Il Tribunale ha confermato la maggior parte delle conclusioni della Commissione europea contro il gigante di Mountain View per l'abuso di posizione dominante, ma ha annullato la decisione con cui la aveva inflitto l’ammenda. Confermata invece la multa a Qualcomm
La Corte di Giustizia Ue ha confermato la maggior parte delle valutazioni della Commissione europea ma ha annullato la decisione con cui l'esecutivo Ue ha inflitto un'ammenda di quasi 1,5 miliardi di euro a Google, legate in particolare alla piattaforma pubblicitaria AdSense. Non ha "tenuto conto dell'insieme delle circostanze pertinenti nella sua valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva qualificato come abusive", spiega il tribunale.
Le motivazioni della Corte
Il Tribunale ritiene che la Commissione non abbia dimostrato che le clausole in questione fossero idonee a dissuadere gli editori dall'approvvigionarsi presso gli intermediari concorrenti di Google o che fossero tali da impedire a tali concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell'intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca online nello Spazio economico europeo e, di conseguenza, che tali stesse clausole fossero idonee a produrre l'effetto di preclusione riscontrato nella decisione impugnata.
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Confermata la multa a Qualcomm
La Corte di giustizia Ue ha invece confermato in larga misura l'ammenda inflitta dalla Commissione europea a Qualcomm e fissato l'importo in 238,7 milioni di euro, rispetto ai 242 che erano stati decisi dall'esecutivo comunitario per abuso di posizione dominante.
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La nota dell'azienda
"Siamo lieti che il tribunale abbia riconosciuto gli errori della decisione iniziale e abbia annullato la multa. Esamineremo attentamente la decisione completa": è il commento di un portavoce di Google sulla decisione della Corte Ue che ha annullato l'ammenda di quasi 1,5 miliardi di euro da parte dell'esecutivo europeo, legata in particolare alla piattaforma pubblicitaria AdSense. "Questo caso - aggiunge - riguarda un gruppo molto ristretto di annunci di ricerca di solo testo pubblicati su un numero altrettanto limitato di siti web di publisher. Nel 2016 abbiamo apportato modifiche ai nostri contratti per eliminare le relative disposizioni, ancor prima della decisione della Commissione".