Dall'Euro allo spread, la parabola del Cavaliere

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Silvio Berlusconi è stato capo del governo in due momenti cruciali per l’economia italiana: l’introduzione della moneta unica e la crisi del debito. Dopo la breve esperienza del 1994, il fondatore di Forza Italia ha cercato di lasciare la sua impronta, fra promesse e ambizioni fino al drammatico epilogo del 2011

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Quando nel 1994 Silvio Berlusconi scende in campo spiega: non voglio vivere in un Paese governato da uomini legati a un passato politico ed economico fallimentare. La sua ricetta si appella al neoliberismo: meno Stato e più libertà di impresa. Ma il suo primo governo dura poco: appena sette mesi, segnati dalla riduzione delle tasse alle imprese e un tentativo di riforma delle pensioni che infuoca la piazza, diventando uno dei motivi che spingono la Lega a staccare la spina.

Il contratto con gli italiani

Sette anni dopo Berlusconi firma il contratto con gli italiani: promette sgravi fiscali, centinaia di opere pubbliche, di dimezzare la disoccupazione e torna a Palazzo Chigi. Il 1° gennaio del 2002 loda l’introduzione dell’Euro: “Darà nuovo impulso all’economia”, assicura. Ma gli effetti della nuova moneta (e il cambio con la Lira fissato negli anni precedenti) resteranno poi per Berlusconi motivi ricorrenti di polemica.

Il dietrofront sull'articolo 18

Nell’agenda del governo c’è la riforma del diritto del lavoro. Ma nel 2002 le manifestazioni contro la riforma dell’articolo 18 spingono l’Esecutivo a tornare sui suoi passi: i licenziamenti non cambiano. Berlusconi resta alla guida del Paese fino al 2006. In quei cinque anni la spesa pubblica e la pressione fiscale restano sostanzialmente invariate, nonostante misure come l’abolizione della tassa sulla prima casa.

La zavorra del debito

La crescita economica è inferiore agli anni precedenti, ma la disoccupazione si riduce e il debito pubblico prosegue la sua discesa, arrivando al suo punto più basso prima di riesplodere con la successiva crisi del debito. Sarà proprio questa a giocare un ruolo chiave qualche anno più tardi, durante il quarto e ultimo governo Berlusconi, decretando la fine della sua stagione da premier. Inizia nel 2008, anno del crollo di Lehman Brothers e del collasso finanziario, per poi trasferirsi ai debiti sovrani.

Lo spettro della bancarotta

In tre anni, Palazzo Chigi vara manovre per oltre 250 miliardi. Ma non basta: la fiducia degli investitori sulla tenuta del Paese precipita e nell’estate del 2011 (l’estate dello spread), la Bce invia a Roma la celebre lettera con un elenco di misure urgenti. Lo spettro è la bancarotta. Il Cavaliere resta in sella fino all’autunno, poi – a novembre - cede il testimone a Mario Monti.

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