Case green, lavori per meno immobili di quanto temuto

Economia
Simone Spina

Simone Spina

È arrivato il primo disco verde alle nuove regole europee sulle abitazioni con l'obiettivo di migliorare i consumi energetici e ridurre l'inquinamento. I rappresentanti italiani della maggioranza di governo hanno votato contro. Bisogna ancora stabilire i nuovi parametri per capire quali immobili avranno bisogno di costose ristrutturazioni. Le case italiane coinvolte potrebbero essere meno di quanto paventato

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L’Europa ha dato il primo via libera alla direttiva sulle case green. Ha cioè avviato il percorso (ancora lungo) per rendere il mattone meno inquinante e assetato di energia. Entro il 2030 le abitazioni dovranno trovarsi almeno nella classe E, per poi salire alla D tre anni dopo, con l’obiettivo finale di zero emissioni entro il 2050.

Chi dovrà cambiare infissi e caldaia?

Se queste regole saranno confermate, quanti immobili dovrebbero essere ristrutturati? Una domanda rilevante, perché per rispettare le norme bisognerebbe – ad esempio – cambiare i vecchi infissi o la caldaia dei termosifoni o vestire il palazzo con un cappotto termico, andando incontro a lavori molto costosi.

Nuovi criteri di classificazione energetica in arrivo

Una risposta precisa non si può – al momento – dare, perché prima bisogna capire come sarà il nuovo sistema di classificazione energetica continentale, ancora da mettere a punto. Rimarrebbe la scala da G (scarsa efficienza) alla A (zero emissioni), ma con parametri diversi da quella adottati adesso (la bozza della direttiva Ue prevede che in classe G ci sia il 15% degli immobili con le prestazioni peggiori).

Il 74% degli immobili sotto la classe D

Stando così le cose il quadro per l’Italia potrebbe cambiare e le case che avrebbero bisogno di essere ammodernate potrebbero essere meno di quanto paventato. Attualmente il 74% degli immobili è sotto la classe D, ma non è detto che in futuro tutti saranno classificati in questo modo e, quindi, solo una parte avrebbe bisogno di essere adeguata.

Le deroghe alle nuove norme Ue

In ogni caso, sono previste numerose eccezioni. Fuori dal perimetro ricadrebbero gli edifici storici, quelli di culto, le seconde case abitate per meno di quattro mesi all’anno e quelle più piccole (fino a 50 metri quadrati). Inoltre, ogni Stato – che dovrà stabilire le sanzioni - potrà derogare se ci sono problemi tecnici o costi eccessivi per i lavori, per i quali dovrebbero essere stanziati aiuti pubblici.

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