Fondi di tutela, come funzionano e chi salva i correntisti quando la banca fa crac

Economia
Alessandro Marenzi

Alessandro Marenzi

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La chiusura della Silicon Valley Bank e della Signature Bank non avrà impatti sui correntisti, perché il governo è intervenuto garantendo che anche chi supera la soglia di 250mila dollari nel conto sarà risarcito. Ecco come è strutturato il sistema negli Usa e le differenze con l’Europa e l’Italia

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* Il testo è una sintesi dell'intervento del vicedirettore di Sky TG24, Alessandro Marenzi, andato in onda il 14 marzo (video in alto)

I casi della Silicon Valley Bank e della Signature Bank hanno riportato d’attualità il tema delle protezioni per i clienti degli istituti bancari in difficoltà (LA GIORNATA DI OGGI DELLE BORSE) . Chi salva i correntisti quando la banca fa crac?

Come funziona negli Usa

Negli Stati Uniti la regola è che i primi 250mila dollari che ci sono su un conto corrente vengono garantiti dal Fondo di tutela. Quelli sopra questa soglia non sono protetti. Quindi se la banca fa crac vengono persi. Nel caso della Silicon Valley Bank quasi tutti i clienti (il 93%) avevano depositi sopra il tetto dei 250mila dollari perché erano spesso imprese, in particolare 1.500 aziende  attive nella  transizione ecologica e  nelle energie  rinnovabili. C’era il rischio che perdessero cifre consistenti facendo crollare queste attività. Il governo americano è così intervenuto e ha deciso di proteggere tutti, anche chi era sopra la soglia dei 250mila dollari. Il problema è che il Fondo di tutela dei depositi americano ha 128 miliardi da usare, mentre la sola somma dei depositi nelle due banche chiuse (SVB e Signature) ammonta al doppio (265 miliardi). Il  fondo rischia di non avere i soldi sufficienti e servono nuove risorse.

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Chi ci perde e chi si salva

Quando Biden spiega chi subisce direttamente questi salvataggi negli Usa si riferisce a manager delle banche chiuse (che perdono il posto), gli azionisti di questi istituti (che perdono tutto), categorie di obbligazionisti e tutte le altre banche, che devono mettere più soldi nel fondo di tutela ma che potrebbero scaricare queste spese  sui loro clienti sotto forma di maggiori commissioni. Non pagano, perché vengono salvati, i correntisti delle banche chiuse e i contribuenti americani che non devono pagare tasse aggiuntive. 

WASHINGTON, DC - MARCH 13: U.S. President Joe Biden speaks about the banking system in the Roosevelt Room of the White House on March 13, 2023 in Washington, DC. President Biden gave an update regarding the collapse of Silicon Valley Bank in California and how his administration is handling the ripple effects. (Photo by Anna Moneymaker/Getty Images)

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Come funziona in Italia e in Europa

In Italia il fondo di tutela dei depositi (e questo vale in tutta Europa) è di 100mila euro come soglia per non perdere niente in caso di crac. Sono garantiti e vengono restituiti entro 7 giorni lavorativi. Anche qui però si pone il tema delle cifre. Nel nostro Paese ci sono 739 miliardi di euro di depositi garantiti mentre la dotazione del fondo è di appena 3,3 miliardi. Se dovessero essere necessari degli interventi anche solo per il crac di una banca media questi soldi non basterebbero. E’ vero che il fondo italiano, da quando esiste, è intervenuto per un totale di poco più di  3 miliardi e quasi sempre con interventi preventivi, il più recente quello di Carige. Solo in due casi piccoli e limitati c’è stato il rimborso dei depositanti (77 milioni) e spesso la soluzione di costose crisi bancarie non è passata da questo fondo di garanzia. Da anni il tema è discusso anche a livello europeo. L’idea è quella di creare un fondo unico in modo da dare le stesse garanzie ai correntisti di tutti i paesi. Perché, come detto, anche  la garanzia fino a  100 mila euro vale in tutta Europa in caso di grandi dissesti i paesi finanziariamente più forti possono dare una protezione maggiore. 

A sign in the window directs customers to the second floor offices of the Silicon Valley Bank in New York on Saturday, March 11, 2022. SVB collapsed on Friday, the largest bank failure since 2008’s Washington Mutual. (ÂPhoto by Richard B. Levine)

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