Manovra, argine del Tesoro alle richieste dei partiti

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Contro il possibile 'assalto alla diligenza', il ministro Giorgetti pronto a respingere le richieste che metterebbero a repentaglio i conti pubblici. La legge di Bilancio resta prudente. E la caccia alle risorse continua: il deficit previsto è già tutto ipotecato

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Il rebus della manovra non si è ancora risolto. Nei palazzi del governo si susseguono le riunioni per mettere a punto una legge di Bilancio difficile da costruire, perché i soldi sono pochi e non si riuscirà a soddisfare tutte le richieste di ministeri e maggioranza. Ma la linea della prudenza non cambia.

Giorgetti pronto ad alzare il muro

“Se non lo comprendono lo comprenderanno. Se si deve dire di no si dirà di no”. Così Giancarlo Giorgetti a Sky Tg24, appellandosi alla responsabilità. Il ministro dell’Economia è fiducioso che non mancherà il sostegno dei partiti alleati e che le agenzie di rating, il cui giudizio sull’affidabilità finanziaria dell’Italia è atteso nelle prossime settimane, capiranno che si sta facendo il massimo per sostenere il nostro debito pubblico, destinato a rimanere alto a lungo limitando gli spazi di spesa.

Manovra ristretta

Sarà quindi una manovra ristretta, non oltre i 25 miliardi, dei quali più della metà in deficit, quasi tutto ipotecato per prorogare il taglio dei contributi per i dipendenti con redditi medio-bassi, riordinare l’Irpef (l’imposta sui redditi), aiutare le famiglie numerose, ritoccare all’insù gli stipendi del pubblico impiego, con un occhio d’attenzione alla Sanità.

Pensioni, sistema traballante

Questo è uno dei capitoli più caldi, insieme a quello delle pensioni, sulle quali il titolare del Tesoro ha ricordato che con la bassa natalità il sistema non regge. Ma per la previdenza non ci saranno rivoluzioni e si va verso la conferma di Quota 103.

I denari da trovare

La caccia alle risorse resta aperta. Per far quadrare i conti non bastano i quattrini imprevisti che lo Stato si è ritrovato grazie alla minore spesa per l’Assegno Unico e al maggior gettito per le tasse sui carburanti. Servono altre fonti, ma quelle sul tavolo – il taglio ai bonus fiscali, le privatizzazioni, il balzello sulle multinazionali ed eventuali sanatorie – appaiono complicate da realizzare e dai risultati incerti. 

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