Pensioni, cambiano importi marzo e aprile: cosa sapere su Irpef, inflazione, altre imposte
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Il prossimo mese molti pensionati potrebbero vedere i loro cedolini riportare cifre più basse rispetto alla media: a pesare, infatti, potrebbe esserci l’addizionale comunale sull’Irpef, con alcune città - come Napoli e Palermo - che hanno già modificato le aliquote. Un calo a fronte degli aumenti già scattati a gennaio, come la rivalutazione all’inflazione, e di quelli futuri, come il conguaglio per l’inflazione che arriverà a dicembre
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- A marzo alcuni cedolini della pensione sono destinati a cambiare. Nei comuni in cui è aumentata l'addizionale comunale, infatti, inizierà ad essere applicato l'acconto sull'Irpef cittadino, facendo scendere gli importi
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- Già da gennaio le pensioni sono aumentate del 5,4% con la rivalutazione all'inflazione, da aprile si applicheranno le nuove aliquote Irpef e a fine anno arriverà un conguaglio pari allo 0,3% per ogni mese. Il tasso di inflazione definitivo del 2023, infatti, è pari al 5,7%, quindi a dicembre i pensionati dovranno ricevere quanto spetta loro
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- La trattenuta dell’addizionale Irpef avviene secondo le consuete tempistiche:
- addizionale regionale a saldo 2023: da gennaio a novembre 2024;
- addizionale comunale a saldo 2023: da gennaio a novembre 2024;
- addizionale comunale in acconto 2024: da marzo a novembre 2024
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- Se gli Enti territoriali deliberano modifiche alle aliquote, gli importi delle addizionali a saldo, e quindi gli eventuali aggravi, saranno rideterminati a partire dal prossimo mese, quello di marzo
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- Tra le grandi città ad aver aumentato l'addizionale comunale ci sono Napoli e Palermo. Nel capoluogo partenopeo si passerà dallo 0,9% all’1% quest’anno. Questo significa che saranno 15 euro in più se se ne guadagnano 15mila e oltre 50, se si superano i 50mila euro. A Palermo l’aumento sarà inferiore: dallo 0,095% allo 0,1%, ma ci saranno scatti progressivi nei prossimi anni, fino ad arrivare all’1,338% nel 2031
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- Un calo che parzialmente compensa gli aumenti di gennaio. Come sappiamo, le rivalutazioni interessano soprattutto gli assegni che non superano i 2.271,76 euro lordi mensili (quattro volte il minimo Inps, cioè poco meno di 1.800 euro netti). Per i trattamenti superiori l’indicizzazione sarà parziale, con percentuali decrescenti: 4,59% per quelli fino a cinque volte il minimo, 2,862% tra cinque e sei volte, 2,538% tra sei e otto volte, 1,998% tra otto e dieci volte, 1,188% oltre le dieci volte (pari al 22%)
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- Gli incrementi lordi in generale non corrispondono a quelli netti, perché naturalmente c’è da mettere nel conto il prelievo fiscale; quest’anno però l’impatto dell’Irpef risulterà un po’ attenuato dall’entrata in vigore del primo modulo di riforma, che riduce il prelievo fino a un massimo di 20 euro mensili. Così una pensione da mille euro al mese (sempre lordi, quindi circa 900 netti) ha una maggiorazione di 54 euro mensili su 13 mensilità, che si riducono a 38 dopo l’Irpef
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- L’aumento lordo cresce fino a sfiorare i 123 euro lordi (96 netti) per l’assegno pari a 4 volte il minimo, poi si riduce perché la percentuale di adeguamento scende dal 100% all’85%, quindi cresce ancora toccando i 130 euro lordi per una pensione di 2.839,70 mensili (cinque volte il minimo, poco più di 2.100 netti). Una volta applicata l’Irpef però il beneficio si assottiglia a 100 euro circa. Al crescere della somma mensile, il tasso di indicizzazione cala e l’intensità dell’aumento ne risente
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- Infine, da aprile scattano le nuove aliquote Irpef, per i dipendenti già applicate da gennaio. La novità è che fino a 28mila euro di reddito si pagherà il 23% di tassa. Rimarranno invece, per adesso, fermi gli altri due scaglioni: quello del 35% e quello del 43%. Il beneficio massimo di questa operazione sarà di 260 euro l’anno. Da aprile i pensionati riceveranno il conguaglio dei mesi precedenti: quindi arriveranno i soldi di gennaio, febbraio e marzo nel cedolino. Un bonus da oltre 60 euro