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Alluvione Emilia Romagna, in arrivo 100 milioni ma ne serviranno molti di più

Economia

Simone Spina

Attese le prime misure per strade, scuole e agricoltura in Emilia-Romagna. Un assaggio, perché i danni potrebbero superare i cinque miliardi. Prevista la sospensione del pagamento delle tasse. Per altri aiuti si guarda ai fondi europei e alle risorse non utilizzate per frane e allagamenti. Escluso il ricorso al Piano Nazionale di Ripresa

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Un centinaio di milioni. Tanto potrebbe valere il primo soccorso all'Emilia-Romagna. Una cifra per coprire le urgenze: strade e scuole da rimettere in sesto e un anticipo ad agricoltori e allevatori, tra i più colpiti dall'alluvione. I danni sono di sicuro di gran lunga superiori. Ci vorrà ancora tempo per quantificarli con precisione.  

 

"Danni per 5-6 miliardi"

La Regione stima cinque o sei miliardi necessari per la ricostruzione. Una quantità di denari consistente per far ripartire anche industria e turismo, e che impone attenzione a chi fa i conti dello Stato. Non verranno utilizzate le risorse del Piano Nazionale di Ripresa ma si potrà ricorrere al Fondo Europeo di Solidarietà, che per il terremoto del 2012 in Emilia-Romagna portò 600 milioni a fronte di 12 miliardi di danni. Avere risorse da Bruxelles richiede però tempo e un quadro preciso della situazione.

I primi interventi: stop alle tasse

Tra le prime misure sul tavolo, intanto, la sospensione di una serie di scadenze fiscali, forse fino a dicembre. Nelle zone più colpite non si pagheranno le tasse (dall’Irpef all’Iva) e altri tributi, come Imu o bollo auto. La durata di questa agevolazione dipende da quanti saranno i diretti interessati, parliamo di un’area che - solo considerando Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini - coinvolge una fetta consistente dei 4,5 milioni di abitanti dell’Emilia-Romagna, oltre a migliaia di imprese e lavoratori in uno dei motori della nostra economia.

La difficile ricerca dei fondi 

Anche per il congelamento delle bollette di gas, luce, acqua e rifiuti bisogna attendere una lista dei Comuni da sostenere. Con un quadro preciso si parlerà poi di indennizzi. La ricerca di fondi è partita e tra le ipotesi c’è l’utilizzo di quelli per il rischio idrogeologico conferiti alle Regioni e non utilizzati: circa la metà dei tre miliardi a disposizione.