
Rigassificatori, Algeria, Egitto: così l’Italia potrebbe dire addio al gas russo dal 2024
Dallo scoppio del conflitto in Ucraina, Roma si è mossa velocemente per rompere la dipendenza energetica che storicamente l'ha sempre legata a Mosca. Entro la fine dell'anno dalla Russia dovrebbero arrivare 6 miliardi di metri cubi di gas. Prima della guerra si arrivava a 28 miliardi all'anno. Ci si è riusciti ad esempio puntando sui Paesi dell'Africa. Ma anche su gnl e rigassificatori

Il piano per emanciparsi dalla dipendenza energetica che per decenni ha legato l’Italia alla Russia procede spedito. Le forniture di gas in arrivo da Mosca, dal 2022 a oggi, si sono già ridotte vertiginosamente: se il colosso russo Gazprom nel 2021 soddisfaceva quasi la metà del fabbisogno italiano, a inizio 2023 la percentuale era scesa al 7%. Un’ulteriore accelerazione per affrancarsi dal gas del Cremlino arriverà nei prossimi giorni: il tanto discusso rigassificatore di Piombino sta per diventare operativo
Petrolio, le aziende "lavatrici" del greggio russo dall'India a Dubai
Come scrive Repubblica, entro la fine dell’anno nel nostro Paese dovrebbe arrivare fino al 75% in meno di gas russo rispetto ai periodi precedenti all’invasione dell’Ucraina. Si parla in tutto di sei miliardi di metri cubi all’anno. Prima della guerra si arrivava a 28 miliardi
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economia
È stato il governo Draghi, in carica al momento dell’inizio del conflitto russo-ucraino, a muoversi velocemente per trovare valide alternative al gas di Mosca. Si è subito puntato ad esempio sui Paesi dell’Africa del Nord, a partire dall’Algeria. In foto: Draghi con il presidente dell'Algeria Abdelmadjid Tebboune, ad Algeri, 18 luglio 2022
Ue, nuove sanzioni contro Russia e aziende cinesi che sostengono Putin
Le importazioni da Algeri, tra gennaio e aprile 2023, sono arrivate a coprire il 33% dell’intero mercato. Un’altra fetta rilevante è quella proveniente dall’Azerbaijan, collegato al Salento dal gasdotto Tap. Ma anche spingendo sulla produzione in territorio europeo si è riusciti a staccarsi sempre più dalla Russia
Bollette gas, con taglio dei sussidi + 22,4%
"Il lavoro non è completo, perché sostituire circa 30 miliardi di metri cubi non è una cosa semplicissima. Non è una cosa semplicissima perché negli ultimi otto anni ci sono state delle spinte contro la produzione nazionale, abbiamo perso il gas che producevamo in Italia, abbiamo avuto spinte finanziarie per non investire nel gas e delle spinte per occuparci, anche giustamente, a occuparci del futuro, senza preoccuparci del presente"

De Scalzi ha comunque sottolineato come l’aiuto di partner strategici sia stato fondamentale. "L'Egitto ci ha aiutato rinunciando ai suoi carichi quest'estate per mandarli in Italia per riempire gli stoccaggi. Questi sono Paesi che se dai ricevi", ha detto. La velocità con cui l'Italia è riuscita a far fronte al taglio delle forniture del gas russo è legata alle "radici profonde" che il nostro Paese e l'Eni hanno costruito in Paesi – oltre all'Egitto e all'Algeria – come Angola, Congo, Mozambico

Chiaramente anche il capitolo rigassificatori ha fatto la sua parte. Quelli già attivi – Rovigo, La Spezia e Livorno – hanno visto crescere la quantità di Gnl in arrivo del 45%. Insieme, a oggi, riescono a garantire il 24% di quello che ci serve. In foto: il rigassificatore Olt di Livorno

Adesso si guarda al futuro. Nel mare davanti a Piombino è tutto pronto per un’altra nave rigassificatrice - la Golar Tundra - che a brevissimo dovrebbe iniziare a essere operativa. Il prossimo anno sarà poi il turno di un’altra nave ancora, questa volta a Ravenna. Tutte e due fanno capo a Snam, la società che si occupa di trasporto del gas naturale
Golar Tundra, cosa sappiamo del rigassificatore di Piombino