Borse oggi, Europa in salita dopo accordo Ubs-Credit Suisse. Milano chiude positiva

Economia
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In Asia i mercati cinesi chiudono in calo, giù anche Tokyo e Hong Kong. Piazza Affari dopo le prime contrattazioni recupera e termina a +1,59%. Bene tutte le piazze del Vecchio Continente e anche Wall Street. Il sospiro di sollievo allenta la corsa dei beni rifugio come l'oro, in calo dopo essere volato sopra quota 2 mila dollari l'oncia. Ubs in lieve guadagno, Credit Suisse crolla a Zurigo, tonfo di First Republic 

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Le Borse europee si lasciano alle spalle la paura per l'operazione Ubs-Credit Suisse e per l'azzeramento di 16,3 miliardi di franchi di bond del colosso elvetico e imboccano con decisione la strada del rialzo. In mattinata mercati spaventati, con gli investitori preoccupati per nuove crisi nel comparto bancario. Poi però la seduta delle Borse europee è stata positiva, dopo che dalle autorità europee, inclusa la Bce, sono arrivate rassicurazioni sulla "resilienza" del sistema bancario europeo e sul fatto che, in caso di salvataggio, i primi a pagare saranno sempre gli azionisti. Per tutta la giornata le Borse europee hanno proseguito con i rialzi, archiviando la volatilità della mattinata, dopo le rassicurazioni arrivate dalle autorità europee sui bond bancari At1. Il sospiro di sollievo allenta la corsa dei beni rifugio come l'oro, che è in leggero calo (-0,28%) a 1.975 dollari l'oncia per il contratto spot, sotto i 2.000 dollari dove si era portato in mattina. A Zurigo Ubs, che in mattinata era arrivata a perdere fino al 16% sui timori legati ai rischi di esecuzione della fusione, azzera i ribassi e guadagna l'1,26%, con gli analisti che valutano pro e contro dell'acquisizione, incluso prezzo e garanzie strappate. Seduta pesante per Credit Suisse alla Borsa di Zurigo: sprofonda del 55,7%, penalizzato dalla valutazione di 3 miliardi di franchi assegnatale nell'ambito dell'operazione. Seduta negativa per i mercati asiatici. 

Le Borse europee e Wall Street

Piazza Affari apre in calo dell'1%, sprofonda a -2,6% per poi risalire fino a chiudere in deciso rialzo. L'indice Ftse Mib mette a segno un guadagno dell'1,59% a 25.899 punti. Il rimbalzo è generale anche sugli altri listini: Parigi guadagna l'1,27%, Francoforte l'1,12% e Londra lo 0,93%. Zurigo sale soltanto dello 0,28%, qui pesa il Credit Suisse in caduta mentre Ubs guadagna. Chiusura positiva anche per Wall Street, con lo sguardo degli investitori già rivolto alla Fed che mercoledì decide sui tassi in uno scenario mutato dalle crisi bancarie: il Dow Jones sale dell'1,20% a 32.244,64 punti, il Nasdaq avanza dello 0,39% a 11.675,54 punti, lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,89% a 3951,31 punti. Da registrare però il nuovo crollo di First Republic a Wall Street, dove la banca chiude in calo del 47% ai suoi nuovi minimi. I titoli della banca erano stati in precedenza sospesi e poi riammessi. Il Wall Street Journal riporta che l'amministratore delegato di JPMorgan Jamie Dimon è alla guida delle trattative in corso con i numeri uno delle grandi banche americane per aiutare First Republic. Il piano è quello di convertire in capitale tutti o parte dei 30 miliardi di dollari in depositi già accordati a First Republic dalle 11 maggiori banche americane.

Le Borse asiatiche

Le Borse cinesi chiudono la seduta negative, a ridosso dei minimi intraday, nel mezzo delle turbolenze finanziarie: l'indice Composite di Shanghai cede lo 0,48%, a 3.234,91 punti, mentre quello di Shenzhen per lo 0,323%, a 2.053,65. Hong Kong si risolleva dai minimi intraday (da un quasi -4%) e chiude la seduta con pesanti perdite sulle vendite del settore bancario: l'indice Hang Seng cede il 2,65%, attestandosi a 19.000,71 punti. La Borsa di Tokyo termina la prima seduta della settimana in sostenuto calo: l'indice di riferimento Nikkei mette a segno una flessione dell'1,42%, a quota 26.945.67, lasciando sul terreno 388 punti.

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Ubs ha acquistato la rivale Credit Suisse per tre miliardi di franchi svizzeri (3,35 miliardi di dollari). Con un'operazione architettata dalla Banca centrale svizzera, con il coinvolgimento della autorità europee e americane, i due colossi convolano a nozze in un storico accordo per cercare di disinnescare la crisi in atto nel sistema bancario. Nell'annunciare l'accordo - il maggiore fra due banche dalla crisi del 2008 raggiunto al termine di un fine settimana convulso di trattative senza sosta - le autorità svizzere si affrettano a precisare che l'operazione "non è un salvataggio ma è una soluzione commerciale", la "migliore per riportare fiducia". L'acquisto, spiegano da Berna, infatti "assicura la stabilità finanziaria" e tutela "l'economia svizzera in questa situazione eccezionale". Ubs otterrà fino a 100 miliardi di franchi svizzeri di liquidità dalla Banca centrale svizzera, oltre a garanzie per 9 miliardi dal governo svizzero per far fronte a eventuali perdite di Credit Suisse. Per Ubs si tratta di rassicurazioni importanti visto che, per come è stato strutturato l'accordo non ha alcuna possibilità di fare un passo indietro, neanche a fronte di un'eventuale opposizione dell'antitrust. "La stabilità finanziaria è più importanti dell'antitrust nelle crisi", tagliano corto dalla Finma, l'autorità di regolamentazione dei mercati. L'intesa avrà un impatto sull'occupazione, con 10.000 posti che secondo indiscrezioni saranno tagliati. Con Ubs che punta a un taglio dei costi per 8 miliardi. Ubs, in particolare, si impegna a ridimensionare la banca di investimento di Credit Suisse, che è stata una dei maggiori ostacoli da superare per il raggiungimento di un accordo, e a ottenere il prima possibile tutte le autorizzazioni per l'acquisto che, comunque, non sarà sottoposto al voto degli azionisti. Per Credit Suisse l'intesa segna la fine di 167 anni di storia e spazza praticamente via 16 miliardi di franchi svizzeri di bond AT1, che sono stati "completamente svalutati".

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La Fondazione Ethos, in rappresentanza dei fondi pensione svizzeri, lamenta che i soci di Ubs e Credit Suisse "non saranno in grado di votare" in assemblea sulla fusione e che in futuro tutti i clienti svizzeri dovranno fare i conti "con i rischi di una posizione dominante" di Ubs nel mercato elvetico. "Tutte le opzioni saranno esaminate nei prossimi giorni, incluse quelle legali, per determinare le responsabilità di questa debacle", afferma Ethos, che promette di "continuare a difendere gli interessi" dei soci e chiede lo scorporo delle attività svizzere del Credit Suisse, per ridurre gli esuberi e mantenere una "sana competizione".

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