Edilizia e bonus, quanto impatterà lo stop di cessione del credito

Economia
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Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, Maurizio Lupi di Noi Moderati e il vicepresidente del M5s Mario Turco, hanno parlato ai microfoni di Sky TG24 in merito della decisione di fermare i bonus per l'edilizia

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Il problema dei cosiddetti crediti incagliati, i cantieri fermi e le imprese a rischio, ma anche la spesa sostenuta dallo Stato fino a questo momento per permettere ai cittadini di usufruire dei bonus edilizi. Questi i principali temi affrontati da Federica Brancaccio, presidente di Ance, Maurizio Lupi di Noi Moderati e il vicepresidente del M5s Mario Turco a Sky TG24.

"Una decisione che blocca il futuro"

“Questa decisione blocca il futuro", ha dichiarato Federica Brancaccio (GUARDA IL VIDEO), presidente Ance. "In questo modo non si risolve il problema dei crediti incagliati, quei 10-15 miliardi che mettono a rischio imprese e famiglie. Le regioni si stavano muovendo per intervenire, ma questo decreto lo impedisce. Dobbiamo cercare di capire, anche per il raggiungimento degli obiettivi europei, quali sono gli incentivi sostenibili per il futuro”.  Ancora Brancaccio: "I numeri sono eloquenti: 2.900 interventi prima della possibilità di sconto in fattura, 180.000 annui con lo sconto in fattura. Noi chiediamo al governo di porsi obiettivi di lungo periodo, dire quanto possiamo sostenere di copertura annualmente.  Certamente senza lo sconto in fattura pochissimi si potranno permettere quei lavori, di fatto si tornerò ai 2.000 interventi. Bisogna essere responsabili e sapere qual è il tetto di sostenibilità".

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"Rilancio non può avvenire con misure straordinarie"

Così invece il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi: "Il rischio di migliaia di cantieri fermi c’era anche senza decreto. Il tema è affrontare il passato, c’è una legge secondo me attuata male, ma è una legge dello Stato, quindi molto imprese hanno lavorato in base a quella legge ed è giusto che in base a quella legge si intervenga. Il Bonus 110% ha avuto un effetto dirompente sui conti dello Stato. L’unica cosa su cui si è intervenuti è impedire alle regioni di acquisire i crediti, cosa che avrebbe aumentato il debito pubblico. Quando una strada non si può percorrere non si può voltarsi dall’altra parte, bisogna intervenire con serietà". Ancora Lupi: "La cessione del credito non funziona con questi numeri, perché crea un effetto dirompente che non fa reggere il sistema bancario e finanziario. Quindi aver messo uno stop secondo me può fare un punto di chiarezza. Il passato ha messo in crisi il sistema edilizio, non il futuro, non si può pensare che il rilancio dell’edilizia vada avanti con misure straordinarie. Lavoriamo quindi sui crediti incagliati di tutte queste persone che si sono fidate di una legge sbagliata, a favore dei ricchi e contro la povertà, in cui si sono spesi 110 miliardi che si potevano usare in maniera diversa, magari aiutando i più giovani a comprare una casa. Quanto patrimonio edilizio si è ristrutturato con questo intervento? L’1,5% del patrimonio edilizio, con 110 miliardi avremmo potuto fare sicuramente operazioni diverse".

A handout photo made available by the Chigi Palace press office shows  Italian Economy Minister Daniele Franco during a press conference at the Chigi Palace in Rome, Italy, 05 October 2021.  ANSA/FILIPPO ATTILI/ Chigi Palace press office  +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

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"45.000 imprese chiuse e 150.000 persone senza lavoro"

"Vorrei ricordare che le forze di centrodestra hanno sostenuto il superbonus e la cessione dei crediti", attacca Mario Turco, vicepresidente del M5s. "Noi attendevamo lo sblocco dei crediti fiscali, dato che il governo Draghi aveva bloccato i cantieri. I cantieri con questa norma si chiuderanno definitivamente. Oggi abbiamo questo dato, oltre 45.000 imprese che chiuderanno battenti, e 150.000 lavoratori andranno a casa. Questa misura ha funzionato, la nostra volontà era renderla strutturale, anche riducendo l’agevolazione. Questa misura non produce debito pubblico, incide sulle entrate e le uscite dello stato, e noi sappiamo che a fronte di una spesa c’è anche un’entrata. Noi chiederemo al governo con il sostegno delle associazioni il ritiro di questo decreto che rischia di creare una bomba sociale economica nel paese, e di fermare la transizione energetica. Anche Eurostat ha parlato degli effetti positivi di questa misura”. Ancora Turco:  “La grande rivoluzione fiscale è quella di consentire la cessione fiscale o lo sconto in fattura, in questo modo tutti i cittadini possono realizzare ristrutturazioni per la transizione energetica. Sono orgoglioso di aver partecipato alla scritturazione di questa norma, abbiamo ricevuto riconoscimenti da parte di Eurostat e Istat, anche altri in Europa stanno attuando norme del genere, siamo stati pionieri e il governo di oggi ci fa tornare indietro nel tempo, senza dare soluzione a nulla. Vorrei ricordare che solo nell’anno 2022 su 65 miliardi di lavori ammessi a detrazione la ricchezza prodotta è di 195 miliardi, 900 posti di lavoro creati, con il 50-70% di questa somma che rientrerà all’interno dello Stato".

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Un tavolo di confronto

Il prossimo lunedì ci sarà un tavolo di confronto tra il governo e le associazioni di settore, con Ance ovviamente presente. Che cosa chiederanno le associazioni? "Al governo chiederemo misure per risolvere il problema dei crediti incagliati, quelli nei cassetti fiscali che non si riescono a monetizzare" ha affermato Brancaccio. "Non devono cambiare ininterrottamente le regole, perché così si crea una sfiducia da parte dei cittadini".

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