
Enti ecclesiastici, dai conventi alle scuole: in Italia un patrimonio di 46mila edifici
È la fotografia scattata per Il Sole 24 Ore del Lunedì da Scenari Immobiliari. Emerge una mappatura inedita e complementare a quella degli immobili del Vaticano gestiti dall’Apsa. Le presenze più importanti degli edifici si registrano a Roma (1.194 unità), poi Milano (365), Torino (280), Napoli (255) e Venezia (175)

Lo stock immobiliare che fa capo agli enti ecclesiastici è ingente: quasi 46mila immobili (categoria catastale B/1 e B/7) per un totale di 38,6 milioni di metri quadrati, in tutta Italia. È la fotografia scattata per Il Sole 24 Ore del Lunedì da Scenari Immobiliari (su dati dell’Agenzia delle Entrate). Emerge così una mappatura inedita e complementare a quella degli immobili del Vaticano gestiti dall’Apsa
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Le presenze più importanti degli edifici che fanno capo agli enti ecclesiastici, secondo i dati raccolti, si registrano in città come Roma (1.194 unità), Milano (365), Torino (280), Napoli (255) e Venezia (175)
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Si tratta di immobili destinati alla vita comunitaria della congregazione religiosa cui appartengono, come i conventi, ma anche di beni funzionali allo scopo per cui l’ente è stato fondato - strutture sanitarie, orfanotrofi, case di riposo, scuole - spesso frutto di lasciti testamentari

Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari spiega: “Se si tengono in considerazione solo i metri quadrati, si sfiorano le dimensioni della totalità dei fondi immobiliari italiani. Il valore però è inferiore, 42,5 miliardi di euro contro i 120,6 dei fondi - anche perché non sono calcolati i beni artistici che alcune strutture contengono”

Scenari Immobiliari stima che il 30-40% di questi beni sia vuoto o sottoutilizzato e che circa il 40% versi in un cattivo stato di manutenzione

Davanti a questi numeri si aprono grandi possibilità di valorizzazione: sia a vantaggio degli enti, sia a beneficio della collettività, in un’ottica di rigenerazione del patrimonio edilizio esistente

Per Breglia, “si fa strada un atteggiamento di maggiore attenzione verso l’utilizzo di questi immobili, e la tendenza in forte crescita è l’accento posto sui criteri Esg”

La modalità più funzionale a chi possiede il bene e a chi vuole intercettarlo è quello del comodato d’uso o di una locazione a lungo termine

Per avviare l’iter di valorizzazione si stima che le tempistiche vadano da uno a tre anni

Dopo una prima fase analitica, seguono le fasi operative preliminari, che prevedono di stilare un masterplan relativo alla rifunzionalizzazione. Solo a questo punto si entra poi nella fase esecutiva
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