Ddl capitali, c'è il sì definitivo del Senato: il testo è legge. Cosa prevede
Il via libera finale è arrivato con 80 sì a Palazzo Madama (47 gli astenuti, nessun voto contrario). Lunga e travagliata nei mesi scorsi era stata la ricerca di una quadra per le norme riguardanti il voto maggiorato e le liste dei Cda
- Il Ddl Capitali è legge: oggi, 27 febbraio, ha incassato il via libera definitivo dal Senato, con 80 sì e 47 astensioni (nessun voto contrario). Per il governo è un passo fondamentale nel sostegno alla competitività dei capitali
- Il provvedimento punta infatti a rendere più attraente il mercato finanziario italiano, sia per gli investitori nostrani che per quelli stranieri. Vuole poi favorire la quotazione delle Pmi e introduce l'educazione finanziaria nelle scuole, oltre a fare rientrare alcuni gruppi e marchi italiani che hanno trasferito la loro sede all'estero. Al governo attribuisce una delega per la riforma del Tuf, il Testo unico finanziario
- Fino ad adesso il limite di capitalizzazione per le Pmi – ai fini della regolamentazione finanziaria - era fissato a 500 milioni di euro. Il ddl lo porta a un miliardo
- Il testo elimina per i soci di controllo l’obbligo di segnalare alla Consob le proprie operazioni. La modifica è valida per chi detiene un numero di azioni che ammontano ad almeno il 10% del capitale
- Sempre guardando alla Consob, un’altra modifica nell’ottica di semplificare la disciplina vigente va a toglierle la facoltà di emanare regolamenti riguardanti i criteri che alcune società in quotazione dovrebbero seguire per essere ammesse a negoziare i titoli. La Commissione non potrà più nemmeno sospendere le decisioni di ammissione per un tempo limitato
- Lunga e travagliata nei mesi scorsi è stata la ricerca di un punto d’incontro sulle norme legate al voto maggiorato. Alla fine la quadra si è trovata: viene prevista la facoltà di introdurre il voto maggiorato con un meccanismo graduale spalmato in 10 anni
- In pratica, gli investitori stabili potranno vedere crescere i loro diritti di voto fino a 10 per azione posseduta
- Accesi i toni durante i lavori anche per il capitolo sulle liste del Cda. Dopo le modifiche in corso d’opera, la versione finale del Ddl prevede che il Cda uscente possa presentare una lista con un numero di candidati superiore di un terzo ai posti previsti
- Le liste delle minoranze, se non hanno ottenuto più del 20% dei voti, concorreranno alla ripartizione dei posti in Cda in proporzione ai voti ottenuti in assemblea
- Alle liste minoritarie viene comunque riservato un ammontare non inferiore al 20%. Nell'ipotesi che liste di minoranza superino tale soglia (è previsto uno sbarramento minimo del 3%) l'assegnazione dei posti in cda segue il sistema proporzionale