
Famiglie, spese obbligate al 41,5%: in calo sul 2022, ma ancora sopra livelli pre-pandemia
Secondo un’indagine dell'Ufficio studi di Confcommercio, la quota è scesa di quasi 1 punto percentuale rispetto all'anno scorso, ma resta di 1 punto più alta rispetto al 2019 e di 5 punti sopra il livello del 1995. La voce principale è rappresentata dall’abitazione: 5.062 euro. Al suo interno, un peso rilevante viene dall'aggregato energia, gas e carburanti (1.976 euro). A pesare è quindi l’energia: i consumi sono aumentati in trent'anni, i costi sono schizzati l'anno scorso

Anche se in calo rispetto al 2022, rimane alta la quota di spese obbligate sui consumi delle famiglie. Si tratta di quella spesa che non si può tagliare: ad esempio cibo, acqua, riscaldamento, elettricità. Secondo un’indagine dell'Ufficio studi di Confcommercio, nel 2023 si attesta al 41,5%: è scesa di quasi 1 punto percentuale rispetto all'anno scorso, quando era al 42,7%, ma resta di 1 punto più alta rispetto al 2019, prima della pandemia, e di 5 punti sopra il livello del 1995
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Su un totale di oltre 21mila euro pro capite di consumi all'anno, secondo i dati, per le spese obbligate se ne vanno 8.755 euro: il 41,5%, circa 100 euro in più rispetto al 2019. Nel 2022 la spesa obbligata era salita al 42,7%, trainata dalla crisi energetica e dal gas a 340 euro al megawattora. Quest'anno la crisi si è attenuata, ma la spesa obbligata resta sopra il 40%
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Tra le spese che non si possono tagliare, la quota principale è rappresentata dalla voce abitazione: 5.062 euro. Al suo interno, un peso rilevante viene dall'aggregato energia, gas e carburanti: 1.976 euro. Valore che, nella media del 2023, raggiunge un'incidenza sul totale dei consumi del 9,4%. Quindi tutta colpa dei consumi di energia, che sono aumentati in trent'anni, e dei costi di questa, che sono schizzati l'anno scorso e non sono più tornati ai livelli precedenti
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Nella sua analisi, Confcommercio sottolinea come nel lungo periodo l'attenzione all'ambiente domestico è cresciuta e così le spese relative all'abitazione, compresa la diffusione di impianti di condizionamento e riscaldamento. Di conseguenza, sono aumentati anche i relativi consumi energetici. In altre parole, prima della pandemia le famiglie italiane stavano meglio, perché l'energia costava meno. Ma trent'anni fa stavano molto meglio, perché consumavano meno energia
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Confcommercio spiega che ad amplificare la dimensione delle spese obbligate è la componente prezzi: tra il 1995 e il 2023, infatti, mentre il prezzo medio dei beni commercializzabili è cresciuto di quasi il 53%, il prezzo delle spese obbligate è aumentato del 120%, con la componente energia aumentata di quasi il 175%. “Queste tendenze riducono il benessere dei consumatori e frenano la propensione al consumo, con inevitabili effetti depressivi sulle già deboli dinamiche del Pil”, sottolinea
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Confcommercio, infatti, evidenzia che, dopo lo shock energetico, la quota di spese obbligate nel complesso non sembra riportarsi ai livelli del 2019. Il 41,5% stimato per l'anno in corso potrebbe indicare che, in termini strutturali, difficilmente si ritornerebbe sotto il 40%. Questa tendenza "ridurrebbe il benessere e la libertà dei consumatori, disincentivando la crescita della propensione al consumo" con "effetti depressivi sulle dinamiche già stentate del prodotto lordo"
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Rispetto al 2019 la quota di spese obbligate è cresciuta di un punto e questo, continua Confcommercio, "costituirebbe un limite all'espansione dell'attività delle imprese dei beni e dei servizi commercializzabili" che dovranno fare sempre più affidamento sulla componente straniera. "Il rischio – ha detto il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli – è una riduzione strutturale dei consumi, che potrebbe frenare la crescita economica. Per evitarlo, occorre intervenire con più decisione sulla riduzione del cuneo fiscale e della spesa pubblica inefficiente"

L'aumento delle spese obbligate, come detto, è trainato dai prezzi della componente energetica: la quota di energia, gas e carburanti passa dal 7,2% del 2019 al 10,2% del 2022, per scendere al 9,4% nel 2023. "Se può essere scontato il balzo del 2022, dati gli eventi occorsi, è invece preoccupante che nell'anno in corso i prezzi dell'energia per le famiglie siano comunque ancora molto al di sopra dei livelli pre-pandemici", avverte Confcommercio

Se per i consumi il prezzo medio è cresciuto tra il 1995 e il 2023 dell'80%, il prezzo dei beni commercializzabili è avanzato poco meno del 53%, quello dei servizi offerti in regimi (variamente) concorrenziali del 73,5%. Le spese obbligate – che, spiega Confcommercio, sono almeno in parte confinate in un'offerta non del tutto concorrenziale – mostrano un prezzo in crescita del 120%, con il prezzo della componente energetica che cresce di quasi il 175%

Se invece delle variazioni cumulate, continua Confcommercio, consideriamo le variazioni medie annue calcolando i tassi composti, emerge che i beni commercializzabili hanno avuto prezzi crescenti attorno all'1,5% l'anno nei 28 anni considerati. I prezzi dei servizi commercializzabili crescono al 2% scarso in media d'anno, i consumi totali al 2,1% e le spese obbligate al 2,9%, dentro le quali i costi per le famiglie dei consumi energetici sono cresciuti mediamente del 3,7% l'anno
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