Intervistato da la Repubblica il presidente dell'Enel ed ex ad di Eni dichiara: "La Russia era considerata un partner affidabile dal punto di vista commerciale". Fin dagli anni '50, ricorda, l'Italia ha stipulato contratti per la fornitura di gas con Mosca
Lo accusano di essere vicino a Putin, ma Paolo Scaroni, presidente dell’Enel ed ex ad dell’Eni, spiega in un’intervista a Repubblica che lo storico rapporto tra Eni e la Russia che lui ha vissuto dal 2005 al 2014 era una consuetudine in Europa. “L’ultima volta che ho visto Putin è stato nel 2013 a Trieste, con l’allora primo ministro Enrico Letta, fu un incontro ufficiale”. Poi ribadisce: “Non sono amico di Putin, la Russia è sempre stata un partner commerciale dell’Italia”.
La Russia era considerata un partner affidabile
I contratti con Gazprom hanno legato l’Italia alla Russia per 35 anni con forniture di gas fino al 40% dell’import nazionale. “Quando sono entrato in Eni nel 2005 mi trovo sul tavolo il rinnovo del contratto con Gazprom” ricorda Scaroni. “Lo ho approvato, perché era nell’interesse di Eni e perché l’ha condiviso il governo italiano". Poi aggiunge: "Da Mattei negli anni 50 fino ai primi progetti di esportazione di gas russo verso l’Europa con l’ok della Nato negli anni 60. Tutti i governi italiani, negli anni 70 e 80, hanno approvato i contratti con Gazprom". Infine spiega il manager: “La Russia era considerata affidabile e non c’erano sanzioni nei suoi confronti, né da parte dell’Unione Europea né da parte dei nostri alleati Nato”.
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"Con Usa il tema sensibile era l’Iran non la Russia"
Alla domanda del giornalista di Repubblica , se l’America fosse favorevole agli affari di Eni con la Russia, Scaroni risponde: “Li tenevo al corrente delle operazioni che facevamo in zone politicamente sensibili. Ogni due mesi andavamo a Washington. E se parli loro di business, capiscono che non stai facendo politica. Il tema sensibile in quegli anni poi non era la Russia, ma l’Iran”. Poi prosegue. "Il momento in cui Usa giudica che non è più opportuno fare gli affari col gas di Putin è quando si è deciso di far passare il tubo South Stream sotto il Mar Nero per collegare la Russia con l’Unione Europea, aggirando l’Ucraina. "Il malessere degli Stati Uniti ci fu comunicato dal Dipartimento di Stato. Non vedevano di buon occhio che tanti operatori europei si legassero alla Russia, bypassando l’Ucraina” afferma l'imprenditore.
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La Russia ha usato l’arma del prezzo del gas contro Kiev
“Putin voleva che l’Ucraina fosse strategicamente irrilevante e lo sarebbe stata senza il passaggio del gas russo diretto in Europa. Putin ha usato l’arma del prezzo del gas contro Kiev che si rifiutava di restare nell’orbita di Mosca”. Questo è il pensiero di Scaroni che a La Repubblica aggiunge: “Se c’è stato un momento in cui l’Europa avrebbe dovuto fare una riflessione sui rapporti con Mosca è stato nel 2014 dopo l’invasione della Crimea. Questa invasione non è stata un campanello di allarme per i leader europei che hanno continuato a tenere buoni rapporti con Putin. L’atmosfera che si respirava era che più si interagiva con la Russia più la si portava verso i valori del nostro mondo, una sorta di promozione della democrazia attraverso il commercio” conclude Paolo Scaroni.