Energia, perché sale il prezzo del gas? Quanto pesa la crisi mediorientale sul mercato?
Ieri le quotazioni ad Amsterdam hanno registrato un rialzo del 12,5%: 49,4 euro al megawattora, mai così in alto dallo scorso ad agosto. Quali sono i fattori che hanno turbato i mercati? E quanto pesano ancora gli Stati mediorientali sul mercato delle materie prime (considerando anche il petrolio)? Anche di questo si è parlato nella puntata del 10 ottobre di "Numeri", programma di approfondimento di SkyTG24
- Torna a salire il prezzo del gas. Il 10 ottobre, le quotazioni ad Amsterdam hanno registrato un rialzo del 12,5%: 49,4 euro al megawattora, mai così in alto dallo scorso ad agosto. Due i fattori che nella giornata di ieri hanno turbato i mercati. Anche di questo si è parlato nella puntata del 10 ottobre di Numeri, programma di approfondimento di SkyTG24
- Il primo è il danneggiamento del Baltic Connector, gasdotto che collega l’Estonia alla Finlandia e che quindi serve ad aumentare l’interconnessione relativa al gas tra tutti i Paesi dell’area baltica. Si è parlato di un atto esterno per identificare la causa di quanto successo. Nella serata di ieri l'istituto sismologico norvegese Norsar ha poi annunciato di avere rilevato una "probabile esplosione" nella notte tra sabato e domenica nella zona del Mar Baltico dove si trova il gasdotto
- A incidere sulla volatilità del prezzo del gas ci sarebbe poi lo stop deciso da Israele al giacimento offshore Tamar, di proprietà di Chevron, che esporta gas verso l'Egitto e la Giordania e alimenta i consumi domestici di Israele
- La nuova crisi che ha colpito il Medioriente rischia di mettere in difficoltà il mercato delle materie prime, già turbato dalla guerra tra Russia e Ucraina? Per capirlo bisogna guardare innanzitutto al consumo globale di gas e petrolio. Le stime che partendo dal 1950 arrivano al 2050 sembrano evidenziare che siamo vicini a un picco di consumi: significa che le quantità richieste resteranno però molto alte ancora per un po’ di tempo
- Secondo dati Opec, il 60% delle riserve disponibili di petrolio si trova in Medioriente (Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait, Emirati Arabi). Insomma: la zona resterà strategica ancora a lungo per il mercato del greggio
- Va sottolineato come il Medioriente pesi anche sul mercato del gas. Qui si trova infatti il 42% delle riserve di gas. Il 17% è in Russia, altro fronte che si conferma aperto e rischioso considerando l’andare avanti della guerra contro l’Ucraina
- Tornano quindi in mente i tentativi italiani di smarcarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia, almeno per quanto riguarda il gas. Oggi a che punto siamo con questo processo? Rispetto al 2021 il calo di gas in arrivo da Mosca è stato dell’86%
- Siamo riusciti a raggiungere questo risultato in modi diversi, puntando ad esempio sulle rinnovabili e aumentando i rifornimenti da altri Paesi (anche da Stati come l'Algeria, che potrebbero diventare problematici con la crisi mediorientale). Ma abbiamo anche diminuito consumi: tra gennaio e luglio 2023 abbiamo utilizzato 36,9 miliardi cubi di gas. Nel 2022 eravamo a quota 43,5; nel 2021 toccavano i 44,4
- C'è stato un calo anche nel consumo di elettricità, anche se molto meno pronunciato rispetto a quello del gas. Anche questi sono dati interessanti, perché molto dipende da come viene prodotta l'energia elettrica (fonti rinnovabili, diversificazione delle materie prime energetiche) e anche da quanto si riesce a risparmiarne sia usandone meno che mettendo in campo processi di produzione più efficienti