Ex Ilva, un nuovo salvataggio pubblico all'orizzonte
EconomiaIl gruppo dell'acciaio è in crisi. Braccio di ferro tra il socio privato, Arcelor-Mittal, e quello pubblico, Invitalia, su chi deve sborsare i finanziamenti necessari. A rischio migliaia di posti di lavoro. I sindacati chiedono l'intervento del governo
Servono soldi, tanti soldi, per continuare a sfornare l’acciaio a Taranto. Ma per l’ex Ilva, da tempo ribattezzata Acciaierie d’Italia, il futuro è in bilico perché l’azienda è in crisi ed è in corso un braccio di ferro fra i due proprietari.
Tattiche e strategie
Il colosso franco-indiano Arcelor-Mittal, che ha la maggioranza del gruppo siderurgico, chiede che tutti i denari necessari per andare avanti li metta lo Stato, che, attraverso lnvitalia, controlla il 38 per cento. La multinazionale, tra le prime al mondo nel suo settore, non inserisce più Taranto (dove c'è l'impianto più grande) nel perimetro delle sue attività strategiche a livello globale, ma è convinta di aver fatto il possibile e che il socio pubblico non abbia onorato tutti i suoi impegni.
In attesa di una risposta dal governo
Per contro, Invitalia risponde che ciascuno deve contribuire secondo le quote che ha e, di fronte a questo stallo che va avanti da mesi, rinvia al governo la decisione. Poco prima di Natale potremmo così sapere se ci sarà l’ennesimo salvataggio oppure se gli stabilimenti saranno lasciati al loro destino, mettendo a rischio 11mila posti di lavoro in tutt’Italia, dei quali 8.500 nella città pugliese.
Il peso sui conti pubblici
L’impegno per lo Stato sarebbe oneroso perché servirebbero nell’immediato oltre 300 milioni, per un conto che salirebbe a più di un miliardo per rimettersi in carreggiata. Un percorso strettissimo che deve tenere insieme la continuità produttiva e il risanamento ambientale. Cifre considerevoli da trovare proprio mentre si sta mettendo a punto una manovra volutamente ristretta per non minare le casse dell’Erario.
Misura tampone
L’iniezione di soldi pubblici, in ogni caso, non risolverebbe tutti i problemi e si rischia solo di tamponare l’emorragia. Da tempo i sindacati chiedono che lo Stato prenda le redini dell’ex Ilva, in una sorta di nazionalizzazione che potrebbe aprire all’ingresso di nuovi soci privati.