
Case green, ecco le date ipotizzate dalla direttiva Ue per regolare caldaie e emissioni
A Bruxelles si lavora per aggiornare le regole in materia, puntando a ridurre le emissioni entro il 2040: per questo verranno avvantaggiate le caldaie che non utilizzano combustibili fossili, gli impianti solari e gli edifici che hanno la neutralità carbonica

Impianti solari, sostituzione di caldaie, contributi per le ristrutturazioni, edifici a zero emissioni. L’aggiornamento della direttiva europea Epbd (Energy performance building directive) non contiene solo indicazioni sulla riqualificazione degli immobili ma anche prescrizioni e scadenze, che puntano a ridurre in modo rilevante le emissioni degli edifici entro il 2040
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IL RIFERIMENTO – Tutto si basa su una proposta avanzata a febbraio dalla commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo, che fa enormi passi in avanti rispetto alle ipotesi della Commissione europea. Il testo non è definitivo e dovrà passare diversi step, come la plenaria del Parlamento e il Trilogo, la fase di trattativa tra lo stesso Parlamento, la Commissione e il Consiglio Ue. L’idea è quella di giungere a conclusione entro l’estate
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IL RECEPIMENTO – Nel momento in cui si giungerà a conclusione sarà necessario attendere due anni perché i Paesi membri possano adeguarsi. Il primo impatto di queste regole sul sistema italiano si potrebbe vedere perciò soltanto nell’estate del 2025. Già un anno prima, però, si potrebbe avere il divieto di agevolazioni per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili, previsto per il 2024
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LE LIMITAZIONI PER LE CALDAIE – Il tema delle caldaie torna in diversi passaggi del testo: il punto è che sia per i nuovi edifici che per quelli esistenti in fase di ristrutturazione, a partire dal recepimento della direttiva scatterà il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili
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L’ECCEZIONE – Da ricordare come non siano compresi nella norma né i sistemi ibridi, cioè quelli costituiti da una caldaia a condensazione e da una pompa di calore, e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili, come il biometano o l’idrogeno
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LE REGOLE PER GLI EDIFICI ESISTENTI – Per le costruzioni già presenti, le maggiori scadenze scattano tra 2027 e 2033, quando dovrà esserci una D come classe minima per tutti gli edifici, sia residenziali che non
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GLI EDIFICI A ZERO EMISSIONI – All’interno della direttiva, però, si parla molto anche di edifici nuovi: non è un caso, infatti, che si anticipi l’obbligo di realizzare edifici a zero emissioni rispetto al testo della Commissione. Già a partire da gennaio del 2026, l’obbligo scatterà per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi la scadenza è il 2028

L’ENERGIA SOLARE – Centrale nella direttiva l’installazione di impianti a energia solare, tranne il caso nel quale l’installazione non sia tecnicamente idonea e funzionalmente fattibile. Dal recepimento della direttiva questi impianti diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti. Dopo il 31 dicembre 2032 scatterà anche l’obbligo per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti

LA SCADENZA DEL 2040 - Ma le scadenze della Epbd guardano oltre. E puntano molto lontano, al 2040, quando scadrà l’ultimo termine per l’eliminazione dei combustibili fossili dagli impianti usati nei nostri edifici. Il primo termine indicato per questo divieto è in realtà il 2035, ma i Paesi membri potranno prendersi qualche anno in più, se il target non risultasse raggiungibile
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