Lavoro, dalle banche all’alimentare: ecco chi chiede gli aumenti
L’inflazione spinge le richieste di incrementi delle retribuzioni. Le sigle dei bancari domandano 435 euro complessivi, gli alimentaristi ne vogliono 300, le pelli 220 e l’occhialeria 200
Tra inflazione e richieste di maggiore produttività, per i sindacati è il momento giusto per chiedere aumenti nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro. A chiedere incrementi dei redditi sono un po’ tutti i settori: dalle banche all’alimentare fino al legno arredo e all’occhialeria
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Come riporta Il Sole 24 Ore, le sigle dei bancari (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) chiedono 435 euro complessivi, gli alimentaristi (Fai, Flai, Uila) ne chiedono 300, le pelli (Filctem, Femca, Uiltec) 220, l’occhialeria (Filctem, Femca Uiltec) 200
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Nel legno-arredo si discute invece sul meccanismo introdotto con il precedente rinnovo, quindi aumenti ex post ma prendendo come riferimento l’Ipca generale. Una scelta che per i sindacati è indiscutibile, per le imprese no, soprattutto perché i contratti devono tenere conto dell’andamento del settore, lungo tutta la filiera
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Prendendo la piattaforma dei bancari, per il prossimo triennio si chiede un aumento di 435 euro, circa il 14,7%, riferito alla figura media, la terza area professionale, quarto livello (l’ex capo-ufficio). Nella richiesta di aumento si include l’inflazione, la produttività e la redistribuzione perché i sindacati fanno notare che la redditività del sistema ha generato per il 2022 utili per 14,2 miliardi, con 12,2 di questi redistribuiti ai soci
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Per quanto riguarda la richiesta per il prossimo quadriennio dei sindacati dell’alimentare (Fai, Flai e Uila),i 300 euro “si compongono di 230 euro sui minimi, quello che viene chiamato Tem. Per ogni valore punto chiediamo 22,27 euro sui minimi. Stiamo quindi parlando di un aumento del 10,5% circa”, ha spiegato Massimiliano Albanese, segretario nazionale della Fai Cis
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Ai 230 euro sui minimi vanno però aggiunti altri 70 euro su un’altra voce, lo Iar, l’Incremento aggiuntivo della retribuzione, “che tiene conto dell’andamento del settore alimentare che è più performante rispetto ad altri settori e non si è mai fermato durante la pandemia”, ha continuato Albanese
Mentre si attende la piattaforma delle telecomunicazioni, ancora in fase di definizione, il settore del commercio sceglie la via di un primo accordo “ponte” alla fine dello scorso anno e di continuare il dialogo negoziale, in attesa della ripresa del settore che sta ancora facendo i conti con i lasciti della pandemia
Per quanto riguarda il turismo, i contratti sono scaduti ma ancora non si parla di rinnovi. Per la segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, c’è “un problema salariale enorme. Si sta determinando una riduzione netta dei salari che va affrontata pure con i rinnovi contrattuali”. Le aziende, invece, “fanno grandissimi profitti, compreso commercio e turismo, settori in cui i contratti non sono stati ancora rinnovati”
Riguardo all’inflazione, l’Istat calcola che quella acquisita per il 2023 arriverebbe a +5% per l’indice generale e a +4% per la componente di fondo. Per l’Ipca, invece, al netto dei beni energetici, la previsione, diffusa lo scorso giugno, per questo triennio è del +2,6% per il 2023, del +1,7% per il 2024 e del +1,7% per il 2025, quindi il 6% nel triennio. In giugno verrà poi resa nota la prossima previsione
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