: prezzi alti e incentivi inadeguati
- Quali sono le cause della frenata del mercato delle auto green? Si segnalano i prezzi troppo alti dei veicoli elettrici rispetto a quelli - comunque elevati - delle tradizionali auto con motore a combustione interna. I primi in media si aggirano intorno al 20% in più rispetto ai secondi. Molti Stati per ovviare al problema avevano pensato a incentivi specifici, che però si sono man mano esauriti e non sono stati rinnovati. In alcuni Paesi, come in Germania, appena sono terminati i sostegni le vendite sono quindi crollate
La concorrenza cinese
- Sul mercato dei veicoli elettrici pesa da sempre poi lo spettro della concorrenza dalle case automobilistiche cinesi, spinte da oltre un decennio da una significativa politica di incentivi, ma anche da un sostegno di tipo non finanziario, come la rapida introduzione di infrastrutture di ricarica e politiche di immatricolazione rigorose per le auto non elettriche
L'Ue al voto finale per imporre i dazi alla Cina
- Si torna quindi a parlare di dazi: i Paesi Ue andranno al voto finale sull'introduzione di tasse sulle auto elettriche importate dalla Cina venerdì 4 ottobre. La questione è divisiva: il voto era stato inizialmente messo in calendario per il 25 settembre, poi è slittato per via delle divisioni tra le capitali. La Commissione europea ha imposto lo scorso luglio tariffe provvisorie fino al 36,3% nei confronti di alcuni produttori cinesi, in risposta ai maxi sussidi elargiti da Pechino al suo comparto. Tariffe che, se confermate, si aggiungerebbero ai dazi del 10% a cui erano già soggetti gli esportatori dalla Cina. I dazi devono ora essere confermati entro fine ottobre con una decisione da parte dei governi Ue a maggioranza qualificata. Se il voto sarà favorevole, le misure saranno applicate per 5 anni
Le case produttrici rivedono i piani d'azione
- I numeri delle vendite in calo stridono con i grandi investimenti che i principali produttori di auto hanno messo in campo per la loro conversione verso l’elettrico. Per Stellantis, ad esempio, l'investimento previsto sarebbe di 50 miliardi entro il 2030. In qualche caso si sta già iniziando a rivedere i piani d’azione, continuando con la produzione di ibride accanto alle elettriche. Così ha fatto Volvo Cars (Geely), che ha abbandonato l'obiettivo di diventare completamente elettrica entro il 2030
I casi specifici, da Stellantis a Bmw
- Per restare geograficamente vicini, Stellantis ha ridotto di 200mila unità le stime di vendita. Questo è solo l'ultimo di una lunga serie di aziende che sono corse ai ripari, a partire da Volkswagen. Il colosso tedesco negli scorsi mesi ha paventato il rischio di chiudere 2 stabilimenti in Germania a causa di minori vendite per 500mila vetture. Bmw prevede un ribasso dell'utile operativo, in calo dal precedente 8-10% al 6-7% dei ricavi e sul rendimento del capitale investito che scende dal 21-26% al 14-16%, mentre sul fronte delle vendite parla di un "lieve calo". Mercedes-Benz ha tagliato le stime per l'intero 2024 a causa "del rapido deterioramento del mercato cinese" e si attende rendimenti rettificati nella principale divisione auto del gruppo tra il 7,5 e l'8,5% rispetto al precedente 11%. Aston Martin ha tagliato le stime 2024: produrrà circa 1.000 auto in meno rispetto a quanto aveva pianificato, con una riduzione delle vendite vicina al 10%
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