
Riscatto laurea agevolato, ora costa di più: come cambiano gli importi e a chi conviene
Smileconomy ha effettuato una simulazione per la sezione Economia de Il Corriere della Sera e ha preso in considerazione tre profili differenti di lavoratori: 30enni, 45anni e 60enni, con un reddito netto medio mensile di 1.800 euro. Per ognuno di questi ha verificato l’impatto del riscatto ai fini di un anticipo dell’età pensionabile

Secondo uno studio di Smileconomy per l’Economia de Il Corriere della Sera, riscattare la laurea in forma agevolata nel 2023 costerà di più. Nello specifico, la spesa del riscatto light per ogni anno di corso di università è salita del 7,8%: 5.776 euro (28.882 euro per un corso di 5 anni), contro i 5.360 euro del 2022
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Come ricorda sul Corriere il fondatore di Smileconomy Andrea Carbone, è perciò sempre più importante la valutazione sulla convenienza o meno del riscatto. La spesa è rimasta stabile per gli anni dal 2019 al 2021, ma l’inflazione del 2022 ha determinato un rialzo
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Smileconomy ha effettuato una simulazione e ha preso in considerazione tre profili differenti di lavoratori: 30enni, 45anni e 60enni, con un reddito netto medio mensile di 1.800 euro. Per ognuno di questi ha verificato l’impatto del riscatto ai fini di un anticipo dell’età pensionabile
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Per quanto riguarda i 30enni e 45enni, il beneficio è meno che proporzionale ai 5 anni riscattati, perché c’è già il requisito di pensione anticipata contributiva. I 30enni guadagnerebbero un anno e tre mesi (se uomini) e due anni e 5 mesi (per donne) ma solo in caso di contributi versati a partire dai 25 anni. Nessun anticipo se i contributi sono stati versati a partire dai 30. In quest’ultimo caso scarso anche il beneficio economico: 10 euro

Lo stesso vale per i 45enni. Se hanno iniziato a contribuire a 25 anni ottengono 1 anno e 4 mesi di anticipo (gli uomini) o due anni e 4 mesi (le donne). In caso di contribuzione a partire dai 30, avrebbero gli stessi riscontri dei 30enni: nessun anticipo sull’uscita dal lavoro e appena 9 euro mensili

Migliore la situazione per i 60enni, che avrebbero un guadagno corposo in termini temporali. Un 60enne che ha iniziato a versare i contributi a 25 anni anticipa la pensione di 4 anni e 5 mesi (5 anni e 3 mesi per una donna), rinunciando a 68 euro sull’assegno mensile (92 euro per la donna). Chi ha iniziato a contribuire a 30 anni, invece, va in pensione a 67 anni e 3 mesi, ma ha una maggiorazione dell’assegno di 173 euro

Vale invece per tutte le categorie prese in esame il legame fra età di pensionamento e assegno: se si anticipa la prima il secondo sarà più ristretto

Per ognuno dei tre profili è stato calcolato il costo netto mensile su 120 rate di un riscatto di 5 anni di laurea (sono state considerate diverse fasce di reddito). Secondo Smileconomy il riscatto agevolato dà il massimo beneficio ai lavoratori dipendenti, con un risparmio in termini di costo rispetto al tradizionale che può arrivare fino al 76%

Per i redditi più bassi (1.000 euro), il riscatto agevolato ha un maggior costo rispetto al tradizionale, che nel caso dei lavori autonomi può arrivare fino al 44%. Diversa la situazione per il riscatto tradizionale: per gli autonomi ha un costo minore – 24% del reddito – mentre per i dipendenti è 33%

Meglio il light o il tradizionale? Dipende, scrive Il Corriere, dall’obiettivo. Se si punta a ridurre il costo del riscatto la scelta migliore sarà la formula light. Se invece si punta a un assegno maggiore, meglio quello tradizionale
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