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Bankitalia, considerazioni finali di Visco: "Su Pnrr non c'è tempo da perdere. Pil +1%"

Economia
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Il governatore della Banca d'Italia, il cui mandato scade a novembre, ha tracciato il bilancio dell'anno, delle prossime sfide per il Paese, l'istituto e il comparto bancario, oltre che una summa dei suoi 12 anni al timone di Bankitalia. Dopo gli scorsi anni che hanno visto un evento solo virtuale e poi ibrido e ristretto a pochi ospiti, quest’anno si è tornati alla formula in presenza completa degli invitati nei saloni di Palazzo Koch, in Via Nazionale

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Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha tenuto questa mattina le sue ultime considerazioni finali. Il numero uno di Bankitalia, il cui mandato scade a novembre, come da tradizione, ha tracciato il bilancio dell'anno e delle prossime sfide per il Paese e l'istituto oltre che per il comparto bancario, che ora si trova ad affrontare molte richieste di aumentare i tassi passivi per adeguarli a quelli applicati ai prestiti. Dopo gli scorsi anni che hanno visto un evento solo virtuale e poi ibrido e ristretto a pochi ospiti, quest’anno si è tornati alla formula in presenza completa degli invitati nei saloni di Palazzo Koch, in Via Nazionale, a Roma.

Visco: su Pnrr non c'è tempo da perdere

Visco ha detto che anche se sul Pnrr "miglioramenti sono possibili", tuttavia "non c'è tempo da perdere". Nelle considerazioni finali ricorda che il Piano "rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese". È quindi "cruciale dare attuazione all'ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenuto". Secondo Visco per eventuali modifiche "un confronto continuo con la Commissione è assolutamente necessario nonché utile e costruttivo". 

Visco: "Pil aumenterà intorno all'1% nel 2023"

"Per il 2023 le previsioni oggi disponibili convergono su un aumento del prodotto intorno all'1%", ha detto il governatore di Bankitalia, secondo il quale "nell'affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina, così come nell'uscita dalla pandemia, l'economia italiana ha mostra una confortante capacità di reazione". Il governatore osserva nella nostra economia "segnali incoraggianti che vanno rafforzati, superando quei ritardi che ancora impediscono alla nostra economia di dispiegare appieno le proprie potenzialità". 

Visco: non c'è fuga di depositi dalle banche, calo fisiologico

Secondo Visco, non c'è una fuga di depositi dalle banche italiane, fenomeno che anche grazie alle innovazioni digitali ha scosso gli istituti di credito americani dopo il caso Svb ma un "calo fisiologico" della liquidità accumulata durante la pandemia e uno spostamento dei risparmiatori verso prodotti finanziari "più remunerativi". Il governatore della Banca d'Italia aggiunge che "dal luglio dello scorso anno, quando aveva toccato il picco di quasi 1.620 miliardi" i depositi sono calati del 6%. "Gli episodi di turbolenza ci ricordano quanto velocemente la fiducia degli investitori possa deteriorarsi”. Le banche italiane sono "nell'insieme", "in condizioni sufficientemente buone" "ma l'incertezza sulle prospettive economiche richiede prudenza". Visco sottolinea come sia in arrivo un rallentamento della crescita mentre la stretta della Bce aumenterà i crediti deteriorati e "le rettifiche di valore, al momento ancora basse". Ha anche rivendicato come le condizioni del comparto sia il frutto di dieci anni di risanamenti, "un risultato che molti osservatori, anche autorevoli, dubitavano potesse essere raggiunto".

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Visco: contro l'inflazione tutti devono contribuire

"Il ritorno dell'inflazione su livelli in linea con l'obiettivo sarà più rapido e meno costoso se tutti - imprese, lavoratori e governi - contribuiranno a questo fine, rafforzando l'efficacia dell'indispensabile ancorché equilibrata normalizzazione monetaria”, ha detto il governatore di Bankitalia. Per la politica monetaria, secondo Visco "l'orientamento deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento dell'inflazione verso l'obiettivo". È quindi importante "tenere la barra dritta della risposta monetaria, ma con la gradualità necessaria per l'incertezza ancora non dissipata". Secondo il numero uno di Bankitalia, "la pandemia ha colpito il Paese quando esso non aveva ancora pienamente recuperato i danni inferti da una duplice crisi, quando ancora l'introduzione lenta e frammentata delle necessarie riforme stentava a sciogliere i nodi che frenano il nostro sviluppo. Ma l'Italia ha superato questa terza gravissima crisi, così come lo choc energetico seguito all'aggressione russa dell'Ucraina, meglio di quanto ci attendevamo". Questo "ora ci impone di rafforzare il nostro posizionamento internazionale".

Visco: 20% giovani dopo 5 anni sono ancora precari

"In molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%”, è il dato riportato da Visco che aggiunge "troppi, non solo tra i giovani non hanno un'occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate". Poi segnala anche una crescita, ora ad una quota del 30%, dei lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno. E aggiunge che "come negli altri principali Paesi, l'introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale.

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Visco: “Completare unione bancaria, ruolo importante Mes”

"Non si può non sottolineare infine la necessità di portare a compimento l'unione bancaria, attraverso una revisione dell'attuale disciplina di gestione delle crisi nonché l'istituzione di uno schema unico di garanzia dei depositi”, ha detto Visco, sottolineando come "i recenti fenomeni di instabilità osservati al di fuori dell'Unione europea mostrano chiaramente l'importanza di raggiungere questi obiettivi". "Non appena sarà pienamente operativa la sua riforma - aggiunge - il Mes potrà svolgere un ruolo importante fornendo una rete di sicurezza finanziaria al fondo di risoluzione unico". Poi ha ricordato che "ridurre la dimensione del debito pubblico è una priorità della politica economica, indipendentemente dalle regole europee". Visco sottolinea quindi che "nei prossimi anni ogni eventuale aumento di spesa o riduzione di entrata, anche nell'ambito delle riforme già annunciate quali quella del fisco o dell'autonomia differenziata, non potrà prescindere dall'identificazione di coperture strutturali adeguate e certe". E ricorda anche che "il mantenimento di una gestione prudente delle finanze pubbliche costituisce un segnale importante di credibilità; contribuisce a comprimere i rendimenti dei nostri titoli di Stato, avvicinandoli a quelli di altri grandi paesi dell'area dell'euro".

Visco: nel medio periodo aumentare il saldo migratorio

Anche nell'ipotesi di un progressivo aumento dei tassi di attività dei giovani e delle donne "nei prossimi venti anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro”, afferma Ignazio Visco suggerendo che "gli effetti del calo della popolazione nell' età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell'età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio". 

Visco: ascoltare i giovani 

"Problemi come la riduzione del debito pubblico o l'adozione di stili di vita coerenti con la difesa dell'ambiente richiedono che la società li comprenda e faccia propri, non perché ce li chiede l'Europa ma perché ci schermano dai rischi e dischiudono opportunità”, afferma il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco a conclusione delle sue ultime considerazioni finali. Non solo possiamo immaginare il futuro ma possiamo farlo "collettivamente" come sostiene lo storico e scrittore israeliano Yuval Noah Harari, che Visco menziona immediatamente dopo. "Spetta proprio ai più giovani, meno condizionati dal passato, immaginare quel mondo, individuarne le opportunità". "Andranno ascoltati" è l'appello del governatore nel chiudere la sua relazione dopo aver ricordato di apprestarsi quest'anno a lasciare l'istituzione “speciale" che 'ho servito con ruoli diversi per un cinquantennio”.

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Il discorso di Visco

Le considerazioni sono state anche il punto finale di dodici anni del mandato di Visco, in cui l'istituto e l’Italia sono profondamente cambiati. Dal governo Berlusconi, dal quale fu nominato, a quello odierno della Meloni e della sua maggioranza con i quali, dopo le prime incertezze, c'è una sostanziale comunanza su alcuni temi chiave, in primis il rigore sui conti pubblici. Istituzione indipendente per prassi e, dalla nascita della Bce di cui fa parte, per legge, la Banca d'Italia ha un rapporto comunque stretto con la politica e le sue istituzioni. Visco in questi anni ha evitato frizioni e attacchi diretti ma non ha ceduto sull'indipendenza e autonomia. Ma, politica a parte, sono stati anni 'intensi' come li ha definiti lui stesso di recente, anche perché attraversati da una lunga serie di crisi come la risoluzione delle 4 banche, Mps e dei crediti deteriorati e internazionali, quali quella del debito sovrano, il Covid e da ultimo l'aggressione all'Ucraina. Crisi nelle quali la banca è finita più volte sotto tiro, accusata di essere stata troppo o troppo poco severa con gli istituti di credito.

Chi succederà a Visco?

La nascita della vigilanza unica Bce ne ha rimodellato i compiti, ponendo fine ad alcune prassi e tradizioni non scritte. E poi c'è la partecipazione alle decisioni di Francoforte. Visco ha sostenuto le politiche straordinarie di Draghi e con l'arrivo dell'inflazione ha approvato il cambio di passo chiedendo però una maggiore gradualità e di considerare anche i rischi che una correzione brusca può causare in un Paese come il nostro che cresce ma che si porta dietro un debito elevato e un'economia dipendente dal canale del credito bancario cui una stretta può appunto provocare danni. Per il momento non è stato ascoltato né lui né l'altro componente italiano del board, Fabio Panetta, da molti indicato come il suo successore. Una ipotesi comunque non scontata visto che la soluzione interna, se si eccettua la parentesi di Draghi, è quella seguita nella Banca. La prima parola spetta, per legge, al governo e al presidente del Consiglio ma la nomina è poi del presidente della Repubblica, un passaggio questo non formale.

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