
Asili nido e Pnrr, 100mila i posti a rischio. Che cosa sta succedendo
Nel percorso italiano verso il raggiungimento degli obiettivi del Piano è sbucato un nuovo ostacolo. Entro il 2025 dovrebbero essere completati poco meno di 265mila nuovi posti nelle strutture di cura e di assistenza per la prima infanzia. Roma ha incluso nei "nuovi posti" anche quelli da recuperare attraverso la ristrutturazione e il riammodernamento di strutture già esistenti sul territorio. Ma a Bruxelles non la pensano allo stesso modo

Tra i nodi da sciogliere nell’ambito del Pnrr non c’è solo il mancato raggiungimento degli obiettivi nei tempi previsti. Dai tecnici di Bruxelles è infatti arrivato anche un parere negativo sul capitolo asili nido. Entro il 2025 dovrebbero essere pronti 264.480 “nuovi posti”. Finora, l’Italia aveva considerato come “nuovi” anche quelli legati a interventi di ammodernamento di strutture già esistenti. Ma dalla Commissione europea è arrivato l’altolà
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Per l’Ue i fondi del Pnrr devono infatti essere riservati soltanto alla costruzione di nuovi asili nido. Non quindi anche a interventi di ampliamento e ammodernamento su quelli già esistenti. Secondo Il Sole 24 Ore, si rischia così di perdere circa 100mila posti negli asili nido, che in linea di principio dovrebbero essere coperti da oltre un miliardo di euro (sui 4,86 miliardi totali per gli asili nido in generale)
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Il governo è stato colto alla sprovvista dai rilievi della Commissione: finora non era mai emersa questa interpretazione del Recovery Plan. Ma a Bruxelles non sembrano intenzionati a rivedere la propria posizione, mettendo in difficoltà soprattutto il Sud Italia, che puntava sui miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza proprio per intervenire sulle – poche – strutture già presenti sul territorio
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Secondo quanto riporta Eurispes, già prima dell’emergenza sanitaria l’Italia era al di sotto della media europea per quanto riguarda i servizi educativi per la prima infanzia

Nel 2002 il Consiglio europeo aveva fissato al 2010 il raggiungimento, in ogni Stato membro, di un livello assistenziale che arrivasse a coprire almeno il 33% dei bambini al di sotto dei tre anni di età, quindi di quelli che dovrebbero frequentare proprio gli asili nido. Nel 2019, l’Italia era uno dei Paesi che ancora non lo aveva raggiunto, fermandosi al 26,3%. La media europea era del 35,3%

Negli anni a seguire, scrive sempre Eurispes, la situazione è leggermente migliorata, pur senza mai raggiungere gli obiettivi europei, fino a raggiungere il 27,2% tra il 2020 e il 2021, più grazie al calo delle nascite che alla costruzione di nuovi asili nido

Da sottolineare però grandi differenze territoriali: se al Nord-Est la copertura raggiungeva il 35%, nelle Isole ci si fermava al 15,9%. Al Sud si arrivava appena al 15,2% (con Calabria e Campania agli ultimissimi posti, ferme al 12%)
Pnrr Italia, lo speciale di Sky TG24